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Cos'è l'indulgenza? Padre Fortunato, del Sacro Convento, spiega il senso del "Perdono d'Assisi"

Andrea Acali – Interris, 31 luglio 2018


I primi due giorni di agosto sono tradizionalmente legati, nella Chiesa, al Perdono di Assisi, ovvero l'indulgenza plenaria che San Francesco ottenne da Papa Onorio III nel 1216.



Cos'è l'indulgenza

E' la cancellazione della pena che rimane in seguito ai peccati commessi e che serve a riparare il disordine causato dal peccato stesso. Attenzione, l'indulgenza non cancella i peccati, come a volte si pensa in maniera errata. Per il perdono è sempre necessaria la confessione sacramentale. La purificazione si può invece ottenere attraverso la preghiera, la mortificazione, le opere buone, la sofferenza e il penitente in questa riparazione non è solo. Può infatti attingere ai meriti infiniti di Cristo e a quelli dei santi. In virtù di questa comunione dei santi la Chiesa concede, a chi abbia le giuste disposizioni e compia alcuni atti prescritti, il beneficio dell'indulgenza. 


Ma cosa rappresenta il Perdono di Assisi in un momento storico come quello attuale, in cui il Papa pone continuamente l'accento sulla misericordia di Dio? Lo abbiamo chiesto a padre Enzo Fortunato, direttore della sala stampa del Sacro convento di Assisi: "E' la riscoperta di noi stessi e dell'altro. Di noi stessi perché prendiamo coscienza che siamo limitati e a volte sbagliamo e ci smarriamo; dell'altro perché continuamente le relazioni hanno bisogno di nutrirsi di perdono per ricominciare e riprendere il cammino. Le persone che non riescono a perdonare e a dimenticare hanno smarrito la loro umanità e diventano rancorose, avvelenando l'ambiente in cui vivono ma soprattutto il loro tessuto di vita".



Quest'anno c'è una novità importante, l'esposizione dell'abito che indossava Padre Pio quando ricevette le stimmate. Qual è il senso dell'esposizione di questa preziosa reliquia? "La comunità dei frati minori, come ogni comunità in generale, pone al centro i simboli che richiamano in questi giorni il valore di chi ha incarnato il sacramento della misericordia e i gesti di perdono. Accostarsi ad essi significa avere dei modelli che ci dicono che è possibile vivere animati dal perdono e dalla misericordia".



Il Perdono di Assisi nasce come una consuetudine francescana che però si è estesa a tutta la terra. Quale messaggio arriva da Assisi alla Chiesa universale e al mondo intero? "Da Assisi parte un messaggio che si rinnova ogni anno e di cui si riscopre l'attualità: più perdoniamo, più  diventiamo umani e capaci di accoglierci e accogliere. L'uomo che perdona, la donna che perdona, il giovane che perdona è un uomo, una donna, un giovane luminoso che sorride alla vita e la vita gli sorride".



La storia

In una notte di luglio del 1216, mentre Francesco pregava nella Porziuncola, ebbe la visione sfolgorante di Gesù sopra l'altare insieme alla Santissima Vergine e a una moltitudine di angeli. Gli fu chiesto cosa desiderasse per la salvezza delle anime e il frate d'Assisi supplicò che venisse concessa la remissione delle colpe a quanti, confessati e pentiti, avessero visitato quella chiesa. Gesù glielo concesse a patto che Francesco domandasse al Papa l'indulgenza. Cosa che il santo fece subito a Perugia, dove Onorio era stato appena eletto dopo la morte di Innocenzo III il 16 luglio. Papa Francesco si recò pellegrino alla Porziuncola il 4 agosto 2016 in occasione dell'ottavo centenario del Perdono.


Le condizioni

L'indulgenza all'inizio fu concessa solo a chi avesse visitato la Porziuncola il 2 agosto. Con il tempo venne estesa a tutte le chiese francescane e poi a tutte le parrocchie, con la possibilità di visitarle da mezzogiorno del 1° agosto a tutto il 2. Per lucrare l'indulgenza plenaria sono necessari, oltre alla visita durante la quale si pregano il Padre Nostro e il Credo, la confessione e la comunione (possibili anche otto giorni prima o dopo quello della visita) e una preghiera secondo le intenzioni del Papa(di solito un Padre Nostro, un'Avemaria e un Gloria). Inoltre, è necessario avere un animo che escluda qualsiasi affetto al peccato, anche veniale.


Le celebrazioni

Sono iniziate ad Assisi già nei giorni scorsi, con il triduo di preparazione e l'arrivo del saio che Padre Pio indossava il 20 settembre 1918 quando ricevette le stimmate. 


La reliquia resterà alla Porziuncola fino a domani, poi venerdì mattina sarà trasferita nel Santuario della Spogliazione dove domenica alle 11 ci sarà la solenne concelebrazione eucaristica presieduta dal vescovo di Assisi mons. Domenico Sorrentino. Poi il saio sarò portato a La Verna, dove lunedì 6 è prevista una celebrazione presieduta dal cardinale Angelo Comastri, arciprete della Basilica di S. Pietro, prima di tornare a S. Giovanni Rotondo. 



Oggi alle 11 fra Michael Perry, ministro generale dell'Ordine dei Frati minori, presiederà la Messa al termine della quale si svolgerà la processione di "Apertura del Perdono". In serata alle 19 i vespri presieduti da mons. Sorrentino, a seguire l'offerta dell'incenso da parte del sindaco Stefania Proietti e alle 21.15 veglia con la processione "aux flambeuax" guidata dal custode della Porziuncola padre Giuseppe Renda. 



Domani la basilica resterà aperta per l'intera giornata. Tra le celebrazioni eucaristiche quelle presiedute da mons. Sorrentino, dal vescovo di Gubbio mons. Paolucci Bedini e dal provinciale dei frati minori padre Claudio Durighetto. 



Nel pomeriggio è previsto l'arrivo dei giovani che da tutta Italia hanno preso parte alla 38^ Marcia Francescana. Sul sagrato diverse le manifestazioni che faranno da contorno all'evento, tra cui il Concerto del Perdono eseguito dalla Banda musicale della Gendarmeria Vaticana.




Margherita del Castillo - Gli episodi della vita di san Benedetto parlano a tutti

Chi era San Benedetto ce lo racconta Luca Signorelli nell’abbazia di Monte Oliveto in quel di Asciano. 

Insieme al Sodoma, al secolo Giovanni Antonio Bazzi, realizzarono trentacinque episodi, il ciclo pittorico più completo della vita del Santo, basato sui testi di San Gregorio Magno che lo aveva definito “astro luminoso”. di Margherita del Castillo – La Nuova Bussola, 14 Luglio 2018 

Tradizionalmente la festa liturgica di San Benedetto si celebrava il 21 marzo, in ricordo del suo genetliaco ovvero della nascita in cielo avvenuta con la sua morte nel 547 a Montecassino. 

Cadendo frequentemente in periodo di Quaresima, già dall’VIII secolo si decise di posticipare la ricorrenza all’11 luglio, in memoria della traslazione delle reliquie presso l’Abbazia di Fleury in Francia (A.D. 660). 

Tutte le comunità benedettine avrebbero, d’ora in poi, potuto esprimere, in onore del loro fondatore, la propria gioiosa riconoscenza. Chi era San Benedetto ce lo racconta Luca Signorelli, tra i maggiori interpreti del Rinascimento italiano. 

A lui, nel 1497, il generale dell’abbazia di Monte Oliveto in quel di Asciano, provincia di Siena, commissionò il ciclo di affreschi del Chiostro Grande. Ci lavorò dal 1497 al 1498, quando considerò più “prestigioso” il cantiere del Duomo di Orvieto in cui decise di spostarsi. 

Solo nel 1505 gli succedette il Sodoma, al secolo Giovanni Antonio Bazzi, che, dalla sua Vercelli si era già trasferito a Siena. 

Nell’insieme realizzarono trentacinque episodi, il ciclo pittorico più completo della vita del Santo, basato sui testi di San Gregorio Magno che lo aveva definito “astro luminoso”. 

Il racconto si snoda dall’ingresso orientale della chiesa e procede verso destra, cominciando, sul lato est, dall’immagine in cui Benedetto parte dalla casa paterna e va a studiare a Roma, per finire con un miracolo del santo che libera, solo guardandolo, un contadino precedentemente legato e imprigionato. 

Entrambe le scene sono firmate dal Sodoma. Il Signorelli, in effetti, realizzò solo otto lunette, quelle predisposte sul lato ovest. 

Di queste, però, due sole sono considerate interamente autografe: l’incontro con re Totila e Benedetto che rimprovera due monaci che mangiano in una locanda. 

È quest’ultima la più riuscita, riportata da qualsivoglia manuale di storia dell’arte. L’attenzione è concentrata tutta nella resa del dato quotidiano: le domestiche in primo piano, la mensa imbandita cui i monaci rendono onore, il giovane in controluce sullo sfondo e Benedetto, che richiama con decisione i suoi confratelli. “Beato l’uomo che in Lui si rifugia” recita il salmo della liturgia del giorno. 

Beato e benedetto, di nome e di fatto, nel nostro caso. 

I pennelli di questi due celebri pittori sottolineano, pur mostrando un diverso approccio nei confronti del racconto dipinto – l’uno più sereno, l’altro decisamente più ironico e tagliente - due aspetti importanti dell’agiografia del monaco. 

La ricorrenza della tentazione, cui è soggetto non solo il protagonista ma anche coloro che gli stanno a fianco, in cui, molto realisticamente, spesso cadono e la capacità del Santo di sconfiggere il demonio, il male, sempre raffigurato sotto forma di piccolo diavolo. 

Niente, dunque, di più umano, compresa l’evidenza che, nella vita, occorre un altro da seguire. 

La figura di San Benedetto, padre rigoroso e severo, compare in ogni episodio, mentre compie miracoli o si prende cura della comunità a lui affidata. 

Già protettore degli agricoltori, dei chimici, degli ingegneri, dei moribondi, degli speleologi, nonché patriarca del monachesimo occidentale, Benedetto fu proclamato da Paolo VI patrono d’Europa nel 1964.



Salmo 4 - Preghiera della sera - Il Signore fa prodigi per il suo fedele



Al maestro del coro. Per strumenti a corda. Salmo.
Di Davide.

Quando ti invoco, rispondimi, Dio, mia giustizia:
dalle angosce mi hai liberato;
pietà di me, ascolta la mia preghiera.

Fino a quando, o uomini, sarete duri di cuore?
Perché amate cose vane e cercate la menzogna?
Sappiate che il Signore fa prodigi per il suo fedele:
il Signore mi ascolta quando lo invoco.

Tremate e non peccate,
sul vostro giaciglio riflettete e placatevi.
Offrite sacrifici di giustizia
e confidate nel Signore.

Molti dicono: «Chi ci farà vedere il bene?».
Risplenda su di noi, Signore, la luce del tuo volto.
Hai messo più gioia nel mio cuore
di quando abbondano vino e frumento.
In pace mi corico e subito mi addormento:
tu solo, Signore, al sicuro mi fai riposare.



Ti ringraziamo e ti benediciamo o Padre




Ti ringraziamo e ti benediciamo o Padre, per le meraviglie che hai compiuto in Cristo e nei Santi e per le meraviglie che vuoi compiere in noi e nel mondo intero. 

Tu ci vuoi rendere pieni della santa tua carità, ci vuoi rendere ardenti di amore. 

Noi siamo tiepidi, increduli, paurosi, infedeli, ma tu vuoi trionfare sul nostro peccato e vuoi incendiarci con il tuo santo amore. 

Per questo ti ringraziamo e ti benediciamo, per Cristo nostro Signore. Amen