Verrà il giorno della ricompensa

San Basilio (ca 330-379)
monaco e vescovo di Cesarea in Cappadocia, dottore della Chiesa

Dio ci chiama instancabilmente alla conversione

Fratelli, non restiamo negligenti e distratti; non rimandiamo sempre con leggerezza, a domani o a più tardi, il cominciare a metterci all'opera. “Ecco il momento favorevole, dice l'apostolo Paolo, ecco ora il giorno della salvezza” (2 Cor 6,2). 

Ora è il tempo della penitenza, verrà il giorno della ricompensa. 
Ora Dio viene in aiuto a coloro che si allontanano dal male; poi egli sarà il giudice degli atti, delle parole e dei pensieri degli uomini. Oggi approfittiamo della sua pazienza; poi conosceremo la giustizia dei suoi giudizi, alla risurrezione, quando avremo la ricompensa ciascuno secondo i propri pensieri, le proprie parole e le proprie opere.

Fino a quando rimanderemo dunque la nostra obbedienza a Cristo che ci chiama nel suo Regno celeste? Non ci purificheremo? Non ci decideremo ad abbandonare il nostro solito modo di vivere, per seguire fino in fondo il Vangelo?




San Leopoldo da Castelnuovo


San Leopoldo Mandic, si è santificato nell'esercizio del sacramento della confessione. Celebrato di buon mat­tino il sacrificio della Messa, poi sedeva nella celletta-confessionale, e lì restava tutto il giorno a disposizio­ne dei penitenti, elargendo come ministro del tribunale della Misericordia di Dio, il sacramento della riconciliazione.

Ammiriamo e ringraziamo il Signore che offre alla Chiesa un santo ministro della Riconciliazione sacramentale; conforto incomparabile nel pellegrinaggio terreno verso l'eterna felicità.


San Francesco Maria da Camporosso


Religioso dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini, insigne per la sua pietà verso i poveri, che, al dilagare della peste, contrasse egli stesso la malattia, offrendosi come vittima per la salvezza del prossimo; per quarant'anni fra il popolo di Genova, nel porto, fra i "carrugi", immerso nelle miserie e nelle sofferenze della gente.






Signore, Figlio di Dio, tu sei venuto nel mondo

Le sorelle di Lazzaro, Marta e Maria, mandarono a dire a Gesù: "Signore, ecco, il tuo amico è malato". All'udire questo, Gesù disse: "Questa malattia non è per la morte, ma per la gloria di Dio, perché per essa il Figlio di Dio venga glorificato". Gesù voleva molto bene a Marta, a sua sorella e a Lazzaro.

Marta disse a Gesù: "Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! Ma anche ora so che qualunque cosa chiederai a Dio, egli te la concederà". Gesù le disse: "Tuo fratello risusciterà".

Le disse Gesù: "Non ti ho detto che, se credi, vedrai la gloria di Dio?". (Gv 11,40)

Gli rispose Marta: "So che risusciterà nell`ultimo giorno". Gesù le disse: "Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morrà in eterno. Credi tu questo?". Gli rispose: "Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio che deve venire nel mondo". Dopo queste parole se ne andò a chiamare di nascosto Maria, sua sorella, dicendo: "Il Maestro è qui e ti chiama".

Maria, dunque, quando giunse dov'era Gesù, vistolo si gettò ai suoi piedi dicendo: "Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!". Gesù allora quando la vide piangere e piangere anche i Giudei che erano venuti con lei, si commosse profondamente, si turbò e disse: "Dove l`avete posto?". Gli dissero: "Signore, vieni a vedere!". Gesù scoppiò in pianto.

Tolsero dunque la pietra. Gesù allora alzò gli occhi e disse: "Padre, ti ringrazio che mi hai ascoltato. Io sapevo che sempre mi dai ascolto, ma l'ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato". E, detto questo, gridò a gran voce: "Lazzaro, vieni fuori!". Il morto uscì, con i piedi e le mani avvolti in bende, e il volto coperto da un sudario. Gesù disse loro: "Scioglietelo e lasciatelo andare".


Visse con illimitata fiducia in Dio

Beata Maria Luisa Prosperi (1799-1847)

"Io nulla decido, voglio solo quello che vuole Iddio"

La Beata Serva di Dio, religiosa e mistica, abbadessa delle Benedettine di Trevi, guidò il suo monastero soprattutto con le sue virtù. Infatti fu costante nelle sue convinzioni di fede, nell’intima comunione con Gesù presente nel SS. Sacramento dell’altare, nell’accogliere la sofferenza come via alla santità; tenera fu la sua devozione alla Vergine Maria, tenace la sua memoria della Passione del Signore, ardente il suo desiderio di immedesimarsi nelle sofferenze di Cristo, umile il suo servizio alle consorelle, specie se ammalate, profondo il suo senso di contemplazione e continua l’orazione mentale, perseverante nella Lectio divina.

Dall’Eucarestia attinse la forza per essere eroica nella perseveranza. Nelle contrarietà fu sostenuta da un illimitata fiducia in Dio.


Le tue sofferenze le unirai alle Mie


Le preghiere, i digiuni, le mortificazioni, le fatiche e tutte le sofferenze, le unirai alla preghiera, al digiuno, alla mortificazione, alla fatica ed alla sofferenza Mia ed allora avranno valore di fronte al Padre Mio». (Diario, 531).

Pensieri dal Diario di Santa Faustina Kowalska




Tutto avvenga nel nome del Signore Gesù

E qualunque cosa facciate, in parole e in opere, tutto avvenga nel nome del Signore Gesù, rendendo grazie per mezzo di lui a Dio Padre. (Col 3,17)


San Giovanni Gabriele Perboyre

San Giovanni Gabriele Perboyre

Presbitero della Congregazione della Missione (Vincenziano)
Martire in Cina


Dio vuole farci Santi

Santa Teresa di Calcutta (1910-1997)
fondatrice delle Suore Missionarie della Carità

« Passò la notte in orazione. Quando fu giorno, chiamo a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici »

Credo che le nostre sorelle abbiano ricevuto quel dono della gioia che si percepisce in molti religiosi che si sono dati a Dio senza riserva. La nostra opera non è altro che l'espressione del nostro amore per Dio. Questo amore ha bisogno di qualcuno per essere accolto, e così la gente che incontriamo ci dà la possibilità di esprimerlo.

Abbiamo bisogno di trovare Dio, e ciò non è possibile nell'agitazione né nel rumore. Dio è amico del silenzio. In quale silenzio crescono gli alberi, i fiori e l'erba! In quale silenzio si muovono le stelle, la luna e il sole! Non è forse la nostra missione dare Dio ai poveri dei tuguri? Non però un Dio morto, bensì un Dio vivente e amante. 

Quanto più riceviamo nella preghiera silenziosa, tanto più possiamo dare nella nostra vita attiva. Abbiamo bisogno del silenzio per diventare capaci di toccare le anime. L'essenziale non è ciò che diciamo, ma ciò che Dio dice e dice attraverso di noi. Tutte le parole saranno vane finché non verranno dall'intimità più profonda. Le parole che non trasmettono la luce di Cristo accrescono le tenebre.

Il progresso nella santità dipende da Dio e da noi stessi, dalla grazia di Dio e dalla nostra volontà di essere santi. Dobbiamo prendere l'impegno vitale di giungere alla santità. «Voglio essere un santo» significa: Voglio distaccarmi da quanto non è Dio, voglio spogliare il mio cuore di ogni cosa creata, voglio vivere nella povertà e nel distacco, voglio rinunciare alla mia volontà, alle mie inclinazioni, ai miei capricci e ai miei gusti e farmi servo docile della volontà di Dio.



Fare tutto per Dio onnipotente


Beata Maria Euthymia Üffing

Vergine della Congregazione delle
“Suore della Misericordia”


Colui che ci invita al riposo

Sant'Aelredo di Rievaulx (1110-1167)
monaco cistercense inglese

Il Figlio dell'uomo è Signore del sabato.

Ogni giorno della creazione è grande e mirabile. Nessun giorno però si può paragonare al settimo giorno: in esso, non ci è proposta alla contemplazione la creazione di un elemento naturale o di un altro, ma il riposo stesso di Dio e la perfezione di tutte le creature. Infatti leggiamo: « Allora Dio nel settimo giorno portò a termine il lavoro che aveva fatto e cessò nel settimo giorno da ogni suo lavoro » (Gen 2, 2).

O grande giorno! Insondabile riposo, sabato magnifico! Ah, se tu potessi comprendere! Quel giorno non è tracciato dalla corsa del sole visibile, non comincia con il suo sorgere, non finisce al suo tramonto: non c'è né mattina, né sera (cf. Gen 1, 5). (...)

Ascoltiamo Colui che ci invita al riposo: "Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò" (Mt 11, 28). Questa è la preparazione del sabato. E ora, ecco il sabato stesso: "Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime" (11, 29). È questo il riposo, la tranquillità, è questo il vero sabato. (...)

Perché questo giogo non affatica, ma unisce; questo fardello ha le ali invece del peso; questo giogo è la carità, questo carico è l'amore fraterno. Lì, riposiamo; lì, facciamo il sabato; lì, siamo liberati dalla schiavitù. (...) Ed anche ci fosse qualche peccato a causa della nostra debolezza, non si interrompe la festa del sabato, poiché "la carità copre una moltitudine di peccati" (1 Pt 4, 8). E' giusto dunque che questa liberazione sia riservata al settimo giorno poiché "l'amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato" (Rm 5,5).


Beata Maria Maddalena della Passione


Vergine, fondatrice della Congregazione delle Suore Compassioniste Serve di Maria

Le prove straordinarie a cui fu sottoposta, attestano il carisma della compassione: la partecipazione alla passione del Signore per ‘compiere ciò che manca’ con la sua vita. Abbandonata alla volontà di Dio in ogni cosa, diceva: "Dalla Croce non si scende, ma si risorge quando tutto è compiuto"

Costanza Starace nacque a Castellammare di Stabia (Napoli) il 5 settembre 1845, da Francesco Starace e Maria Rosa Cascone.

Da ragazza ha frequentato un collegio gestito dalle Figlie della Carità. Questa atmosfera la spinse a consacrarsi al Signore. La cattiva salute, tuttavia, le ha richiesto di tornare dalla sua famiglia e continuare gli studi a casa.

Insieme ai suoi studi ha anche iniziato a coltivare una forte vita di preghiera. Quando la sua salute si stabilizzò, annunciò ai suoi genitori il suo desiderio di entrare in una comunità religiosa di clausura, loro, tuttavia, si opposero e rimasero contrari all'idea.

L'8 giugno 1867 fece la sua professione nel Terzo Ordine dei Servi di Maria, prendendo il nome di Suor Maria Maddalena della Passione. Il vescovo Francesco Petagna le chiese quindi di dirigere le Figlie di Maria e di insegnare la fede ai bambini locali. Questa esperienza unita all'epidemia di colera che colpì la zona portò la giovane Sorella a fondare la Congregazione delle Suore Compassioniste Serve di Maria nel 1869; il loro carisma: "condividere il compassionevole Gesù e la Madre Addolorata, per aiutare il prossimo in tutti i suoi bisogni, spirituali o corporali".

Insieme al suo amore per Gesù Crocifisso, aveva anche una forte devozione per la sua Madre Addolorata. Il suo rosario era il suo compagno costante, pregandolo numerose volte al giorno.

Per tutta la sua vita suor Maria Maddalena ha esercitato le virtù teologiche e cardinali che le hanno permesso di vivere nella fede e abbandonata alla volontà di Dio in ogni cosa. Era nota per esclamare: "La volontà di Dio è l'unico obiettivo della mia vita" e "La volontà di Dio è il mio paradiso".

Per Madre Starace la preghiera non era qualcosa da relegare in una sfera privata, ma era il carattere da cui scaturiscono le attività quotidiane. Nel suo ruolo di Superiora ha testimoniato: "La preghiera è l'unico mezzo per governare bene".

Aveva un forte e chiaro senso di santificazione personale attraverso la fedele esecuzione dei propri doveri: "Il mondo non si rinnova quando le persone concepiscono la santità come qualcosa di diverso dall'adempiere ai doveri del proprio stato. Il lavoratore sarà santificato nel suo posto di lavoro, il soldato diventerà santo nell'esercito. Il paziente sarà santificato in ospedale, lo studente attraverso lo studio, l'agricoltore nella fattoria, il sacerdote attraverso il suo ministero, l'amministratore nel suo ufficio. Ogni passo avanti sulla strada per la santità è un passo nel sacrificio dell'adempimento del proprio dovere ".

La sua vita di servizio verso Dio e il prossimo giunse alla fine santa il 13 dicembre 1921 quando morì di polmonite. Ne seguì immediatamente una testimonianza spontanea della sua vita santa.

Il suo processo di beatificazione iniziò il 4 aprile 1939. Il 7 luglio 2003, papa Giovanni Paolo II la proclamò "Venerabile" e il 21 ottobre 2004 fu approvato il miracolo per la sua beatificazione.



Beata Caterina Mattei da Racconigi


Nella feconda scia di Caterina da Siena s’inserisce una vergine piemontese, Caterina Mattei, la cui esperienza mistica presenta profonde somiglianze con la massima Terziaria domenicana: amore sconfinato a Gesù Crocefisso e alle anime.

La sua vita fu una progressiva donazione al Signore, dal voto di verginità a tredici anni, all’entrata nel terz’Ordine, a indicibili sofferenze fisiche cui si aggiunse il dolore lancinante delle stigmate.

Dedita fin dall’infanzia ai lavori manuali, assecondò docilmente i richiami del cielo, trasformando la propria vita in un grazie continuo e in un’intercessione fervente a favore dei fratelli in pericolo per la propria salvezza. Per i suoi concittadini travagliati da guerre, Caterina offrì quanto ancora le rimaneva: la vita.

Il 4 settembre 1547 muore a Caramagna, ove era stata costretta a riparare a motivo delle calunnie. Secondo il suo desiderio, il corpo venne deposto nella chiesa domenicana di Garessio (CN).

Pio VII ne ratificò il culto il 9 aprile 1808, permettendo la Messa e l’Ufficio.


Gesù la sollevò prendendola per mano

Sant'Agostino (354-430)
vescovo d'Ippona (Africa del Nord) e dottore della Chiesa

Discorso 176,4

L’apostolo Paolo scrive: “Ma appunto per questo ho ottenuto misericordia, perché Gesù Cristo ha voluto dimostrare in me, per primo, tutta la sua magnanimità, a esempio di quanti avrebbero creduto in lui per avere la vita eterna” (1Tm 1,16). Cristo, dice, venuto a dare il perdono ai peccatori che si convertono a lui, fino ai suoi nemici, per primo scelse me, più accanito nemico, poiché salvando me, nessuno degli altri disperasse.

E' quanto fanno i medici: quando si recano in località dove non sono conosciuti, da principio preferiscono curare i malati più gravi, sia per dimostrare loro benevolenza, sia per far valere la loro competenza. Ciò al fine che ciascuno, in quel luogo, dica al suo prossimo: “Va' da quel medico, sta' sicuro, ti guarisce. (…) Io ho fatto esperienza del male che tu soffri, anch'io ho sofferto”. 

Dice così Paolo ad ogni ammalato ed a chi vuole disperare di sé: “Chi ha curato me, mandandomi da te, mi ha detto: Va' da quello che dispera e digli cosa hai avuto, che ho risanato in te, (…) grida ai disperati: E' parola sicura e degna di essere da tutti accolta: Cristo Gesù è venuto nel mondo a salvare i peccatori. (1Tm 1,15). Perché temete? Perché trepidate? Sono io il primo dei peccatori. Sono io che vi parlo, colui che è stato guarito a te che sei malato; io che ora sto in piedi a te che sei abbattuto, io che oggi sono sicuro a te che disperi”.

Non disperate, dunque. Siete malati? Avvicinatevi a lui e sarete risanati; siete ciechi? Avvicinatevi a lui e sarete illuminati. (…) Dite tutti: “Venite, adoriamo, prostriamoci davanti a lui, in lacrime davanti al Signore che ci ha creati” (Sal 94,6 Vulg).


Beata Brigida Morello di Gesù


A Piacenza, beata Brigida Morello di Gesù, che, rimasta vedova, si consacrò al Signore dedicandosi con tutte le forze alla penitenza e alle opere di carità e fondò la Congregazione delle “Suore Orsoline di Maria Immacolata” per l’educazione cristiana della gioventù femminile.



Imparai che tutto sarebbe finito in bene

“Tutto concorre al bene di coloro che amano Dio” (Rm 8,28).

La testimonianza dei santi non cessa di confermare questa verità: così santa Caterina da Siena dice a “coloro che si scandalizzano e si ribellano davanti a ciò che loro capita”: “Tutto viene dall'amore, tutto è ordinato alla salvezza dell'uomo, Dio non fa niente se non a questo fine” …

E Giuliana di Norwich: “Imparai dalla grazia di Dio che dovevo rimanere fermamente nella fede, e quindi dovevo saldamente e perfettamente credere che tutto sarebbe finito in bene. . . : “Tu stessa vedrai che ogni specie di cosa sarà per il bene ”.

Dal Catechismo della Chiesa Cattolica

Santa Teresa Margherita del Cuore di Gesù

Teresa Margherita del Cuore di Gesù, al secolo Anna Maria Redi, seconda di tredici figli di Ignazio e Camilla Ballati, nasce ad Arezzo il 15 luglio 1747. Frequentò come educanda il monastero di Santa Apollonia di Firenze fino al 1764. Decisiva per la sua vocazione fu l'ispirazione attribuita a Teresa d'Avila, grazie alla quale scelse il Carmelo.

Entrò nel monastero carmelitano di Firenze il 1º settembre 1764 e vestì l'abito delle Carmelitane Scalze l'11 marzo 1765, prendendo il nome di suor Teresa Margherita del Cuore di Gesù.

La seconda grande ispirazione della sua vita fu il passo della prima lettera di Giovanni: “Noi abbiamo riconosciuto e creduto all'amore che Dio ha per noi. Dio è amore; chi sta nell'amore dimora in Dio e Dio dimora in lui.” (1 Gv, 4,16) e cercò di vivere improntata a questo concetto. Si dedicò quindi alla preghiera e all'assistenza delle consorelle anziane fino a che, molto giovane (neppure 23 anni), morì a causa di una peritonite, il 7 marzo 1770.


 

L'intervento della Divina Provvidenza

Origene (ca 185-253)
sacerdote e teologo

Omelia sul Vangelo di Luca,
« Gli occhi di tutti stavano fissi sopra di lui »

A Nazareth, di sabato, nella sinagoga, Gesù si alzò a leggere. Aperto il rotolo del profeta Isaia, trovò il passo dove era scritto: "Lo spirito del Signore Dio è su di me perché il Signore mi ha consacrato con l'unzione” (Is 61,1). 

Non è certo dovuto al caso, bensì all'intervento della divina Provvidenza, il fatto che Gesù abbia aperto quel rotolo e trovato nel testo il capitolo che profetizzava a suo riguardo. Se è scritto: “Un passero non cade a terra senza che il Padre lo voglia(...) i capelli del vostro capo sono tutti contati” (Mt 10, 29-30), poteva forse essere dovuta al caso la lettura di quel testo, che esprimeva precisamente il mistero di Cristo? Infatti, quel testo ricorda Cristo. (...)

Poiché, dice Gesù: “Mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio”. “I poveri” designa i pagani. Infatti erano poveri, essi che non avevano assolutamente nulla: né Dio, né Legge, né profeti, né giustizia, né alcun'altra virtù. Per questo motivo Dio l'ha mandato come messaggero ai poveri, per annunziare loro la liberazione, “rimettere in libertà gli oppressi”. (…) C'è forse un essere più oppresso dell'uomo prima che venga liberato e guarito da Gesù?

“Dopo aver letto questo e arrotolato il libro, Gesù si sedette; gli occhi di tutti stavano fissi sopra di lui”. Ma anche ora, se lo volete(…), nella nostra assemblea, potete anche voi tenere gli occhi fissi sopra di lui. Dirigete lo sguardo del vostro cuore verso la contemplazione della Sapienza, della Verità, del Figlio unigenito di Dio, e avrete “gli occhi fissi su di lui”! 

Beata quell'assemblea della quale la Scrittura attesta che gli occhi di tutti stavano “fissi sopra di lui”! Quanto vorrei che questa assemblea possa ricevere una simile testimonianza! Tutti, catecumeni e fedeli, donne, uomini e bambini, abbiano gli occhi del cuore occupati a guardare Gesù! Quando lo guarderete, la sua luce renderà il vostro viso più luminoso e potrete dire: “Signore, hai fatto risplendere su di noi la luce del tuo volto” (Sal 4,7 LXX).