Santa Caterina Labouré

Santa Caterina Labouré, al secolo Zoe Labouré, (Fain-lès-Moutiers, 2 maggio 1806 – Parigi, 31 dicembre 1876) è stata una religiosa francese della Compagnia delle Figlie della Carità, proclamata santa nel 1947 da papa Pio XII.


31 dicembre, santa Caterina Labouré. 

27 novembre, Beata Vergine della Medaglia Miracolosa. 

O Maria, concepita senza peccato, prega per noi che ricorriamo a Te.


Il canto nuovo del Verbo

San Clemente d'Alessandria (150-ca 215) teologo

Il discendente di David che esisteva prima di David, il Verbo di Dio non considerò la lira e la cetra, strumenti senz'anima, ma dispose tutto nell'universo con lo Spirito Santo e in modo particolare questa sintesi del mondo che è l'uomo, anima e corpo: suona per Dio questo strumento dalle mille voci e canta lui stesso in accordo con questo strumento umano. "Poiché tu sei per me una cetra, un flauto e un tempio". Il Signore, soffiando in questo bello strumento che è l'uomo, l'ha fatto a sua immagine, poiché è lui stesso in accordo con questo strumento di Dio, tutto armonia, accordato e santo, sapienza ultraterrena e Parola dall'alto.

Cosa vuole dunque questo strumento, il Verbo di Dio, il Signore, e il suo canto nuovo? Aprire gli occhi ai ciechi e le orecchie ai sordi, condurre storpi e smarriti alla giustizia, rivelare Dio agli uomini, fermare la corruzione, vincere la morte, riconciliare col Padre i figli disobbedienti. Ama gli uomini questo strumento di Dio: il Signore ha pietà, insegna, esorta, avverte, salva, protegge, e, in più, come ricompensa della nostra fiducia, ci promette il regno dei cieli. Vuole per noi solo un bene, la nostra salvezza.

Ecco nelle vostre mani l'oggetto della promessa, ecco l'amore per gli uomini: prendete la vostra parte di grazia. E il mio canto salvifico, non credete che è nuovo come una casa è nuova, poiché era "prima dell'aurora" (Sal 119,147) e "In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio" (Gv 1,1). Ecco il canto nuovo, appare e viene a splendere fra noi il Verbo che era in principio e preesisteva. Infatti è appena comparso colui che preesisteva come Salvatore; è apparso, colui che non è stato maestro, "poiché il Verbo era presso Dio" (Gv 1,1); è apparsa la Parola per mezzo della quale tutto è stato creato.


Santa Maria Domenica Mantovani.

 

Degna figlia della terra veronese, discepola del beato Giuseppe Nascimbeni, si ispirò alla santa Famiglia di Nazaret per farsi "tutta a tutti", sempre attenta alle necessità del "povero popolo". Straordinario fu il suo modo di essere fedele in ogni circostanza sino all'ultimo respiro alla volontà di Dio, dal quale si sentiva amata e chiamata. Che bell'esempio di santità per ogni credente!


Santa Maria Cristina Brando (1856-1906)

 

Spiritualità
Tener compagnia, nella veglia e nel riposo, a Gesù Eucaristia. 

La vita di Madre Cristina è stata sempre illuminata da una fede semplice, ferma e viva, che alimentò con l'ascolto della parola di Dio, con la fruttuosa partecipazione ai sacramenti, con l'assidua meditazione delle verità eterne e con la fervida preghiera. Coltivò particolarmente la devozione verso l'Incarnazione, verso la Passione e Morte di Cristo e verso l'Eucaristia. 

Per essere più vicina con lo spirito e con il corpo al tabernacolo fece costruire una cella, chiamata, a imitazione del presepe, “grotticella”, contigua alla Chiesa, che aveva fatto edificare a Casoria. In questo luogo passò poi ogni notte della sua vita, seduta su una sedia, a tener compagnia, nella veglia e nel riposo, a Gesù Eucaristia. 

Forte fu la sua spiritualità espiatrice, tanto da divenire il carisma dell'Istituto. Tra i frammenti autografi rimastici della sua autobiografia scritta in obbedienza al direttore di spirito, leggiamo infatti:

“Lo scopo principale dell'opera è la riparazione agli oltraggi che riceve il S. Cuore di Gesù nel SS. Sacramento, specialmente tante irriverenze e noncuranze, comunioni sacrileghe, sacramenti malamente ricevuti, SS. Messe pessimamente ascoltate, e, quel che amaramente trafigge quel Cuore Santissimo, è che tanti suoi ministri e tante anime consacrate a lui si uniscono a questi sconoscenti e maggiormente trafiggono il suo cuore. (...) Alle Perpetue Adoratrici il divin Cuore di Gesù ha voluto affidare il dolce e sublime ufficio di Vittime di perpetua adorazione e riparazione al Suo Divin Cuore orribilmente offeso e oltraggiato nel SS. Sacramento dell'amore. (...) Alle Perpetue Adoratrici di vita mista, (...) il S. Cuore di Gesù affida il dolce ufficio di Vittime di Carità e di riparazione; di carità perché viene loro affidata la cura delle bambine”.

Da questo secondo aspetto nasceranno poi le opere come conservatori femminili, educandati, orfanotrofi, scuole interne ed esterne: tutto per riparare. Infatti, portando la conoscenza di Dio ove non è conosciuto, lo si fa amare, facendo evitare ai fratelli quelle offese che Madre Cristina visse per espiare. 

Si rendono così evidenti le due linee sulle quali si imposta il carisma che Madre Brando ha trasmesso alle Suore Vittime Espiatrici: l'amore di Dio e quello al prossimo, che la Beata definiva come “due rami che partono dallo stesso tronco”.

Omelia di Giovanni Paolo II


Beata Eugenia Ravasco. Vivere abbandonata in Dio.

Visse di fede, di preghiera, di sofferenza, di adesione alla volontà di Dio.

Il suo ideale apostolico e il suo impegno di vita furono:
Bruciare del desiderio del bene altrui, specie della gioventù.
Vivere abbandonata in Dio e nelle mani di Maria Immacolata.


Beata Eugenia Ravasco.
Fondatrice delle Figlie dei Sacri Cuori di Gesù e di Maria.

Il Signore mi ha concesso la grazia che gli ho chiesto.

1 Sam 1, 20-22. 24-28
Dal primo libro di Samuèle

Al finir dell'anno Anna concepì e partorì un figlio e lo chiamò Samuèle, «perché - diceva - al Signore l'ho richiesto». Quando poi Elkanà andò con tutta la famiglia a offrire il sacrificio di ogni anno al Signore e a soddisfare il suo voto, Anna non andò, perché disse al marito: «Non verrò, finché il bambino non sia svezzato e io possa condurlo a vedere il volto del Signore; poi resterà là per sempre».

Dopo averlo svezzato, lo portò con sé, con un giovenco di tre anni, un'efa di farina e un otre di vino, e lo introdusse nel tempio del Signore a Silo: era ancora un fanciullo. Immolato il giovenco, presentarono il fanciullo a Eli e lei disse: «Perdona, mio signore. Per la tua vita, mio signore, io sono quella donna che era stata qui presso di te a pregare il Signore. Per questo fanciullo ho pregato e il Signore mi ha concesso la grazia che gli ho richiesto. Anch'io lascio che il Signore lo richieda: per tutti i giorni della sua vita egli è richiesto per il Signore». E si prostrarono là davanti al Signore.


Ma ora, salvaci Signore, fa' con noi secondo la tua clemenza.

Signore, quanto hai fatto ricadere su di noi, l'hai fatto con retto giudizio, poiché noi abbiamo peccato, non abbiamo obbedito ai tuoi comandamenti. Ma ora, salvaci con i tuoi prodigi; da' gloria al tuo nome, Signore, fa' con noi secondo la tua clemenza, secondo la tua grande misericordia. (Dn 3, 31.29.43.42)


Venne a Nazareth e stava loro sottomesso

Sant'Antonio di Padova (ca 1195 – 1231) francescano, dottore della Chiesa.

Sermoni per la domenica e le feste dei santi.


«Scese dunque con loro e venne a Nazareth e stava loro sottomesso»

«Stava loro sottomesso». 
A queste parole si dilegui ogni orgoglio, crolli ogni rigidità, si sottometta ogni disobbedienza. 

«Stava sottomesso». Chi? 
Colui che con una sola parola ha creato tutto dal nulla. Colui che, come dice Isaia, «con il cavo della mano misurò il mare; che sul suo palmo prese le dimensioni dei cieli; che con tre dita sollevò la terra; colui che pesa sulla sua bilancia colline e montagne» (40,12). Colui che, come dice Giobbe, «fa tremare la terra e scuote le colonne del cielo; colui che comanda al sole e fa rientrare le stelle; colui che dispiega i cieli e cammina sulle onde del mare; colui che fece le costellazioni; colui che opera meraviglie prodigiose e senza numero» (9,6-10). (...) È lui, così grande, così potente, che è sottomesso. E sottomesso a chi? A un operaio e a una poverissima vergine.

O «primo e ultimo»! (Ap 1,17) O capo degli angeli, sottomesso a degli uomini! Il Creatore del Cielo, sottomesso a un operaio, il Dio di eterna gloria sottomesso a una piccola povera vergine! Si è mai visto nulla del genere? Si è mai sentita una cosa simile?

Allora, non esitate a obbedire, a sottomettervi. (...) Scendere, venire a Nazareth, essere sottomessi, obbedire perfettamente: qui sta tutta la sapienza. (...) Questo significa essere sapiente con sobrietà. La pura semplicità è «come le acque di Siloe, che scorrono in silenzio» (Is 8,6). Ci sono dei sapienti negli ordini religiosi; ma è attraverso uomini semplici che Dio ve li ha raccolti. Dio «ha scelto quelli che erano stolti e infermi, deboli e ignoranti», per raccogliere attraverso di essi «coloro che erano sapienti, potenti e nobili», «affinché nessuna carne possa gloriarsi in se stessa» (1Co 1,26-29), bensì in colui che è sceso, che è venuto a Nazareth e che è stato sottomesso.


Anche la sola presenza di Gesù funge da sacramento

San John Henry Newman (1801-1890)
Cardinale, fondatore di una comunità religiosa, teologo

Omelia « The Mind of Little Children »; PPS II, 6
« Martiri incapaci di confessare il nome di tuo Figlio, eppure glorificati dalla sua nascita »

È veramente giusto che celebriamo la morte di questi santi innocenti, perché era proprio santa. Quando gli eventi ci avvicinano a Cristo, quando soffriamo per Cristo, è sicuramente un privilegio indicibile – qualunque sia la sofferenza, anche se sull'istante non siamo coscienti di soffrire per lui. Neanche i bambini che Gesù ha preso in braccio potevano comprendere sull'istante di quale mirabile condiscendenza erano oggetto, eppure questa benedizione del Signore era proprio un privilegio. 

Nello stesso modo, il massacro dei bambini di Betlemme funge per loro da sacramento; era il pegno dell'amore del Figlio di Dio per coloro che hanno subito questa sofferenza. Quanti si sono avvicinati a lui hanno sofferto, chi più chi meno, per il fatto stesso di questo contatto, come se emanasse da lui una forza segreta che purifica e santifica le anime attraverso le pene di questo mondo. Così successe per i Santi Innocenti.

Veramente, anche la sola presenza di Gesù funge da sacramento: ogni suo atto, ogni suo sguardo, ogni sua parola comunica la grazia a coloro che accettano di riceverli – e tanto più a coloro che accettano di divenire i suoi discepoli. Dall'inizio della Chiesa dunque un tale martirio è stato considerato una forma del battesimo, un vero battesimo di sangue, che ha la stessa efficacia sacramentale dell'acqua che rigenera. Siamo quindi invitati a considerare questi bambini come martiri e a trarre giovamento della testimonianza della loro innocenza.


Perché anche voi siate in comunione con noi.

1 Gv 1, 1-4
Dalla prima lettera di san Giovanni apostolo

Figlioli miei, quello che era da principio, quello che noi abbiamo udito, quello che abbiamo veduto con i nostri occhi, quello che contemplammo e che le nostre mani toccarono del Verbo della vita - la vita infatti si manifestò, noi l'abbiamo veduta e di ciò diamo testimonianza e vi annunciamo la vita eterna, che era presso il Padre e che si manifestò a noi -, quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunciamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi. E la nostra comunione è con il Padre e con il Figlio suo, Gesù Cristo. Queste cose vi scriviamo, perché la nostra gioia sia piena.

L'amore di Gesù sopra ogni cosa

Tommaso da Kempis - Imitazione di Cristo
Libro II Capitolo VII

Beato colui che comprende che cosa voglia dire amare Gesù e disprezzare se stesso per Gesù. Si deve lasciare ogni persona amata, per colui che merita tutto il nostro amore: Gesù esige di essere amato, lui solo, sopra ogni cosa. 

Ingannevole e incostante è l'amore della creatura; fedele e durevole è l'amore di Gesù. Chi s'attacca alla creatura cadrà con la creatura, che facilmente vien meno; chi abbraccia Gesù troverà saldezza per sempre. 

Ama e tieniti amico colui che, quando tutti se ne andranno, non ti abbandonerà, né permetterà che, alla fine, tu abbia a perire. Che tu lo voglia oppure no, dovrai un giorno separarti da tutti; tienti dunque stretto, in vita e in morte, a Gesù, e affidati alla fedeltà di lui, che solo ti potrà aiutare allorché gli altri ti verranno meno.

Per sua natura, Gesù, tuo amore, è tale da non permettere che tu ami altra cosa; egli vuole possedere da solo il tuo cuore, e starvi come un re sul suo trono. Di buon grado Gesù starà presso di te, se tu saprai liberarti perfettamente da ogni creatura. 

Qualunque fiducia tu abbia posto negli uomini, escludendo Gesù, ti risulterà quasi del tutto buttata via. Non affidarti o appoggiarti ad una canna, che si piega al vento, perché "ogni carne è come fieno e ogni suo splendore cadrà come il fiore del fieno" (1Pt 1,24). Se guarderai soltanto alle esterne apparenze umane, sarai tosto ingannato. E se cercherai consolazione e profitto negli altri, ne sentirai molto spesso un danno. 

Se cercherai in ogni cosa Gesù, troverai certamente Gesù. Se invece cercherai te stesso, troverai ancora te stesso, ma con tua rovina. Infatti, se non cerca Gesù, l'uomo nuoce a se stesso, più che non possano nuocergli i suoi nemici e il mondo intero.



Salvezza dai nostri nemici, e dalle mani di quanti ci odiano.

Lc 1, 67-79
Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Zaccarìa, padre di Giovanni, fu colmato di Spirito Santo e profetò dicendo: «Benedetto il Signore, Dio d'Israele, perché ha visitato e redento il suo popolo, e ha suscitato per noi un Salvatore potente nella casa di Davide, suo servo, come aveva detto per bocca dei suoi santi profeti d'un tempo: salvezza dai nostri nemici, e dalle mani di quanti ci odiano.

Così egli ha concesso misericordia ai nostri padri e si è ricordato della sua santa alleanza, del giuramento fatto ad Abramo, nostro padre, di concederci, liberati dalle mani dei nemici, di servirlo senza timore, in santità e giustizia al suo cospetto, per tutti i nostri giorni.

E tu, bambino, sarai chiamato profeta dell'Altissimo perché andrai innanzi al Signore a preparargli le strade, per dare al suo popolo la conoscenza della salvezza nella remissione dei suoi peccati.

Grazie alla tenerezza e misericordia del nostro Dio, ci visiterà un sole che sorge dall'alto, per risplendere su quelli che stanno nelle tenebre e nell'ombra di morte, e dirigere i nostri passi sulla via della pace»

Vi ho chiamati amici

Gesù, il Signore desidera fare di ciascuno di noi un discepolo che vive una personale amicizia con Lui.

Per realizzare questo non basta seguirlo e ascoltarlo esteriormente; bisogna anche vivere con Lui e come Lui. Ciò è possibile soltanto nel contesto di un rapporto di grande familiarità, pervaso dal calore di una totale fiducia. È ciò che avviene tra amici.

Per questo Gesù ebbe a dire un giorno: “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici ... Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l'ho fatto conoscere a voi.” (Gv 15,13-15)

Da una Catechesi di Papa Benedetto XVI (5 luglio 2006) in ricordo di San Giovanni Apostolo ed Evangelista.

San Albertynki Chmielowski (1845-1916)

Religioso e fondatore dei Fratelli Albertini e delle Suore Albertine

Osservò e raccomandò ai suoi religiosi la massima povertà evangelica sull'esempio di S. Francesco d'Assisi. La sua opera caritativa la affidò con fiducia totale alla Provvidenza divina. La forza per svolgere la sua attività l'attinse dalla preghiera, dall'Eucaristia e dall'amore per il Mistero della Croce.



Gesù Cristo, il Figlio di Dio, nasce in Betlemme di Giuda

San Bernardo (1091-1153)
monaco cistercense e dottore della Chiesa

Primo sermone per la vigilia di Natale
«Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama»

Udite cieli! Terra, ascolta con attenzione! Si meravigli e lodi ogni creatura, soprattutto l'uomo: «Gesù Cristo figlio di Dio, nasce in Betlemme di Giuda». (...) Cosa poteva essere annunziato di più dolce a tutta la terra ? (...) Si è mai udita una cosa come questa, forse il mondo ha mai ricevuto qualcosa di simile? «A Betlemme di Giuda nasce Gesù Cristo, figlio di Dio». 

Poche povere parole per esprimere l'abbassarsi del Verbo, la Parola di Dio fattasi piccola, eppure quanta dolcezza in queste parole! (...) «Gesù Cristo, il Figlio di Dio, nasce in Betlemme di Giuda». Nascita di una santità incomparabile, degna di essere onorata dal mondo, di essere amata dagli uomini per la grandezza del beneficio che reca loro; fonte di meraviglia anche per gli angeli, per la profondità del mistero di una novità senza pari (cfr Ef 3,10). (...)

«Gesù Cristo, il Figlio di Dio, nasce in Betlemme di Giuda». Voi che siete nati nella polvere, risvegliatevi e lodate Dio! Ecco il Signore viene con la salvezza, viene l'Unto del Signore, il suo Messia, eccolo venire nella gloria. (...) Felice chi è attratto da lui e «corre a sentire il suo profumo» (Ct 1,4 LXX): vedrà «la sua gloria, gloria come di unigenito del Padre» (Gv 1,14).

Respirate, voi che siete perduti! Gesù viene a salvare ciò che era perduto. Ammalati, riprendete vigore; viene Cristo a risanare i vostri cuori con l'unzione della sua misericordia. Esultate voi, che desiderate cose grandi: viene verso di voi il figlio di Dio per farvi coeredi del suo regno (Rm 8,17).

Così ti prego: guariscimi Signore e io sarò guarito, salvami e io sarò salvato (Ger 7,14); glorificami, e sarò glorificato. Sì, «Benedici il Signore, anima mia, quanto è in me benedica il suo santo nome» (Sal 103,1). (...) Il Figlio di Dio si è fatto uomo per rendere gli uomini figli di Dio.




Santa Margherita d'Youville

“Benedetto sia Dio.  A tutto pensa la Divina Provvidenza. La Provvidenza è ammirevole, dispone di mezzi incomprensibili per il sollievo dei suoi membri e a tutto provvede. In essa ho la mia fiducia, in questo ripongo tutta la mia fiducia.”

“La mia povertà è estrema, Signore. Non dispongo dei beni di questo mondo, ma donerò me stessa; il mio tempo, il mio lavoro. Seminerò poco, è vero, ma la tua misericordia mi farà raccogliere abbondantemente».

“Ci sarebbe molto di buono da fare se avessimo i soldi. Ogni giorno ci sono poveri che hanno un bisogno reale. Non abbiamo più un posto dove vivere e mi dispiace mandarli via, ma deve essere fatto. (…) Se sapessi dove ce ne sono così tanti e potessi portarli senza rubare, avrei fatto presto un edificio che ne potesse ospitare quasi duecento, ma non ho nulla.”


Affidiamo le nostre intenzioni a Santa Margherita d'Youville:

     O Santa Margherita d'Youville, tu che hai speso la tua vita aiutando le persone in difficoltà, vieni in mio aiuto nella situazione in cui mi trovo.
     So che sei potente nel cuore di Dio Padre, conto quindi su di te per ottenermi questo favore che chiedo con fiducia.
     Madre della carità universale, il tuo esempio mi incoraggi a cercare innanzitutto Dio e a servirlo nei fratelli e nelle sorelle in difficoltà.

Amen

Davanti ai vostri occhi, ristabilirò le vostre sorti.

Sof 3,14-20
Dal libro del profeta Sofonia

Rallégrati, figlia di Sion, grida di gioia, Israele, esulta e acclama con tutto il cuore, figlia di Gerusalemme!

Il Signore ha revocato la tua condanna, ha disperso il tuo nemico. Re d'Israele è il Signore in mezzo a te, tu non temerai più alcuna sventura.

In quel giorno si dirà a Gerusalemme: «Non temere, Sion, non lasciarti cadere le braccia! Il Signore, tuo Dio, in mezzo a te è un salvatore potente. Gioirà per te, ti rinnoverà con il suo amore, esulterà per te con grida di gioia, come nei giorni di festa».

Ho allontanato da te il male, perchè tu non abbia a subirne la vergogna.

Ecco, in quel tempo io sterminerò tutti i tuoi oppressori. Soccorrerò gli zoppicanti, radunerò i dispersi, li porrò in lode e fama dovunque sulla terra sono stati oggetto di vergogna.

In quel tempo io vi guiderò, in quel tempo io vi radunerò e io vi darò fama e lode fra tutti i popoli della terra, quando, davanti ai vostri occhi, ristabilirò le vostre sorti, dice il Signore.


La scelta della nostra via non dipende da noi.

Santa Teresa d'Avila (1515-1582) carmelitana, dottore della Chiesa

Cammino di perfezione, cap. 19
Lasciate fare il Maestro!

Dio non conduce tutte le anime per lo stesso cammino; chi si crede il peggiore può essere il più in alto davanti a Dio. Per quanto riguarda me, sono rimasta più di 14 anni senza poter nemmeno meditare, se non con l'aiuto di un libro, e senz'altro molte persone sono in questo stato. (...) 

Quando le persone sono umili, non sono poi alla fine trattate diversamente da quelle che saranno state colmate di consolazioni; riceveranno altrettanto. Avranno camminato in qualche modo con più sicurezza. Non abbiate timore; potete arrivare alla perfezione come i più alti contemplativi.

Lasciate fare al Maestro della casa. Sapiente e potente come è, Egli sà ciò che vi conviene e quello che conviene a Lui stesso. Fate ciò che è in vostro potere, disponetevi alla contemplazione, e lui non mancherà, a mio avviso, di accordarvi questo dono se avete veramente distacco e umiltà. Se non ve lo accorda, è che vi riserva questa gioia tutta intera per il cielo.

Vi tratta come anime forti. Vi dà quaggiù la Croce, come Lui stesso l'ha portata. Quale migliore prova di amicizia può mostrarci che volere per noi quanto ha voluto per Lui? E forse avremmo meno merito se fossimo elevate alla contemplazione. Ci sono giudizi di cui si riserva il segreto; non dobbiamo penetrarli assolutamente. 

E' bellissimo che la scelta della nostra via non dipende da noi; comunque, siccome quella della contemplazione sembra contenere più pace, noi vorremmo tutti essere grandi contemplativi.




Noi ti ringraziamo, Padre.

La Parola di Dio ci ricorda le meraviglie che il Signore continuamente compie nella nostra vita. Con cuore grato preghiamo dicendo:
Noi ti ringraziamo, Padre, Signore del cielo e della terra.

Sei nostro Padre e ci tieni per mano: Noi ti ringraziamo, Padre.
Ci rendi forti di fronte al male: Noi ti ringraziamo, Padre.
Tieni conto soltanto dei nostri lati positivi: Noi ti ringraziamo, Padre.
Ascolti il grido dei poveri: Noi ti ringraziamo, Padre.
Rendi feconda la nostra terra: Noi ti ringraziamo, Padre.
Benedici il lavoro delle nostre mani: Noi ti ringraziamo, Padre.
Non ti stanchi mai delle nostre debolezze: Noi ti ringraziamo, Padre.
Per il battesimo ci fai più grandi degli antichi profeti: Noi ti ringraziamo, Padre.
Ci chiami a possedere il tuo regno: Noi ti ringraziamo, Padre.
Ci dai diritti di sentirci tuoi figli: Noi ti ringraziamo, Padre.
Tu, il Santo, vivi in mezzo a noi: Noi ti ringraziamo, Padre.
In Gesù ci rendi partecipi della tua pienezza: Noi ti ringraziamo, Padre.
Ci fai ascoltare ogni giorno la tua Parola: Noi ti ringraziamo, Padre.
Ci fai riconoscere in Gesù il Signore e il Salvatore: Noi ti ringraziamo, Padre.

O Padre, tu rinnovi ogni dono e ogni benedizione nel sacrificio del tuo Figlio, accogli il nostro umile grazie, anche a nome di tutti gli uomini, in unione con il grazie perenne di Gesù eucaristia. Per Cristo nostro Signore. Amen.


«Non temere, io ti vengo in aiuto».

Is 41, 8-14
Dal libro del profeta Isaia.

Ma tu, Israele mio servo, tu Giacobbe, che ho scelto, discendente di Abramo mio amico, sei tu che io ho preso dall'estremità della terra e ho chiamato dalle regioni più lontane e ti ho detto: "Mio servo tu sei, ti ho scelto, non ti ho rigettato".

Non temere, perché io sono con te; non smarrirti, perché io sono il tuo Dio. Ti rendo forte e anche ti vengo in aiuto e ti sostengo con la destra vittoriosa.

Ecco, saranno svergognati e confusi quanti s'infuriavano contro di te; saranno ridotti a nulla e periranno gli uomini che si opponevano a te. Cercherai, ma non troverai, coloro che litigavano con te; saranno ridotti a nulla, a zero, coloro che ti muovevano guerra.

Io sono il Signore, tuo Dio, che ti tengo per la destra e ti dico: «Non temere, io ti vengo in aiuto». Non temere, vermiciattolo di Giacobbe, larva d'Israele; io vengo in tuo aiuto - oracolo del Signore –, tuo redentore è il Santo d'Israele.


Chiamando alla penitenza, a forzare il regno dei cieli.

San Gregorio Magno (ca 540-604) papa, dottore della Chiesa.

Omelia per l'Avvento n°20
« Il Regno dei cieli soffre violenza e i violenti se ne impadroniscono »

     Giovanni ci richiama a grandi opere con le parole: « Fate frutti degni di penitenza », e ancora: « Chi ha due tuniche, ne dia una a chi non ne ha; e chi ha del cibo faccia altrettanto (Lc 3,8.11). Si può ormai capire che cosa voglia dire la Verità, quando dice: « Dai giorni del Battista a oggi il regno dei cieli è esposto alla violenza, e i violenti lo conquistano ». E queste parole di divina sapienza devono essere studiate. Come può subir violenza il regno dei cieli? Chi può farla questa violenza? E se il regno dei cieli può essere esposto alla violenza, perché lo è solo dal tempo del Battista e non da prima?

     L'antica Legge (...) poteva colpire chiunque con la sua severità, ma non risuscitava nessuno attraverso la penitenza. Poiché però Giovanni Battista, precorrendo la grazia del Redentore, predica la penitenza affinché il peccatore, morto per la colpa, riviva attraverso la conversione, si capisce perché il regno dei cieli sia esposto alla violenza solo a partire da Giovanni Battista. 

     Che cosa è poi il regno dei cieli se non la dimora dei giusti? (...) Sono i giusti che hanno diritto al premio eterno; sono i miti, gli umili, i casti, i misericordiosi che entrano nella gioia celeste. Ma quando i peccatori (...) fanno penitenza dei loro errori, ricevono la vita eterna ed entrano in quel mondo prima a loro estraneo. Così, (...) chiamando i peccatori alla penitenza, Giovanni ha insegnato loro a forzare il regno dei cieli.

     Fratelli carissimi, riflettiamo anche noi su tutto il male che abbiamo fatto: impadroniamoci dell'eredità dei giusti attraverso la penitenza. L'Onnipotente vuole questa violenza da parte nostra. Vuole che con le lacrime ci impadroniamo del Regno che non ci era dovuto in base ai nostri meriti.

"Venite a me ... che sono mite e umile di cuore" (Mt 11,28-29)

Dal Diario spirituale di San Claudio La Colombière (1641-1682) gesuita.

   Dio è perfetto in tutti i sensi. E' impossibile trovare in lui qualcosa che non sia infinitamente buono. E' sapiente, prudente, fedele, buono, generoso, bello, dolce, non disprezza nulla di ciò che ha creato, si prende cura di noi, ci conduce con delicatezza e persino con rispetto, paziente, senza alcun moto sregolato da passioni; ha tutto quanto amiamo nelle creature; tutto è riunito in lui, e per sempre, e in modo infinitamente più perfetto. Non ha alcun difetto che ci sciocca, ci respinge, che ci disgusta degli oggetti creati. Allora per qual motivo non amiamo che lui? (...)

   Dio non solo è perfetto, ma è anche la fonte di ogni perfezione. Solo da lui la si può attingere; e lo si fa studiandola, considerandola: "Saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è" (1Gv 3,2). Ciò sarà in cielo, mentre in questa vita ci avvicineremo a questa somiglianza tanto quanto la considereremo maggiormente. (...) 

   Gesù, per quanto potrò, voglio vivere secondo il tuo esempio e i tuoi comandi, che solo possono condurmi a te e trarmi fuori dall'ignoranza e dagli errori dove le passioni potrebbero precipitarmi.


Dio è mio padre, mia madre, mio fratello, mio amico. In Lui, rifugio tanto dolce e sicuro, non avrò da temere né gli uomini, né i demoni, né me stesso, né la vita, né la morte. È il segreto per vivere santi e felici. (San Claudio La Colombière)

Abiterò nella casa del Signore tutti i giorni della mia vita.

Sal.22

Il Signore è il mio pastore:
non manco di nulla.
Su pascoli erbosi mi fa riposare,
ad acque tranquille mi conduce.
Rinfranca l'anima mia.

RIT: Abiterò nella casa del Signore tutti i giorni della mia vita.

Mi guida per il giusto cammino
a motivo del suo nome.
Anche se vado per una valle oscura,
non temo alcun male, perché tu sei con me.
Il tuo bastone e il tuo vincastro
mi danno sicurezza.

RIT: Abiterò nella casa del Signore tutti i giorni della mia vita.

Davanti a me tu prepari una mensa
sotto gli occhi dei miei nemici.
Ungi di olio il mio capo;
il mio calice trabocca.

RIT: Abiterò nella casa del Signore tutti i giorni della mia vita.

Sì, bontà e fedeltà mi saranno compagne
tutti i giorni della mia vita,
abiterò ancora nella casa del Signore
per lunghi giorni.

RIT: Abiterò nella casa del Signore tutti i giorni della mia vita.

Perfetta letizia. (Gc 1,2-3)

Considerate perfetta letizia, miei fratelli, quando subite ogni sorta di prove, sapendo che la prova della vostra fede produce la pazienza. (Gc 1,2-3)

*La capacità di sopportare le offese e la vera provata pazienza.
Imitazione di Cristo – Libro III Cap. XIX

Vero paziente è colui che indifferentemente - da qualunque persona, e per quante volte, gli venga qualche contrarietà - tutto accetta con animo grato dalla mano di Dio; anzi lo ritiene un vantaggio grande, poiché non c'è cosa, per quanto piccola, purché sopportata per amore di Dio, che passi senza ricompensa, presso Dio.

Sii dunque preparato al combattimento, se vuoi ottenere vittoria. Senza lotta non puoi giungere ad essere premiato per la tua sofferenza. Se rifiuti la sofferenza, rifiuti anche il premio; se invece desideri essere premiato, devi combattere da vero uomo e saper sopportare con pazienza. Come al riposo non si giunge se non dopo aver faticato, così alla vittoria non si giunge se non dopo aver combattuto. Oh, Signore, che mi diventi possibile, per tua grazia, quello che mi sembra impossibile per la mia natura: tu sai che ben scarsa è la mia capacità di soffrire, e che al sorgere di una, sia pur piccola, difficoltà, mi trovo d'un colpo atterrato. Che mi diventi cara e desiderabile, in tuo nome, qualsiasi prova e qualsiasi tribolazione: soffrire ed essere tribolato per amor tuo, ecco ciò che è grandemente salutare all'anima mia.


*Sopportare serenamente le miserie di questo mondo sull’esempio di Cristo.
Imitazione di Cristo – Libro III Cap. XVIII

Figlio, io discesi dal cielo per la tua salvezza e presi sopra di me le tue miserie, non perché vi fossi costretto, ma per slancio d’amore; e ciò perché tu imparassi a soffrire e a sopportare senza ribellione le miserie di questo mondo.

Infatti, dall’ora della mia nascita fino alla morte in croce, non venne mai meno in me la forza di sopportare il dolore.

Ho conosciuto grande penuria di beni terreni; ho udito molte accuse rivolte a me; ho sopportato con dolcezza cose da far arrossire ed ingiurie; per il bene fatto ho ricevuto ingratitudine; per i miracoli, bestemmie; per il mio insegnamento, biasimi.

Signore, tu ben sapesti patire per tutta la tua vita, compiendo pienamente, in tal modo, la volontà del Padre tuo; perciò è giusto che io, misero peccatore, sappia sopportare me stesso, fin quando a te piacerà; è giusto che, per la mia salvezza, io porti il peso di questa vita corruttibile, fino a quando tu vorrai.

In verità, anche se noi la sentiamo come un peso, la vita di quaggiù, per effetto della tua grazia, già fu resa capace di molti meriti e più tollerabile e luminosa, per noi, povera gente, in virtù del tuo esempio e dietro le orme dei tuoi santi.

Anzi la nostra vita è piena di consolazione, molto più di quanto non fosse al tempo della vecchia legge, quando era ancora chiusa la porta del cielo e ancora era nascosta la via di esso; quando erano ben pochi quelli che si davano pensiero di cercare il regno dei cieli, e neppure i giusti, meritevoli di salvezza, avevano potuto entrare nella patria celeste, non essendo ancora stato pagato – prima della tua passione e della tua santa morte – il debito del peccato.

Oh, come ti debbo ringraziare per avere mostrato a me, e a tutti i tuoi seguaci, la strada diritta e sicura verso l’eterno tuo regno!

La nostra strada è la tua vita stessa: attraverso una santa capacità di patire camminiamo verso di te, che sei il nostro premio. Se tu non ci avessi preceduto, con questo insegnamento, chi si prenderebbe cura di seguirti?

Quanti rimarrebbero indietro assai, se non potessero guardare al tuo esempio luminoso. Ecco, siamo ancora ben poco fervorosi, pur dopo tanti miracoli e nonostante i tuoi ammaestramenti; che cosa mai sarebbe di noi, se non avessimo avuto una così grande luce per seguirti?