Desidero ciò che hai stabilito per me.

Pensieri dal „Diario” di santa Faustina

Oh, quanto ne risento del fatto di essere in esilio! Quando giungerò alla Casa del Padre e mi delizierò della beatitudine che proviene dalla SS.ma Trinità? Ma, se è la Tua volontà che io continui a vivere e a soffrire, desidero ciò che hai stabilito per me. Tienimi su questa terra fino a quando Ti piace. (Diario, 918)


Così rimedierò a tutto ciò che mi manca

"Fece chiamare i servi" 

      Verità amata, giusta Equità di Dio, come comparirò davanti a te, con la mia iniquità..., con il peso della mia negligenza così grande? Il tesoro della fede cristiana e della vita spirituale, ahimè, non l'ho dato ai banchieri della carità, dove poi avresti potuto ritirarlo, secondo la tua volontà, aumentato degli interessi della perfezione. 

    Il talento che mi è stato affidato, il tempo, non solo l'ho speso invano, ma l'ho persino lasciato fuggire, sperperato e perduto totalmente. Dove andrò? Da quale parte mi volgerò? "Dove fuggire dalla tua presenza?" (Sal 139,7)

      Verità, tu hai per consiglieri inseparabili la giustizia e l'equità... Guai a me se comparissi davanti al tuo tribunale senza aver un avvocato che risponde per me: o Carità, arriva tu a discolparmi. Rispondi tu per me; sollecita il mio perdono; difendi la mia causa affinché possa vivere grazie a te.

      So che cosa farò: "Alzerò il calice della salvezza" (Sal 116,13). Metterò il calice di Gesù sul vassoio vuoto della Verità. Così rimedierò a tutto ciò che mi manca. Così coprirò tutti i miei peccati. Per mezzo di questo calice rimedierò degnamente e molto più a tutto ciò che c'è di imperfetto in me. ...

     Cara Verità, venire a te senza il mio Gesù mi sarebbe intollerabile; ma col mio Gesù comparire davanti a te sarà per me piacevole ed amabile. Verità, siedi ora sul tuo tribunale...: "Non temo alcun male" (Sal 23,4).  (Tratto da Esercizi, n° 7)


Santa Gertrude di Helfta (1256-1301)

monaca benedettina

Agire con scaltrezza: Sazierò gli affamati.

Omelia 6, sulla ricchezza;

      Uomo, considera chi ti ha colmato dei suoi doni. Rifletti su te stesso. Ricordati di quello che sei, quali faccende conduci, chi te le ha affidate, dei motivi per cui sei stato preferito a molti. Sei il servo del Dio buono; hai la responsabilità dei tuoi compagni di servizio. 

     Non credere che tutti questi beni siano destinati al tuo ventre. Disponi dei beni che hai in mano come se appartenessero a qualcun altro; essi ti procureranno piacere per qualche tempo, poi svaniranno e scompariranno. Ma di essi ti sarà chiesto conto dettagliato. (…)

    “Cosa farò?” La risposta è semplice: “Sazierò gli affamati; aprirò i miei granai e inviterò i poveri. (…) Voi tutti che mancate di pane, venite a me. Ognuno prenda una parte sufficiente dei doni che Dio mi ha concesso. Venite, attingete, come ad una fontana pubblica”.

San Basilio (ca 330-379) 

monaco e vescovo di Cesarea in Cappadocia, dottore della Chiesa

Non affannatevi dunque. (Matteo 6,25-34)

Gesù, confido pienamente in Te, e perciò non voglio affannarmi a provvedere a me stesso. (Imitazione di Cristo. Libro III - Capitolo XXXVII )

Dal Vangelo  (Matteo 6,25-34)

Perciò vi dico: per la vostra vita non affannatevi di quello che mangerete o berrete, e neanche per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita forse non vale più del cibo e il corpo più del vestito? 

Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, né mietono, né ammassano nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non contate voi forse più di loro? E chi di voi, per quanto si dia da fare, può aggiungere un'ora sola alla sua vita?

E perché vi affannate per il vestito? Osservate come crescono i gigli del campo: non lavorano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Ora se Dio veste così l'erba del campo, che oggi c'è e domani verrà gettata nel forno, non farà assai più per voi, gente di poca fede? 

Non affannatevi dunque dicendo: Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo?  Di tutte queste cose si preoccupano i pagani; il Padre vostro celeste infatti sa che ne avete bisogno.

Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta. 

Non affannatevi dunque per il domani, perché il domani avrà già le sue inquietudini. A ciascun giorno basta la sua pena.



Così, o Padre, perché così è piaciuto a te.

In quel tempo Gesù disse: "Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli. 

Sì, o Padre, perché così è piaciuto a te.

Tutto mi è stato dato dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare.

Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime. Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero" (Mt 11,25-30)



All'amore del suo fedele risponde la divina benevolenza.

San Clemente Alessandrino

Chi veramente conosce Dio non lo onora in un luogo o in un tempio determinati, né in giorni di festa prestabiliti, ma dappertutto e in ogni tempo, sia da solo sia con altri fratelli nella fede. 

- La presenza di un santo ispira sempre in coloro che lo avvicinano un rispetto e una venerazione che li rendono migliori: e allora quanto più l'assidua frequentazione di Dio mediante una fede illuminata, la vita tesa verso di Lui, l'azione di grazie incessante eleveranno il credente sopra sé stesso in ogni suo atto, parola, sentimento?

Per intima convinzione egli sa che Dio è presente dappertutto: nessun luogo determinato lo rinserra di modo che in nessun posto, né di giorno né di notte lo si può creder assente e lasciarsi andare. Ed ecco la nostra vita diventa una celebrazione continua, animata dalla fede nell'onnipresenza divina che da ogni lato ci circonda: lavoriamo la terra e lodiamo Dio, navighiamo sul mare e lo cantiamo, e in ogni altra azione siamo guidati dalla medesima sapienza. 

L'uomo spirituale frequenta Dio come un amico intimo, a cuore a cuore, perciò conserva in ogni frangente gravità e letizia. E' grave, perché sta davanti a Dio; è lieto, perché pensa a tutti i benefici che Dio ci ha elargito con somma bontà. Ecco l'uomo regale, ecco il sacerdote santo di Dio .

Se non è troppo ardito affermarlo, si può definire la preghiera una conversazione con Dio. Anche se mormoriamo le parole sottovoce, anche se non apriamo neppure le labbra, un grido sale dal nostro intimo. E Dio sente sempre questo colloquio silenzioso. Per ''metterci a contatto con lui, alziamo gli occhi al cielo, protendiamo in alto le mani, ci alziamo in piedi per l'acclamazione che conclude la preghiera, tendendo con fervore l'anima verso il Dio che è Spirito.

Vorremmo addirittura che il corpo accompagnasse il pensiero e si strappasse a questa terra; perché l'anima elevata dalla brama dei beni eterni, guarda verso l'alto; con tutta l'energia di cui siamo capaci vogliamo penetrare nel santo dei santi, disprezzando i legami che ci avvincono alla terra. -Sebbene alcuni abbiano l'abitudine di consacrare alla preghiera certe ore determinate, come terza, sesta e nona, l'uomo spirituale prega incessantemente: la preghiera è la strada mediante cui si sforza di vivere con Dio, e per percorrerla fedelmente egli non si cura di ciò che è inutile.

Benché Dio sappia ciò che conviene a ciascuno e possa accordare i suoi favori senza che glieli si chiedano, tuttavia, la preghiera non è inutile. Compito precipuo dell'uomo spirituale sono l'azione di grazie è la supplica per la conversione dei fratelli. Cristo Signore ce ne dette l'esempio , (Gv.17) rendendo grazie al Padre al momento di concludere il suo ministero terreno e pregandolo perché gli uomini pervengano alla fede; chiedeva che Dio fosse glorificato dalla salvezza degli uomini e dal loro aprirsi alla perfetta conoscenza: quella che, nel Figlio, rivela eternamente il Padre, il solo Buono, il solo Salvatore. 

- E' proprio vero: la fiducia di ottenere grazie da Dio è di per sé una preghiera, che è sapienza. Ma se la preghiera offre l'opportunità di conversare con Dio, non va trascurata nessuna occasione di accedere a Lui. 

E quando un'anima santa invoca la Provvidenza divina si stabilisce tra l'uomo e Dio una specie di reciprocità: ai favori della Provvidenza risponde la vita intemerata di colui che lo invoca, e all'amore del suo fedele risponde la divina benevolenza. 

Allorché un uomo orientato verso Dio e verso la preghiera di ringraziamento formula una domanda, coopera, in certo modo, all’esaudimento di sé stesso; difatti con la preghiera si apre e si dispone a ricevere la grazia. E quando la Sorgente di ogni bene ci trova disposti ad accogliere la grazia, Ella aspetta solo che la domanda sia concepita nella nostra mente per far tosto affluire in noi le divine ricchezze. La preghiera è così un vaglio che scevera le nostre disposizioni più profonde verso il bene. 

Linguaggio e voce ci sono stati dati per esprimere e servire il pensiero; ma Dio non ode forse l'anima stessa e la mente? Anche tra noi uomini, siamo consci che l’anima è compresa solo dall'anima, lo spirito solo dallo spirito.

Dio non si aspetta da noi discorsi prolissi, come quando uno fatica a farsi capire in una lingua straniera; no, in un baleno Dio legge i pensieri di tutti. Il solo pensiero basta per rivelare a Dio ciò che tra noi uomini ha bisogno per esprimersi di rivestirsi di voce e di linguaggio; prima della creazione del mondo Egli già conosceva tutto ciò!

E' dunque lecito elevare talvolta a Lui una preghiera muta in cui scaturisca dalla anima, profondamente raccolta, solo quella silenziosa parola spirituale che consiste in un'adesione a Dio costante e adamantina.

Chi vuol conversare con Dio deve avere un cuore molto puro, del tutto mondo da ogni macchia; dovrebbe aver raggiunto ogni possibile perfezione o almeno tendere con sforzo costante verso la perfetta conoscenza, anelarvi ardentemente ed evitare con somma risolutezza anche il minimo male. Conviene pregare sempre con pietà, in compagnia di persone d'animo religioso. Anzi, per dir la verità, l'intera vita dell'uomo spirituale è una celebrazione festiva. Le preghiere e le lodi che egli scioglie a Dio e la lettura della sacra Scrittura che precede i pasti sono i suoi sacrifici; questi pasti sono poi accompagnati dalla salmodia e dal canto degli inni che precedono anche il riposo notturno; e di notte egli prega di nuovo. In questo modo si associa ai cori celesti con un ricordo incessante, sempre atto a quella forma di contemplazione che consiste nell'intima memoria di Dio. 

- L'uomo spirituale non trascura affatto quell'altro sacrificio che si realizza nel condividere fede e beni materiali con chi ne è privo. 

- Nella preghiera poi non moltiplica oltre misura le parole, perché ha imparato da Dio stesso quello che deve chiedergli. Ovunque prega, ma in segreto, per non ostentare la sua pietà. La preghiera accompagna il via vai, le conversazioni, il riposo, lo studio e in genere ogni sua azione, che vien compiuta secondo lo Spirito. Anche se si limita a formulare questa preghiera nella stanza più segreta dell'anima, dove invoca il Padre "con gemiti indicibili, il Padre è là, presso di lui, prima ancora che abbia finito di pregare. 


(San Clemente Alessandrino)

Se non hai niente, offri le tue lacrime.

Omelia 14, L'amore ai poveri.

Imitare la generosità di Dio

      Ciò che l'uomo ha più in comune con Dio è la facoltà di donare. E anche se noi ne siamo capaci in modo totalmente diverso, facciamo comunque tutto quanto possiamo. Dio ha creato l'uomo e l'ha rialzato dopo la caduta. Tu dunque, non disprezzare colui che è caduto nella miseria. Dio ha avuto per l'uomo una grandissima compassione. Gli ha dato la Legge e i profeti dopo la legge naturale non scritta; si è curato di guidarci, di consigliarci, di correggerci. Infine ha dato se stesso in riscatto per la vita del mondo. (...)

      Quando navighi con il vento in poppa, tendi la mano a coloro che fanno naufragio. Quando sei in buona salute e nell'abbondanza, dà aiuto agli sventurati. Non aspettare di imparare a tue spese quanto l'egoismo sia un male e quanto sia buono aprire il proprio cuore a quelli che si trovano nel bisogno. Stai attento, perché la mano di Dio si abbatte sui presuntuosi che dimenticano i poveri. Trai un insegnamento della disgrazia altrui e aiuta, anche poco, i bisognosi. Non sarà poca cosa per chi manca di tutto.

      Nemmeno per Dio sarà poca cosa, se hai fatto tutto il possibile. La tua premura nel dare, supplisca alla pochezza del dono. Se non hai niente, offri le tue lacrime. La pietà che sgorga dal cuore è un grande conforto per lo sventurato e una sincera compassione mitiga la sofferenza.

San Gregorio Nazianzeno (330-390)

vescovo, dottore della Chiesa.