Dimmi quando tu verrai (o Buon Gesù) - Preghiera in musica



Dimmi quando tu verrai (o Buon Gesù)
dimmi quando quando quando
l'anno il giorno l'ora in cui ( io da te ritornerò) e forse tu mi bacerai

ogni istante attenderò
fino a quando quando quando
d'improvviso ti vedrò
sorridente accanto a me

Se vuoi dirmi di si
devi dirlo perché
non ha senso per me
la mia vita senza te

Dimmi quando tu verrai
dimmi quando quando quando
e baciandomi dirai
non ci lasceremo mai (per l'eternità)

Ogni istante attenderò
fino a quando quando quando
d'improvviso ti vedrò
sorridente accanto a me

Se vuoi dirmi di si
devi dirlo perché
non ha senso per me
la mia vita senza te

Dimmi quando tu verrai
dimmi quando quando quando
e baciandomi dirai
non ci lasceremo mai
non ci lasceremo mai
non ci lasceremo mai...







San Bernardo di Clairvaux - Sermoni per l’Avvento - SERMONE II

Della lettura di Isaia: "Disse il Signore ad Achaz: Chiedi per te un segno», e della via dell’avversario"

1. Abbiamo udito come Isaia consigliava ad Achaz di chiedere al Signore un segno, sia nel profondo dell’inferno, sia lassù in alto (Is 7, 10-12). Abbiamo sentito la sua risposta, che ha un’apparenza di pietà, ma non la virtù (2 Tm 3, 5). Perciò ha meritato il rimprovero da colui che scruta il cuore (1 Sam 16, 7), e davanti al quale è manifesto ogni pensiero umano. Non chiederò, dice, non tenterò il Signore (Is 7, 12). Achaz era gonfio d’orgoglio per il fastigio del trono regale, astuto nelle parole secondo l’umana sapienza (1 Cor 2, 4). Perciò il Signore aveva detto a Isaia: «Va’ a dire a quella volpe (Lc 13, 32) di chiedere per sé un segno nel profondo (Is 7, 11)». Hanno infatti le volpi una tana (Mt 8, 20), ma anche se scendesse negli inferi (Sal 139 (138), 8), là vi è colui che prende i sapienti al laccio della loro astuzia (Gb 5, 13; 1 Cor 3, 19). E ancora: «Va’ a dire a quell’uccello, dice il Signore, di chiedere per sé un segno lassù in alto». L’uccello ha infatti un nido (Mt 8, 20); ma se anche salirà in cielo, là c’è colui che, resistendo ai superbi (1 Pt 5, 5), schiaccia con la sua forza il collo dei superbi e degli orgogliosi. Tuttavia Achaz rifiuta di chiedere un segno di potere eccelso ovvero di sapienza di incomprensibile profondità; e perciò il Signore stesso promette alla casa di David un segno di bontà (Is 7, 13), per attirare con l’espressione della carità coloro che non erano stati smossi né dal terrore del potere, né dalla prova di sapienza. La carità può essere significata non a torto in quelle parole: Nel profondo dell’inferno (Is 7, 11), la carità stessa cioè della quale nessuno ebbe una più grande (Gv 15, 13), che fece sì che morisse per gli amici e scendesse nell’inferno, così che ad Achaz venga ordinato di riverire con timore la maestà di colui che regna nei cieli altissimi, o abbracciare la carità di colui che sarebbe sceso negli inferi. Non solo dunque stanca la pazienza degli uomini, ma anche quella di Dio (Is 7, 13) chiunque né pensa alla maestà con timore, né con amore ripensa alla carità. Per questo, dice, il Signore stesso vi darà un segno, nel quale apparisca chiaramente la maestà e la carità. Ecco una vergine concepirà e partorirà un figlio, e sarà chiamato con il nome di Emmanuele (Is 7, 14), che significa Dio con noi (Mt 1, 23). Non fuggire, Adamo; perché il Signore è con noi. Non temere, uomo (Lc 1, 30), e udendo il nome di Dio non restare terrorizzato, perché Dio è con noi. Con noi per la somiglianza della carne (Rm 8, 3), con noi per nostra utilità: per noi è venuto, come uno di noi (Gen 3, 22), simile a noi (Gc 5, 17), passibile.

2. Mangerà burro e miele, dice (Is 7, 15), come per dire: Sarà piccolo, e si nutrirà di alimenti adatti ai bambini. Perché impari, dice ancora, a rigettare il male e scegliere il bene (ibid.). Anche qui senti parlare di male e di bene (Gen 3, 22), come a riguardo dell’albero proibito (Gen 2, 17), come si parla dell’albero della trasgressione. Ma questo secondo Adamo fa la sua scelta molto meglio del primo. Scegliendo il bene, egli rigetta il male, non come il primo Adamo che amò la maledizione e venne su di lui, e ricusò la benedizione, e da lui si è allontanata (Sal 109 (108), 17). Nelle parole, infatti, che precedono: Mangerà panna e miele (Is 7, 15) lascia intendere la scelta di questo bambino. Solo ci assista la sua grazia, onde siamo in grado di capire in qualche modo e di esporre in modo degno e adatto alle intelligenze queste cose. Due sono i prodotti del latte della pecora: il burro e il formaggio. Il burro è grasso, il formaggio invece è secco e duro. Bene dunque il nostro pargolo sa scegliere, mangiando il burro e lasciando il cacio. Quale è infatti quella centesima pecora che si è spersa (Mt 18, 12), e di cui si parla nel salmo: Come pecora smarrita vado errando (Sal 119 (118), 176)? È sicuramente il genere umano, che il benignissimo Pastore cerca, lasciando le altre novantanove pecorelle sui monti. In questa pecora pertanto si possono trovare due cose, la natura dolce, la natura buona, come il burro, e la corruzione del peccato, come il formaggio. Vedi dunque come il nostro bambino ha scelto molto bene, prendendo la nostra natura, ma senza la corruzione del peccato. Dei peccatori invece è detto: Si è coagulato come latte il loro cuore (Sal 119 (118), 70); in essi infatti il fermento della malizia, il caglio dell’iniquità (1 Cor 5, 8) ha corrotto la purità del latte.

3. Così anche l’ape ha la dolcezza del miele e la puntura del pungiglione. Ora l’ape è colui che si pasce tra i gigli (Ct 2, 16), che abita la patria fiorita degli angeli. Perciò è volata alla città di Nazareth che significa fiore ed ha raggiunto il fiore odoroso della perpetua verginità: vi si è introdotta, vi si è attaccata. Non ignora il miele e il pungiglione di quest’ape colui che con il Profeta ne canta la misericordia e la giustizia (Sal 101 (100), 1). Tuttavia, venendo tra noi, ha portato solo il miele, non l’aculeo, cioè, la misericordia e non il giudizio (Mt 9, 13); così, quando una volta i discepoli gli suggerirono di far consumare dal fuoco la città che non aveva voluto riceverlo (Lc 9, 54-56), rispose che il figlio dell’uomo non era venuto per giudicare, ma per salvare il mondo (Gv 3, 17). Non ha pungiglione la nostra ape; l’aveva in qualche modo deposto quando, soffrendo cose indegne, chiedeva misericordia e non giustizia. Ma non vogliate sperare nell’iniquità (Sal 62 (61), 11), non peccate nella speranza. Può infatti la nostra ape, quando vuole, riprendere il suo pungiglione, e infiggerlo ben forte nelle midolla degli uomini peccatori, perché il Padre non giudica alcuno, ma ha dato ogni giudizio al Figlio (Gv 5, 22). Ma ora il nostro pargolo mangerà panna e miele quando unirà talmente in se stesso il bene della natura umana alla divina misericordia, da essere vero uomo senza peccato, Dio che si mostra misericordioso, non giudice.

4. Da quanto abbiamo detto appare chiaro chi sia la verga che spunta dalla radice di Jesse (Is 11, 1-2), e chi sia il fiore (da essa sbocciato) sul quale si poserà lo Spirito Santo. Verga è la Vergine madre di Dio, fiore il suo Figlio. Veramente fiore della Vergine è il Figlio, fiore candido e rubicondo, scelto tra migliaia (Ct 5, 10), fiore nel quale bramano di fissare lo sguardo gli angeli (1 Pt 1, 12), fiore al cui profumo tornano a vita i morti, e come egli stesso si definisce, fiore di campo (Ct 2, 1), e non di giardino. Il campo non sarchiato, non concimato. Proprio così è fiorito il grembo della Vergine, così le viscere di Maria inviolate, integre e caste hanno prodotto questo fiore, come pascoli eternamente verdeggianti, la cui bellezza non vedrà corruzione (Sal 16 (15), 10), la cui gloria non marcirà in eterno. O Vergine, verga sublime, fino a quale sublime altezza ti innalzi! Fino a Colui che siede sul trono (Ap 4, 10; 5, 7 ecc), fino al Signore della maestà. E non fa meraviglia, perché getti profonde le radici dell’umiltà. O veramente celeste pianta, più preziosa di tutte, più di tutte santa! O davvero albero della vita (Gen 2, 9), che solo fu degno di portare il frutto della salvezza. È stata scoperta, o serpente maligno, la tua astuzia, messa completamente a nudo la tua falsità. Due torti avevi attribuito al Creatore, accusandolo di menzogna e di invidia; ma in tutte e due le cose sei stato convinto di aver mentito. Infatti dal principio muore colui al quale avevi detto: Non morirai affatto (Gen 3, 4), e la verità del Signore rimane in eterno (Sal 117 (116), 2). Ma ora rispondi, se puoi: quale albero, il frutto di quale albero ha potuto invidiare Colui che non ha negato (all’uomo) neppure questo virgulto scelto e il suo sublime frutto (Is 4, 2)? Infatti, Colui che non ha risparmiato il proprio Figlio, come non ci ha dato tutto insieme con lui (Rm 8, 32)!

5. Ma già vedete, se non erro, che la Vergine è lei stessa quella via regia per la quale è venuto il Salvatore; procedendo dal suo grembo come uno sposo dal suo talamo (Sal 19 (18), 6). Conoscendo dunque questa via, studiamoci anche noi, o dilettissimi, di salire per essa a colui che per essa è disceso a noi, per essa venire in grazia di lui che per essa è venuto alla nostra miseria. Per te ci sia dato accesso al Figlio (Ef 2, 18), o benedetta trovatrice della grazia, madre della vita, madre della salvezza, affinché per te ci accolga colui che per te ci è stato dato. Supplisca la tua integrità, presso di lui, alla colpa della nostra prevaricazione, e l’umiltà che ti rende grata a Dio ottenga il perdono alla nostra vanità. La tua copiosa carità copra la moltitudine dei nostri peccati (1 Pt 4, 8; Gc 5, 20) e la tua gloriosa fecondità ci conferisca la capacità di acquistare meriti. Signora nostra, mediatrice nostra, avvocata nostra, riconciliaci con il tuo Figlio, raccomandaci a Lui, a Lui presentaci. O benedetta, fa’ per la grazia che hai trovato (Lc 1, 30), per la prerogativa che hai meritato, per la misericordia che hai generato, che Colui che per tuo mezzo si è degnato di farsi partecipe della nostra infermità e della nostra miseria, ci faccia altresì, per le tue preghiere, partecipi della sua gloria e beatitudine, Gesù Cristo, tuo Figlio, nostro Signore, che sopra ogni cosa è benedetto nei secoli (Rm 9, 5).





Gesù gli disse: «Se tu puoi! Tutto è possibile per chi crede».

MC. 9,14-29

Arrivando presso i discepoli, videro attorno a loro molta folla e alcuni scribi che discutevano con loro. E subito tutta la folla, al vederlo, fu presa da meraviglia e corse a salutarlo. 

Ed egli li interrogò: «Di che cosa discutete con loro?». E dalla folla uno gli rispose: «Maestro, ho portato da te mio figlio, che ha uno spirito muto. Dovunque lo afferri, lo getta a terra ed egli schiuma, digrigna i denti e si irrigidisce. Ho detto ai tuoi discepoli di scacciarlo, ma non ci sono riusciti». 

Egli allora disse loro: «O generazione incredula! Fino a quando sarò con voi? Fino a quando dovrò sopportarvi? Portatelo da me». 

E glielo portarono. Alla vista di Gesù, subito lo spirito scosse con convulsioni il ragazzo ed egli, caduto a terra, si rotolava schiumando. 

Gesù interrogò il padre: «Da quanto tempo gli accade questo?». Ed egli rispose: «Dall'infanzia; anzi, spesso lo ha buttato anche nel fuoco e nell'acqua per ucciderlo. Ma se tu puoi qualcosa, abbi pietà di noi e aiutaci». 

Gesù gli disse: «Se tu puoi! Tutto è possibile per chi crede». 

Il padre del fanciullo rispose subito ad alta voce: «Credo; aiuta la mia incredulità!». 

Allora Gesù, vedendo accorrere la folla, minacciò lo spirito impuro dicendogli: «Spirito muto e sordo, io ti ordino, esci da lui e non vi rientrare più». 

Gridando e scuotendolo fortemente, uscì. E il fanciullo diventò come morto, sicché molti dicevano: «È morto». 

Ma Gesù lo prese per mano, lo fece alzare ed egli stette in piedi. 

Entrato in casa, i suoi discepoli gli domandavano in privato: «Perché noi non siamo riusciti a scacciarlo?». Ed egli disse loro: «Questa specie di demòni non si può scacciare in alcun modo, se non con la preghiera».

Frasi di San Filippo Neri: Quanto desiderio hai di patire per Gesù?

- Buttatevi in Dio, buttatevi in Dio, e sappiate che se vorrà qualche cosa da voi, vi farà buoni in tutto quello in cui vorrà adoperarvi.

- Bisogna avere grande fiducia in Dio, il quale è quello che è stato sempre: e non bisogna sgomentarsi per cosa accada in contrario.

- Quanto sono costati i tuoi peccati al Figlio di Dio?!

- Gesù le tue sante piaghe sono la mia unica speranza.


L'amore di Dio

- Chi vuole altra cosa che non sia Cristo, non sa quello che si voglia. Chi dimanda altra cosa che non sia Cristo, non sa quello che dimanda. Chi opera e non per Cristo, non sa quello che si faccia.

- L'anima che si dà tutta a Dio, è tutta di Dio.

- Quanto amore si pone nelle creature, tanto se ne toglie a Dio.

- All'acquisto dell'amor di Dio non c'è più vera e più breve strada che staccarsi dall'amore delle cose del mondo ancor piccole e di poco momento e dall'amor di se stesso, amando in noi più il volere e servizio di Dio, che la nostra soddisfazione e volere.

- Come mai è possibile che un uomo il quale crede in Dio, possa amare altra cosa che Dio?

- La grandezza dell'amor di Dio si riconosce dalla grandezza del desiderio che l'uomo ha di patire per amor suo.

- A chi veramente ama Dio non può avvenire cosa di più gran dispiacere quanto non aver occasione di patire per Lui.

- Ad uno il quale ama veramente il Signore non è cosa più grave, né più molesta quanto la vita.

- I veri servi di Dio hanno la vita in pazienza e la morte in desiderio.

- Un'anima veramente innamorata di Dio viene a tale che bisogna che dica: Signore, lasciatemi dormire: Signore, lasciatemi stare.

Presenza in Dio e confidenza in Lui

- Spesso esortava i suoi figli spirituali che pensassero di aver sempre Dio davanti agli occhi.

- Chi non sale spesso in vita col pensiero in Cielo, pericola grandemente di non salirvi dopo morte.

- Paradiso! Paradiso! era il grido col quale calpestava ogni grandezza umana.

- Buttatevi in Dio, buttatevi in Dio, e sappiate che se vorrà qualche cosa da voi, vi farà buoni in tutto quello in cui vorrà adoperarvi.

- Bisogna avere grande fiducia in Dio, il quale è quello che è stato sempre: e non bisogna sgomentarsi per cosa accada in contrario.

La volontà di Dio

- Io non voglio altro se non la tua santissima volontà, o Gesù mio.

- Quando l'anima sta rassegnata nelle mani di Dio, e si contenta del divino beneplacito, sta in buone mani, ed è molto sicura che le abbia ad intervenire bene.

- Ognuno vorrebbe stare sul monte Tabor a vedere Cristo trasfigurato: accompagnar Cristo sul monte Calvario pochi vorrebbero.

- E' ottimo rimedio, nel tempo delle tribolazioni e aridità di spirito, l'immaginarsi di essere come un mendico, alla presenza di Dio e dei Santi, e come tale andare ora da questo Santo, ora da quell'altro a domandar loro elemosina spirituale, con quell'affetto e verità onde sogliono domandarla i poveri. E ciò si faccia alle volte  corporalmente, andando ora alla Chiesa di questo Santo, ed ora alla Chiesa di quell'altro a domandar questa santa elemosina.

- Al P. Antonio Gallonio, fortemente tormentato da una interna tribolazione, S. Filippo diceva: Abbia pazienza, Antonio: questa è la volontà di Dio. Abbi pazienza, sta saldo; questo è il tuo Purgatorio.

- A chi si lamentava di certe prove diceva: Non sei degno, non sei degno che il Signore ti visiti.

- Quietati che Dio la vuole, disse una volta ad una mamma a cui moriva una piccola figlia, e ti basta essere stata balia di Dio.

Desiderio di Perfezione

- Non è tempo di dormire, perché il Paradiso non è fatto pei poltroni.

- Bisogna desiderare di far cose grandi per servizio di Dio, e non accontentarsi di una bontà mediocre, ma aver desiderio (se fosse possibile) di passare in santità ed in amore anche S. Pietro e S. Paolo: la qual cosa, benché l'uomo non sia per conseguire, si deve con tutto ciò desiderare, per fare almeno col desiderio quello che non possiamo colle opere.

- Non è superbia il desiderare di passare in santità qualsivoglia Santo: perché il desiderare d'essere santo è desiderio di voler amare ed onorare Dio sopra tutte le cose: e questo desiderio, se si potesse, si dovrebbe stendere in infinito, perché Dio è degno d'infinito onore.

- La santità sta tutta in tre dita di spazio, e si toccava la fronte, cioè nel mortificare la razionale, contrastando cioè a se stesso, all'amore proprio, al proprio giudizio.

- La perfezione non consiste nelle cose esteriori, come in piangere ed altre cose simili, e le lacrime non sono segno che l'uomo sia in grazia di Dio.

- Parlando il Santo di spirito e della perfezione diceva: Ubbidienza, Umiltà, Distacco!

La Preghiera

- L'uomo che non fa orazione è un animale senza ragione.

- Il nemico della nostra salute di nessuna cosa più si contrista, e nessuna cosa cerca più impedire che l'orazione.

- Non vi è cosa migliore per l'uomo che l'orazione, e senza di essa non si può durar molto nella vita dello spirito.

- Per fare buona orazione deve l'anima prima profondissimamente umiliarsi e conoscersi indegna di stare innanzi a tanta maestà, qual è la maestà di Dio, e mostrare a Dio il suo bisogno e la sua impotenza, ed umiliata gettarsi in Dio, che Dio le insegnerà a fare orazione.

- La vera preparazione all'orazione è l'esercitarsi nella mortificazione: perché il volersi dare alla orazione senza questa è come se un uccello avesse voluto incominciar a volare prima di metter le penne.

- Ai giovani diceva: Non vi caricate di troppe devozioni, ma intraprendetene poche, e perseverate in esse. Non tante devozioni, ma tanta devozione.

L'Umiltà

- Figliuoli, siate umili, state bassi: siate umili, state bassi.

- Umiliate voi stessi sempre, e abbassatevi negli occhi vostri e degli altri, acciò possiate diventar grandi negli occhi di Dio.

- Dio sempre ha ricercato nei cuori degli uomini lo spirito d'umiltà, e un sentir basso di sè. Non vi è cosa che più dispiaccia a Dio che l'essere gonfiato della propria stima.

- Non basta solamente onorare i superiori, ma ancora si devono onorare gli eguali e gli inferiori, e cercare di essere il primo ad onorare.

- Per fuggire ogni pericolo di vanagloria voleva il Santo che alcune devozioni particolari si facessero in camera, ed esortava che si fuggisse ogni singolarità. 

proposito della vanagloria diceva: Vi sono tre sorta di vanagloria. La prima è Padrona e si ha quando questa va innanzi all'opera e l'opera si fa per il fine della vanagloria. La seconda è la Compagna e si ha quando l'uomo non fa l'opera per fine di vanagloria, ma nel farla sente compiacenza. La terza è Serva e si ha quando nel far l'opera sorge la vanagloria, ma la persona subito la reprime.

- Per acquistare il dono dell'umiltà sono necessarie quattro cose: spernere mundum, spernere nullum, spernere seipsum, spernere se sperni: cioè disprezzare il mondo, non disprezzare alcuno, disprezzare se stesso, non far conto d'essere disprezzato. E soggiungeva, rispetto all'ultimo grado: A questo non sono arrivato: a questo vorrei arrivare.

- Fuggiva con tutta la forza ogni sorta di dignità: Figliuoli miei, prendete in bene le mie parole, piuttosto pregherei Iddio che mi mandasse la morte, anzi una saetta, che il pensiero di simili dignità. Desidero bene lo spirito e la virtù dei Cardinali e dei Papi, ma non già le grandezze loro.

La Mortificazione

- Figliuoli, umiliate la mente, soggettate il giudizio.

- Tutta l'importanza della vita cristiana consiste nel mortificare la razionale.

- Molto più giova mortificare una propria passione per piccola che sia, che molte astinenze, digiuni e discipline.

- Quando gli capitava qualche persona che avesse fama di santità, era solito provarla con mortificazioni spirituali e se la trovava mortificata e umile, ne teneva conto, altrimenti l'aveva per sospetta, dicendo: Ove non è gran mortificazione, non può esservi gran santità.

- Le mortificazioni esteriori aiutano grandemente all'acquisto della mortificazione interiore e delle altre virtù.

L'Obbedienza

- L'obbedienza buona è quando si ubbidisce senza discorso e si tiene per certo quello che è comandato è la miglior cosa che si possa fare.

- L'obbedienza è il vero olocausto che si sacrifica a Dio sull'altare del nostro cuore, e bisogna sforzarci d'obbedire anche nelle cose piccole, e che paiono di niun momento, poiché in questo modo la persona si rende facile ad essere obbediente nelle cose maggiori.

- E' meglio obbedire al sagrestano e al portinaio quando chiamano, che starsene in camera a fare orazione.

- A proposito di colui che comandava diceva: Chi vuol esser obbedito assai, comandi poco.

La Gioia Cristiana

- Figliuoli, state allegri, state allegri. Voglio che non facciate peccati, ma che siate allegri.

- Non voglio scrupoli, non voglio malinconie. Scrupoli e malinconie, lontani da casa mia.

- L'allegrezza cristiana interiore è un dono di Dio, derivato dalla buona coscienza, mercé il disprezzo delle cose terrene, unito con la contemplazione delle celesti. Si oppone alla nostra allegrezza il peccato; anzi, chi è servo del peccato non può neanche assaporarla: le si oppone principalmente l'ambizione: le è nemico il senso, e molto altresì la vanità e la detrazione. La nostra allegrezza corre gran pericolo e spesso si perde col trattare cose mondane, col consorzio degli ambiziosi, col diletto degli spettacoli.

- Ai giovani che facevano chiasso, a proposito di coloro che si lamentavano, diceva: Lasciateli, miei cari, brontolare quanto vogliono. Voi seguitate il fatto vostro, e state allegramente, perché altro non voglio da voi se non che non facciate peccati. E quando doveva frenare l'irrequietezza dei ragazzi diceva: State fermi, e, sotto voce, se potete.

La Devozione a Maria

- Figliuoli miei, siate devoti della Madonna: siate devoti a Maria.

- Sappiate, figliuoli, e credete a me, che lo so: non vi è mezzo più potente ad ottenere le grazie da Dio che la Madonna Santissima.

- Chiamava Maria il mio amore, la mia consolazione, la mamma mia.

- La Madonna Santissima ama coloro che la chiamano Vergine e Madre di Dio, e che nominano innanzi a Lei il nome santissimo di Gesù, il quale ha forza d'intenerire il cuore.

La Confessione

- La confessione frequente de' peccati è cagione di gran bene all'anima nostra, perché la purifica, la risana e la ferma nel servizio di Dio.

- Nel confessarsi l'uomo si accusi prima de' peccati più gravi e de' quali ha maggior vergogna: perché così si viene a confondere più il demonio e cavar maggior frutto dalla confessione.

La Tentazione

- Le tentazioni del demonio, spirito superbissimo e tenebroso, non si vincono meglio che con l'umiltà del cuore, e col manifestare semplicemente e chiaramente senza coperta i peccati e le tentazioni al confessore.

- Contro le tentazioni di fede invitava a dire: credo, credo, oppure che si recitasse il Credo.

- La vera custodia della castità è l'umiltà: e però quando si sente la caduta di qualcuno, bisogna muoversi a compassione, e non a sdegno: perché il non aver pietà in simili casi, è segno manifesto di dover prestamente cadere.

- Ai giovani dava cinque brevi ricordi: fuggire le cattive compagnie, non nutrire delicatamente il corpo, aborrire l'ozio, fare orazione, frequentare i Sacramenti spesso, e particolarmente la Confessione.

Giaculatorie

Padre Zazzara diceva che il Santo lodava molto le giaculatorie, ed in diversi tempi dell'anno gliele insegnava e ne faceva dire ogni giorno quando una, quando un'altra.

- Per tenere vivo il pensiero della divina presenza ed eccitare la confidenza in Dio sono utilissime alcune orazioni brevi e quelle spesse volte lanciare verso il cielo tra il giorno, alzando la mente a Dio da questo fango del mondo: e chi le usa, ne ricaverà frutto incredibile con poca fatica.




Libro 3 Cap.48.- La vita eterna e le angustie della vita presente


O beata dimora della città suprema, o giorno spendente dell'eternità, che la notte non offusca; giorno perennemente irradiato dalla somma verità; giorno sempre gioioso e sereno; giorno, per sua essenza, immutabile!

Volesse il cielo che tutte queste cose temporali finissero e che sopra di noi brillasse quel giorno; il quale già illumina per sempre, di splendida luce, i santi, mentre, per coloro che sono pellegrini su questa terra, esso splende soltanto da lontano e di riflesso!

Ben sanno i cittadini del cielo quanto sia piena di gioia quell'età; lamentano gli esuli figli di Eva quanto, invece, sia grave e pesante l'età presente. Invero, brevi e duri, pieni di dolori e di angustie, sono i giorni di questo nostro tempo, durante i quali l'uomo è insozzato da molti peccati e irretito da molte passioni, oppresso da molte paure, schiacciato da molti affanni, distratto da molte curiosità, impicciato in molte cose vane, circondato da molti errori, atterrito da molte fatiche, appesantito dalle tentazioni, snervato dai piaceri, afflitto dal bisogno.

Oh!, quando finiranno questi mali; quando mi libererò dalla miserevole schiavitù dei vizi; quando, nella mia mente avrò soltanto te, o Signore, e in te troverò tutta la mia gioia; quando godrò di libertà vera, senza alcun legame, senza alcun gravame della mente e del corpo; quando avrò pace stabile e sicura, da nulla turbata, pace interiore ed esteriore, pace non minacciata da alcuna parte?

O buon Gesù, quando ti vedrò faccia a faccia; quando contemplerò la gloria del tuo regno; quando sarai il tutto per me (1Cor 15,28); quando sarò con te nel tuo regno, da te preparato dall'eternità per i tuoi diletti?

Sono qui abbandonato, povero ed esule in terra nemica, con continue lotte e immani disgrazie. Consola tu il mio esilio, lenisci il mio dolore, perché ogni mio desiderio si volge a te con sospiri. Infatti qualunque cosa il mondo mi offra come sollievo, essa mi è invece di peso. 

Desidero l'intimo godimento di te, ma non mi è dato di raggiungerlo; desidero star saldo alle cose celesti, ma le cose temporali e le passioni non mortificate mi tirano in basso; nello spirito, voglio pormi al di sopra di tutte le cose, ma, nella carne, sono costretto a subirle, contro mia voglia. E così, uomo infelice, combatto con me stesso e divento un peso per me stesso (Gb 7,20), ché lo spirito tende all'alto e la carne al basso.

Oh!, quale è l'intima mia sofferenza, quando, dentro di me, sto pensando alle cose del cielo e, mentre prego, di colpo, mi balza davanti la turba delle cose carnali. Dio mio, "non stare lontano da me" (Sal 70,12) e "non allontanarti in collera dal tuo servo" (Sal 26,9). "Lancia i tuoi fulmini", disperdi questa turba; "lancia le tue saette e saranno sconvolte le macchinazioni del nemico" (Sal 143,6).

Fa' che i miei sentimenti siano concentrati in te; fa' che io dimentichi tutto ciò che appartiene al mondo; fa' che io cacci via e disprezzi le ingannevoli immagini con le quali ci appare il vizio.

Vieni in mio aiuto, o eterna verità, cosicché nessuna cosa vana abbia potere di smuovermi; vieni, o celeste soavità; cosicché ogni cosa non pura fugga davanti al tuo volto.

Ancora, perdonami e assolvimi, nella tua misericordia, ogni volta che, nella preghiera, vado pensando ad altro fuori che a te.

In verità, confesso sinceramente di essere solitamente molto distratto; ché, ben spesso, io non sono là dove materialmente sto e seggo, ma sono invece là dove vengo portato dalla mente. Là dove è il mio pensiero, io sono; il mio pensiero solitamente è là dove sta ciò che io amo; è quello che fa piacere alla nostra natura, o ci è caro per abitudine, che mi viene ad un tratto alla mente.

Per questo tu, che sei la verità, dicesti chiaramente: "dove è il tuo tesoro là è il tuo cuore" (Mt 6,21).

Se amo il cielo, volentieri penso alle cose del cielo; se amo il mondo, mi rallegro delle gioie e mi rattristo delle avversità del mondo; se amo le cose carnali, di esse sovente vado fantasticando; se amo ciò che è spirito, trovo diletto nel pensare alle cose dello spirito. 

Qualunque siano le cose che io amo, di queste parlo e sento parlare volentieri; di queste riporto a casa il ricordo. Beato invece colui che, per te, o Signore, lascia andare tutto ciò che è creato, e che, facendo violenza alla natura, crocifigge i desideri della carne col fervore dello Spirito: così da poterti offrire, a coscienza tranquilla, una orazione pura; così da essere degno di prendere parte ai cori celesti, rifiutando, dentro e fuori di sé, ogni cosa terrena.


Imitazione di Cristo - Libro III - cap.47 (breve)



Sarà pace, in quell'ora che sa il Signore. E non ci sarà giorno e notte, come adesso, ma perpetua luce, chiarità infinita, pace ferma e sicura tranquillità. Allora non dirai: "chi mi libererà da questo corpo di morte?" (Rm 7,24); e non esclamerai "ohimé!, quanto si prolunga questo mio stare quaggiù" (Sal 119,5).

Alza, dunque, il tuo sguardo al cielo: eccomi, insieme a tutti i miei santi, i quali sopportarono grandi lotte, nella vita di quaggiù. Ora essi sono nella gioia, ricevono consolazione, stanno nella serenità, nella pace e nel riposo. E resteranno con me nel regno del Padre mio, per sempre.


San Bernardo - Orazione sulla Piaga della Spalla di Gesù

San Bernardo domandò nella preghiera a Nostro Signore quale fosse stato il maggior dolore sofferto nel corpo durante la sua Passione. 

Gli fu risposto da Gesù: “Io ebbi una piaga sulla spalla, profonda tre dita, e tre ossa scoperte per portare la croce. Questa piaga mi ha dato maggior pena e dolore più di tutte le altre e dagli uomini non è conosciuta. Ma tu rivelala ai fedeli cristiani;
  • sappi che qualunque grazia mi chiederanno in virtù di questa piaga verrà loro concessa;
  • a tutti quelli che per amore di Essa mi onoreranno con tre Padre Nostro, Ave e Gloria al giorno, perdonerò i peccati veniali, non ricorderò più i mortali, gli userò indulgenza e non morranno di morte subitanea;
  • in punto di morte saranno visitati dalla Beata Vergine conseguendo ancora grazia e misericordia.”
Ecco il link alla preghiera:




San Bernardo di Clairvaux - Sermoni per l’Avvento - SERMONE I


Sei circostanze dell’Avvento 

1. Oggi, fratelli, celebriamo l’inizio dell’Avvento. Questo nome, come quello delle altre solennità, è abbastanza celebre e noto al mondo, ma il suo significato non è forse altrettanto conosciuto. Infatti, i poveri figli di Adamo, trascurando di studiare le cose importanti e salutari, cercano piuttosto le cose caduche e transitorie. A chi paragoneremo gli uomini di questa generazione (Mc 4, 30; Lc 7, 31) che vediamo incapaci di staccarsi e separarsi dalle consolazioni terrene e caduche? Sono certamente simili a quei naufraghi che, in procinto di venir sommersi dalle acque, si aggrappano a qualsiasi cosa, la prima che capiti loro tra mano, e la tengono fortemente stretta, anche se si tratta di cose che in nessun modo possono portare aiuto (Is 30, 5), come radici di erbe e cose simili. E se qualcuno viene in loro aiuto, capita talvolta che lo trascinano con sé, sicché non può più aiutare né loro, né se stesso. Così periscono in questo mare grande e spazioso (Sal 104 (103), 25), così periscono i miseri, mentre, seguendo le cose periture, perdono quelle solide, attaccandosi alle quali potrebbero riemergere e salvare la loro vita (Gc 1, 21). Non infatti della vanità, ma della verità è detto: La conoscerete ed essa vi farà liberi (Gv 8, 32). Voi dunque, fratelli, ai quali, in quanto piccoli, Dio rivela quelle cose che tiene nascoste ai sapienti e prudenti (Mt 11, 25), occupatevi di quelle cose che sono veramente salutari, facendone oggetto dei vostri assidui pensieri. 

Riflettete con cura al significato di questo avvento, investigando chi sia colui che viene, donde venga, dove vada, che cosa venga a fare, quando e per quale via egli venga. 

Certamente è questa una curiosità degna di lode e salutare: infatti la Chiesa universale non celebrerebbe questo Avvento con tanta devozione, se non si nascondesse in esso un qualche grande sacramento (Ef 5, 32). 

2. Innanzitutto pertanto, insieme con l’Apostolo, pieno di stupore e di ammirazione (At 2, 12), considerate anche voi la grandezza di costui che viene: egli è infatti, secondo la testimonianza di Gabriele, il Figlio del Dio Altissimo (Lc 1, 32), e conseguentemente Altissimo anche lui. Non possiamo infatti pensare ad un Figlio di Dio degenere, ma dobbiamo confessarlo di uguale altezza e della medesima dignità. Chi non sa infatti che i figli di principe sono anch’essi principi, e i figli di re sono re anch’essi? Ma perché mai delle tre Persone che crediamo e confessiamo e adoriamo nell’eccelsa Trinità, non il Padre, non lo Spirito Santo, ma il Figlio è venuto? Io penso che questo sia stato fatto non senza una ragione. Ma chi mai ha potuto conoscere il pensiero del Signore. O chi mai è stato suo consigliere (Rm 11, 34)? E certamente non fu senza il consiglio della Trinità che venisse il Figlio; e se consideriamo la causa del nostro esilio, forse possiamo capire, almeno un poco, come fosse conveniente che fosse soprattutto il Figlio a liberarci. Lucifero infatti, che si levava al mattino (Is 14, 12), per il fatto di aver tentato di usurpare la somiglianza dell’Altissimo, e di essersi attribuito ingiustamente di essere uguale a Dio (Fil 2, 6), il che è prerogativa del Figlio, venne punito all’istante e precipitato nell’inferno (Is 14, 12), perché il Padre vendicò l’onore del Figlio, e fu come dicesse: A me la vendetta, io darò il dovuto castigo (Rm 12, 19). E subito avresti potuto vedere Satana che come fulmine cadeva dal cielo (Lc 10, 18). Come osi insuperbirti tu, terra e cenere (Sir 10, 9)? Se Dio non ha perdonato agli angeli insuperbiti (Rm 11, 21), quanto più userà lo stesso rigore a tuo riguardo, putredine e verme (Sir 19, 3) che sei. Lucifero non ha fatto nulla, nessuna azione esterna: ha solo avuto un pensiero di superbia e in un istante, in un batter d’occhio (1 Cor 15, 52) fu irreparabilmente precipitato, perché, secondo il Profeta, egli non stette nella verità (Gv 8, 44). 

3. Fuggite la superbia, fratelli miei, ve ne prego; fuggitela con orrore. La superbia è alla base di ogni peccato, essa che ha sprofondato nelle tenebre eterne (Gb 3, 9) così velocemente lo stesso Lucifero che rifulgeva più splendido di tutte le stelle, e da primo degli angeli lo mutò in diavolo. E così, subito ardente d’invidia per l’uomo, ingenerò in lui l’iniquità che aveva concepito in se stesso (Gb 15, 35; Sal 7, 15), persuadendolo a mangiare il frutto proibito, per diventare così simile a Dio, mediante la conoscenza del bene e del male (Gen 3, 5-6). Che cosa offri, che cosa prometti, disgraziato, dal momento che il Figlio dell’Altissimo (Lc 1, 32) ha la chiave della scienza (Lc 11, 52), anzi, è egli stesso la chiave, la chiave di Davide che chiude e nessuno può aprire (Ap 3, 7)? In lui sono nascosti tutti i tesori della sapienza e della scienza (Col 2, 3); tu saresti capace di rubarli per darli all’uomo? Vedete che veramente, come dice il Signore, costui è bugiardo e padre della menzogna (Gv 8, 44). Fu infatti bugiardo quando disse: Sarò simile all’Altissimo (Is 14, 14), e padre della menzogna allorché trasfuse anche nell’uomo il germe avvelenato della sua falsità, dicendo: Sarete come dei (Gen 3, 5). Anche tu, o uomo, vedendo un ladro, corri con lui (Sal 50 (49), 18). Avete notato fratelli, quello che è stato letto questa notte nel profeta Isaia, che riferisce le parole del Signore: I tuoi principi sono infedeli, ovvero, secondo un’altra versione: disobbedienti, compagni dei ladri (Is 1, 23). 

4. In realtà i nostri principi Adamo ed Eva, capostipiti della nostra razza, sono stati disobbedienti, soci di ladri; essi tentano per consiglio del serpente, anzi del diavolo che si serve del serpente, di rubare quello che appartiene al Figlio di Dio. E il Padre non dissimula l’ingiuria (Pr 12, 16) fatta al Figlio — egli infatti ama il Figlio (Gv 5, 20) —, ma subito anche nell’uomo vendica questa ingiuria (Dt 32, 43), e appesantisce la sua mano su di noi (Sal 32 (31), 4). Tutti infatti in Adamo abbiamo peccato (Rm 3, 23; 1 Cor 15, 22), e in lui tutti abbiamo ricevuto la sentenza di dannazione. Che cosa farà il Figlio vedendo che il Padre prende le sue difese, e non perdona ad alcuna delle sue creature? «Ecco, dice, per causa mia il Padre perde le sue creature. Prima l’Angelo ha ambito la mia eccellenza, e ha trovato compagni che lo seguissero; ma subito la gelosia del Padre si è scagliata contro di lui e contro i suoi seguaci, percuotendoli tutti con piaga incurabile (2 Mac 9, 5), con crudele castigo (Ger 30, 14). L’uomo ha voluto rubarmi anche la scienza, che appartiene a me, e neppure di lui ha avuto compassione (Dt 7, 16; Ez 16, 5), né gli ha perdonato. Dio si cura forse dei buoi (1 Cor 9, 9)? Aveva Dio fatto soltanto due nobili creature dotate di ragione, capaci di beatitudine, l’angelo cioè e l’uomo; ma per causa mia perse molti angeli e tutto il genere umano. Dunque, perché sappiano che anch’io amo il Padre (Gv 14, 31), riabbia per mezzo mio quelli che in qualche modo per causa mia sembra aver perduto. Se questa tempesta, dice Giona, è sorta per causa mia, prendetemi e buttatemi in mare (Gn 1, 12 sec. ant. vers.). Tutti mi portano invidia. Vengo, e tale mostro me stesso, che chiunque vorrà invidiarmi, chiunque desidererà di imitarmi, questa emulazione vada a bene suo. So tuttavia che gli angeli disertori si sono dati completamente alla malizia e alla nequizia (1 Cor 5, 8), e non hanno peccato per una qualche ignoranza o fragilità; perciò, non volendo essi pentirsi, è inevitabile che periscano. L’amore del Padre e l’onore del Re esigono la giustizia (Sal 99 (98), 4)». 

5. Per questo infatti egli ha creato da principio gli uomini (Gen 1, 27-28; Mt 19, 4) affinché da essi fossero riempiti i posti rimasti vuoti, e venissero restaurate le rovine della (celeste) Gerusalemme (Is 61, 4). Sapeva infatti che per gli angeli era impossibile una via di ritorno. Conosce infatti la superbia di Moab (Is 16, 6; Ger 48, 29), che è grande, e non ammette rimedio di pentimento, e per questo esclude anche il perdono. Ma per gli uomini non ha creato nessuna creatura per sostituirli, dando a vedere con ciò che per l’uomo c’era ancora redenzione, essendo egli stato soppiantato dalla malizia altrui; per questo gli poteva giovare la carità di un altro. Così, Signore, ti supplico (Es 34, 9), ti piaccia di liberarmi (Sal 40 (39), 14) perché io sono infermo (Sal 6, 3), perché dalla mia terra sono stato dolorosamente strappato (Gen 40, 15), e buttato in questo carcere. Non del tutto innocente, a dire il vero, ma rispetto a colui che mi ha sedotto, un poco innocente. La menzogna mi è stata suggerita, o Signore: venga la verità, onde si scopra la falsità, e io conosca la verità, e la verità mi darà la libertà (Gv 8, 32), a condizione che, scoperta la falsità, io rinunzi completamente ad essa ed aderisca alla verità conosciuta. Diversamente non sarebbe più una umana tentazione (1 Cor 10, 13), né un peccato umano, ma sarebbe ostinazione diabolica: perseverare nel male, infatti, è cosa diabolica, e giustamente meritano di perire con il diavolo (Ap 12, 9) coloro che si ostinano nel peccato (Rm 6, 1). 

6. Ecco, fratelli, avete sentito chi è colui che viene; considerate ora da dove venga, e dove vada. Viene egli dal cuore di Dio Padre nel grembo della Vergine Madre; viene dall’alto dei cieli (Sal 19 (18), 7) nelle inferiori parti della terra. E allora? Non dobbiamo anche noi vivere sulla terra (Bar 3, 38)? Certo, ma a condizione che vi rimanga anche lui. Dove mai infatti si può star bene senza di lui, o si sta male con lui? Chi altri avrò per me in cielo? fuori di te nulla bramo sulla terra, Dio del mio cuore e Dio è la mia sorte per sempre (Sal 73 (72), 25-26). Poiché, anche se dovessi camminare in mezzo alle ombre di morte, non temerò alcun male, se tu sei con me (Sal 23 (22), 4). Ma ora, come vedo, tu scendi sulla terra e agli stessi inferi (Sal 139 (138), 8), non come un prigioniero, ma come uno che è libero anche nell’inferno (Sal 88 (87), 6), come la luce che splende nelle tenebre, e le tenebre non l’hanno accolta (Gv 1, 5). Perciò la sua anima non viene lasciata negli inferi (Sal 16 (15), 10; At 2, 27), né il suo sacro corpo nella terra vede la corruzione. Il Cristo infatti che è disceso, è il medesimo che è asceso (Ef 4, 10), per dar compimento a tutto, e di lui è stato scritto: Passò facendo del bene e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo (At 10, 38), e altrove: Esulta come un prode che percorre la via, egli sorge da un estremo del cielo, e la sua corsa raggiunge l’altro estremo (Sal 19 (18), 6-7). Giustamente perciò esclama l’Apostolo: Cercate le cose di lassù, dove Cristo siede alla destra di Dio (Col 3, 1). Non vi sarebbe infatti stata ragione per invitarci a sollevare al cielo i nostri cuori, se non ci assicurasse che là risiede l’autore della nostra salvezza (Eb 2, 10). Ma vediamo ora quello che segue. Perché, sebbene la materia sia abbondante e si presti a molte considerazioni, la ristrettezza del tempo non consente di prolungare troppo il sermone. Considerando dunque chi è colui che viene, ci è apparsa la sua grande e ineffabile maestà (Sal 29 (28), 3). Osservando di dove venga, ci è apparsa una lunga via (1 Re 19, 7), secondo la testimonianza di colui che, prevenuto da spirito profetico, disse: Ecco, il nome del Signore viene da lontano (Is 30, 27). Guardando poi dove fosse diretto, è apparsa la inestimabile e del tutto impensabile degnazione, che tanta grandezza si sia degnata di scendere nell’orrore di questo carcere. 

7. Ormai non c’è più dubbio che sia in gioco qualcosa di grande, se tanta maestà si è degnata di venire tanto da lontano e scendere in un luogo così indegno. E davvero si tratta di cosa grande, una grande misericordia, una profonda compassione, una carità immensa (Sal 86 (85), 13; Sir 17, 28 ecc). Che cosa pensiamo infatti sia venuto a fare? Questo è quanto dobbiamo chiarire secondo l’ordine che ci siamo proposti. E non abbiamo da faticare a questo riguardo, perché le parole di Cristo e le sue opere manifestano chiaramente lo scopo della sua venuta. È venuto cioè a cercare la centesima pecorella che si era smarrita (Mt 18, 12), scendendo con premura dai monti, ed è venuto per noi, affinché più apertamente sia lodato il Signore per la sua misericordia e per i suoi prodigi a favore degli uomini (Sal 107 (106), 8.15.21). Grande degnazione che Dio venga in cerca dell’uomo, grande dignità dell’uomo così cercato! Di questa dignità se egli volesse gloriarsi, non sarebbe insipiente (2 Cor 12, 6); non che sembri essere qualcosa per se stesso, ma perché ne ha fatto tanto conto colui che lo ha creato. Tutte le ricchezze, tutta la gloria del mondo, infatti, e tutto quanto in esso è oggetto di bramosia, sono cose di nessun conto di fronte a questa gloria; anzi, è un nulla a paragone di essa. Signore, che cosa è un uomo perché te ne curi, un figlio d’uomo perché te ne dia pensiero (Sal 144 (143), 3; Gb 7, 17)? 

8. Tuttavia, vorrei sapere perché mai egli stesso è venuto a noi, e non piuttosto noi siamo andati a lui. Eravamo infatti noi che avevamo bisogno; e non è consuetudine dei ricchi andare ai poveri, anche se volessero farlo. È così, fratelli; era giusto che noi piuttosto andassimo da lui; ma vi erano due difficoltà. Erano offuscati infatti i nostri occhi (Gen 27, 1; 48, 10 ecc), egli invece abita la luce inaccessibile (1 Tm 6, 16); eravamo paralitici giacenti nella barella (Mt 9, 2), e non ci era possibile arrivare alla sua divina altezza. Per questo il benignissimo Salvatore e medico delle anime discese dalla sua altezza, e adattò il suo splendore all’infermità dei nostri occhi. Si rivestì di un corpo glorioso e immune da ogni macchia come di una lampada. Questo è quella lievissima e fulgentissima nuvola (Is 19, 1), sulla quale il Profeta aveva predetto che sarebbe salito per scendere in Egitto. 

9. Ed è ormai da considerare anche il tempo nel quale è venuto il Salvatore. Venne infatti, penso che non lo ignorate, non all’inizio, non a metà, ma alla fine dei tempi. Né a caso, ma veramente con sapienza la Sapienza dispose (Sap 8, 1) di recare l’aiuto quando era maggiormente necessario, non ignorando che i figli di Adamo sono inclini all’ingratitudine. Veramente infatti calava la sera e il giorno volgeva al suo termine (Lc 24, 29), era quasi tramontato il Sole di giustizia (Mal 3, 20), sicché i suoi raggi davano poca luce, e poco calore irradiavano sopra la terra. Era difatti molto scarsa la luce della conoscenza di Dio, e abbondando l’iniquità, si era raffreddato il fervore della carità (Mt 24, 12). Non c’erano più apparizioni di angeli, non più parola di profeta; cessava la loro presenza, quasi vinti dalla disperazione, a causa della eccessiva durezza e ostinazione degli uomini. «Ma io, dice il Figlio, allora ho detto: Ecco, io vengo (Sal 40 (39), 8). Proprio così, mentre un profondo silenzio avvolgeva tutte le cose e la notte era a metà del suo corso, la tua parola onnipotente, o Signore, dal tuo trono regale è venuta (Sap 18, 14). Anche l’Apostolo a questo proposito dice: Quando venne la pienezza dei tempi, Dio mandò il suo Figlio (Gal 4, 4). La pienezza e l’abbondanza delle cose temporali aveva fatto dimenticare e trascurare le cose eterne. Venne dunque opportunamente l’eternità, quando maggiormente prevalevano le cose transitorie. Infatti, per accennare solo a questa, tanto grande fu anche la pace temporale in quel tempo, che bastò l’ordine di un solo uomo per fare il censimento di tutto il mondo (Lc 2, 1). 

10. Conoscete ormai la persona di colui che viene e ambedue i luoghi, quello da cui e quello in cui è venuto. Non ignorate anche la causa e il tempo. Rimane da sapere la via per cui è venuto, e anche questa la dobbiamo diligentemente cercare, come conviene, onde possiamo andargli incontro (Mt 2, 7-8). C’è da notare tuttavia, che, se è venuto una sola volta sulla terra in carne visibile (1 Gv 4, 2) per compiere l’opera della salvezza (Sal 74 (73), 12), ogni giorno viene spiritualmente in modo invisibile per salvare le anime dei singoli (Gc 1, 21; 5, 20), come sta scritto: Spirito è davanti a noi Cristo Signore (Lam 4, 20 sec. ant. vers.). E perché sappiamo che questo spirituale avvento è occulto, dice: Alla sua ombra viviamo tra le genti (ibid.). Perciò se un infermo è incapace di andare incontro ad un tale medico per un tratto di via troppo lungo, conviene tuttavia che alzi la testa e si alzi un poco verso colui che viene. Non ti è necessario, o uomo, passare i mari (Dt 30, 13; Is 23, 2 ecc.), non penetrare le nubi, non valicare i monti. Non ti si para dinanzi una lunga strada (1 Re 19, 7): va’ incontro al tuo Dio fino a te stesso. Vicino a te è la Parola, sulla tua bocca e nel tuo cuore (Rm 10,8). Vagli incontro fino alla compunzione del cuore e alla confessione della bocca (Rm 10, 10), onde uscire almeno dall’immondezza di una misera coscienza, perché è indegno dell’autore della purità entrare là. E questo sia detto di quella venuta con la quale egli si degna con invisibile potenza illustrare le menti dei singoli. 

11. Ci piace però anche considerare la via della sua venuta manifesta, perché le vie del Signore sono vie deliziose, e tutti i suoi sentieri conducono al benessere (Pr 3, 17). Ecco, dice la sposa, viene saltando sui monti, scavalcando le colline (Ct 2, 8). Lo vedi venire, o bellissima, ma prima non potevi vedere dove riposava. Hai detto infatti: Mostrami, o amato dell’anima mia, dove pasci, dove riposi (Ct 1, 6). Riposando pasce gli angeli in quelle perpetue eternità, saziandoli con la visione della sua eternità e immutabilità. Ma non ignorare te stessa, o bellissima (Ct 1, 8), perché mirabile è per te quella visione, troppo alta e tu non la comprendi (Sal 139 (138), 6). Ma ecco, egli è uscito dal suo luogo santo (Ger 4, 7; Mi 1, 3); e lui che, riposando, pasce gli angeli, lui stesso ci ha rapiti e così ci salverà (Os 6, 2), e si vedrà venire e pascersi, lui che riposando e pascendo non era visibile prima. Eccolo che viene salendo sui monti e valicando le colline. Per monti e colline intendi i Patriarchi e i Profeti; e come sia venuto salendo e valicando, leggilo in quelle parole della genealogia di Gesù: Abramo generò Isacco, Isacco generò Giacobbe, ecc. (Mt 1, 2). Da questi monti uscì, come trovi scritto, la radice di Jesse, dalla quale, secondo il Profeta, germogliò la verga (Is 11, 1-2) da cui spuntò un fiore, sul quale si posò il settiforme Spirito. E il medesimo Profeta spiega questo più chiaramente in un altro passo: Ecco, dice, una vergine concepirà e partorirà un figlio, e il suo nome sarà chiamato Emanuele (Is 7, 14), che significa Dio con noi (Mt 1, 23). Quello che prima ha detto fiore, ora lo chiama Emmanuele, e quella che aveva detto verga, spiegandola ulteriormente, chiama ora Vergine. Ma è necessario riservare a un altro giorno la considerazione di questo altissimo mistero, che presenta materia per un sermone a parte, tanto più che quello di oggi è già durato tanto a lungo.





Alcuni tipi di peccati - Dalla prima lettera a Timoteo cap 5,24-25

I peccati di alcuni si manifestano prima del giudizio, e di altri dopo; così anche le opere buone vengono alla luce, e quelle che non lo sono non possono rimanere nascoste.

 


Davide suonava e Saul si calmava e si sentiva meglio.

Lo spirito del Signore si era ritirato da Saul ed egli veniva atterrito da uno spirito cattivo, da parte del Signore. 

Allora i servi di Saul gli dissero: «Vedi, un cattivo spirito sovrumano ti turba. Comandi il signor nostro ai ministri che gli stanno intorno e noi cercheremo un uomo abile a suonare la cetra. Quando il sovrumano spirito cattivo ti investirà, quegli metterà mano alla cetra e ti sentirai meglio». 

Saul rispose ai ministri: «Ebbene cercatemi un uomo che suoni bene e fatelo venire da me». 

Rispose uno dei giovani: «Ecco, ho visto il figlio di Iesse il Betlemmita: egli sa suonare ed è forte e coraggioso, abile nelle armi, saggio di parole, di bell'aspetto e il Signore è con lui». 

Saul mandò messaggeri a Iesse con quest'invito: «Mandami Davide tuo figlio, quello che sta con il gregge». 

Iesse preparò un asino e provvide pane e un otre di vino e un capretto, affidò tutto a Davide suo figlio e lo inviò a Saul. 

Davide giunse da Saul e cominciò a stare alla sua presenza. Saul gli si affezionò molto e Davide divenne suo scudiero. 

E Saul mandò a dire a Iesse: «Rimanga Davide con me, perché ha trovato grazia ai miei occhi». 

Quando dunque lo spirito sovrumano investiva Saul, Davide prendeva in mano la cetra e suonava: Saul si calmava e si sentiva meglio e lo spirito cattivo si ritirava da lui.

Primo Libro di Samuele (I,16:14–23)

  

Un po di musica, se necessaria, fa bene, come un po di vino, se necessario, fa bene allo stomaco come dice nella bibbia San Paolo ... e se lo dice lui... "Non bere soltanto acqua, ma bevi un po' di vino, a causa dello stomaco e dei tuoi frequenti disturbi." Prima lettera a Timòteo cap. 5,23 - la musica quando serve, fa bene, rilassa ... e (pre)dispone ad ogni opera buona.


Pietà di me, Signore, a te grido tutto il giorno.



Signore, tendi l'orecchio, rispondimi, *
    perché io sono povero e infelice.
Custodiscimi perché sono fedele; *
    tu, Dio mio, salva il tuo servo, che in te spera.

Pietà di me, Signore, *
    a te grido tutto il giorno.
Rallegra la vita del tuo servo, *
    perché a te, Signore, innalzo l'anima mia.

Tu sei buono, Signore, e perdoni, *
    sei pieno di misericordia con chi ti invoca.
Porgi l'orecchio, Signore, alla mia preghiera *
    e sii attento alla voce della mia supplica.

Nel giorno dell'angoscia alzo a te il mio grido *
    e tu mi esaudirai.

Fra gli dei nessuno è come te, Signore, *
    e non c'è nulla che uguagli le tue opere.

Tutti i popoli che hai creato verranno †
    e si prostreranno davanti a te, o Signore, *
    per dare gloria al tuo nome;

grande tu sei e compi meraviglie: *
    tu solo sei Dio.

Mostrami, Signore, la tua via, *
    perché nella tua verità io cammini;
donami un cuore semplice *
    che tema il tuo nome.

Ti loderò, Signore, Dio mio, con tutto il cuore *
    e darò gloria al tuo nome sempre,
perché grande con me è la tua misericordia: *
    dal profondo degli inferi mi hai strappato.

Mio Dio, mi assalgono gli arroganti, †
    una schiera di violenti attenta alla mia vita, *
    non pongono te davanti ai loro occhi.

Ma tu, Signore, Dio di pietà, compassionevole, *
    lento all'ira e pieno di amore, Dio fedele,

volgiti a me e abbi misericordia: †
    dona al tuo servo la tua forza, *
    salva il figlio della tua ancella.

Dammi un segno di benevolenza; †
    vedano e siano confusi i miei nemici, *
    perché tu, Signore, mi hai soccorso e consolato.


Siate misericordiosi come il Padre



Dio ci ama come figli.

 



Qualunque cosa facciate, in parole e in opere, tutto avvenga nel nome del Signore Gesù.

Se dunque siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove è Cristo, seduto alla destra di Dio; rivolgete il pensiero alle cose di lassù, non a quelle della terra.

Fate morire dunque ciò che appartiene alla terra: impurità, immoralità, passioni, desideri cattivi e quella cupidigia che è idolatria;

Anche voi un tempo eravate così, quando vivevate in questi vizi. Ora invece gettate via anche voi tutte queste cose: ira, animosità, cattiveria, insulti e discorsi osceni, che escono dalla vostra bocca. 

Non dite menzogne gli uni agli altri: vi siete svestiti dell'uomo vecchio con le sue azioni e avete rivestito il nuovo, che si rinnova per una piena conoscenza, ad immagine di Colui che lo ha creato. Qui non vi è Greco o Giudeo, circoncisione o incirconcisione, barbaro, Scita, schiavo, libero, ma Cristo è tutto e in tutti.

Scelti da Dio, santi e amati, rivestitevi dunque di sentimenti di tenerezza, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di magnanimità, sopportandovi a vicenda e perdonandovi gli uni gli altri, se qualcuno avesse di che lamentarsi nei riguardi di un altro. 

Come il Signore vi ha perdonato, così fate anche voi. 

Ma sopra tutte queste cose rivestitevi della carità, che le unisce in modo perfetto. E la pace di Cristo regni nei vostri cuori, perché ad essa siete stati chiamati in un solo corpo. E rendete grazie!

La parola di Cristo abiti tra voi nella sua ricchezza. Con ogni sapienza istruitevi e ammonitevi a vicenda con salmi, inni e canti ispirati, con gratitudine, cantando a Dio nei vostri cuori. 

E qualunque cosa facciate, in parole e in opere, tutto avvenga nel nome del Signore Gesù, rendendo grazie per mezzo di lui a Dio Padre.  

(Lettera ai Colossesi 3,1-17)

Della mia casa ne avete fatto un covo di ladri - Lc 19,45-48



Gesù, entrato nel tempio, diceva loro: «Sta scritto: “La mia casa sarà casa di preghiera”».

Voi (noi) invece ne avete fatto un covo di ladri, di adulteri, di ingiusti, di idolatri, di miei persecutori, di amici della ricchezza, di orgogliosi e vanitosi, di rabbiosi e senza misericordia, di ingordi, di oziosi, di ipocriti.

Guai a voi sepolcri imbiancati.

Ogni giorno insegnava nel tempio. Tutto il popolo pendeva dalle sue labbra nell’ascoltarlo.

I capi dei sacerdoti e gli scribi cercavano di farlo morire e così anche i capi del popolo; ma non sapevano che cosa fare.

  

Alla vista della città di Gerusalemme, pianse su di essa dicendo: «Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, quello che porta alla pace! Ma ora è stato nascosto ai tuoi occhi.

Per te verranno giorni in cui i tuoi nemici ti circonderanno di trincee, ti assedieranno e ti stringeranno da ogni parte; distruggeranno te e i tuoi figli dentro di te e non lasceranno in te pietra su pietra, perché non hai riconosciuto il tempo in cui sei stata visitata».