La piccolezza di un seme e la speranza della risurrezione.

San Gregorio Magno (ca 540-604)
papa, dottore della Chiesa

Libro XIV, SC 212

Qualcuno, considerando che lo spirito si libera dalla carne, la carne imputridisce, diventa polvere fino a diventare invisibile nelle sue particelle agli occhi umani, dispera di poter risorgere; si vedono ossa disseccate: che quelle ossa si rivestano di carne e possano ritrovare la verde freschezza della vita, non si ha tale fede. Ebbene, se non si possiede la fede nella risurrezione per obbedienza, almeno la si dovrebbe avere per la ragione.

Chi imita infatti ogni giorno il mondo nei suoi elementi? Non è proprio la nostra risurrezione? (...) Consideriamo la piccolezza di un seme d'albero gettato in terra per produrre un albero e immaginiamo, se ne siamo capaci, dove era nascosto nella pochezza di quel seme l'albero immenso che ne è uscito, dove era il tronco, la corteccia, il fogliame, l'abbondanza dei frutti. Si vedeva qualcosa di ciò nel seme gettato in terra? Eppure, secondo il piano segreto del responsabile del progetto che ordina meravigliosamente il divenire universale, nella delicatezza del seme era nascosta la durezza della corteccia, nella fragilità del seme era velata la forza della sua resistenza e nell'aridità l'abbondanza della sua fecondità.

C'è dunque da stupirsi che una polvere così tenue, che sfugge pure ai nostri occhi ridotta alle sue particelle, recuperi forma umana il giorno in cui lo vuole Colui che dai semi più piccoli fa sorgere alberi immensi? 

Poiché noi siamo per costituzione stessa essere dotati di ragione la speranza della nostra risurrezione dovrebbe imporsi al nostro sguardo, alla nostra contemplazione stessa davanti al mondo esterno. Ma siccome si è annebbiato in noi il giudizio della ragione, per darci un esempio, ci è arrivata in più la grazia del Redentore.



"Subito quella si raddrizzò e glorificava Dio" (Lc 13,10-17)

San Gregorio di Narek (ca 944-ca 1010)
monaco e poeta armeno

Libro di preghiere, n° 18

Un tempo non esistevo e tu mi hai voluto.
Non avevo pregato e tu mi hai desiderato e creato.
Non ero ancora venuto alla luce e tu mi hai visto.
Non ero comparso e tu hai avuto pietà di me.
Non ti avevo invocato e ti sei preso cura di me.
Non avevo fatto un gesto con la mano e tu mi hai guardato.
Non avevo supplicato e tu mi hai usato misericordia.
Non avevo articolato parola e tu mi hai sentito.
Non avevo sospirato e tu hai teso l'orecchio.

Pur sapendo cosa mi sarebbe successo,
non mi hai disdegnato.
Avevi considerato con i tuoi occhi preveggenti
gli errori del peccatore quale sono,
eppure mi hai formato.

Ed ora che mi hai creato e salvato,
me, oggetto di tanta sollecitudine,
non permettere che la ferita del peccato causata dall'Accusatore
mi faccia perdere per sempre.

Legata, paralizzata,
curva come la donna sofferente,
la mia povera anima non ha la forza di raddrizzarsi.
Guarda fissa a terra sotto il peso del peccato,
a causa dei duri lacci di Satana...

Tu, unico Misericordioso, chinati su di me,
povero albero malandato, caduto.
Sono secco, fammi rifiorire, in bellezza e splendore,
secondo le parole divine del santo profeta (Ez 17,22-24)...

Tu, unico Protettore,
getta su di me lo sguardo
che viene dalla sollecitudine del tuo amore indicibile...
e dal nulla creerai in me la luce stessa. (cfr Gen 1,3)



Aiutaci, Dio, nostra salvezza, per la gloria del tuo nome.

Lamento nazionale
Salmo 79. Di Asaf.

O Dio, nella tua eredità sono entrate le nazioni,
hanno profanato il tuo santo tempio,
hanno ridotto in macerie Gerusalemme.

Hanno abbandonato i cadaveri dei tuoi servi
in pasto agli uccelli del cielo,
la carne dei tuoi fedeli
agli animali selvaggi.
Hanno versato il loro sangue come acqua
intorno a Gerusalemme, e nessuno seppelliva.

Siamo divenuti l'obbrobrio dei nostri vicini,
scherno e ludibrio di chi ci sta intorno.

Fino a quando, Signore, sarai adirato: per sempre?
Arderà come fuoco la tua gelosia?

Riversa il tuo sdegno sui popoli che non ti riconoscono
e sui regni che non invocano il tuo nome,
perché hanno divorato Giacobbe,
hanno devastato la sua dimora.

Non imputare a noi le colpe dei nostri padri,
presto ci venga incontro la tua misericordia,
poiché siamo troppo infelici.

Aiutaci, Dio, nostra salvezza,
per la gloria del tuo nome,
salvaci e perdona i nostri peccati
per amore del tuo nome.

Perché i popoli dovrebbero dire:
«Dov'è il loro Dio?».
Si conosca tra i popoli, sotto i nostri occhi,
la vendetta per il sangue dei tuoi servi.

Giunga fino a te il gemito dei prigionieri;
con la potenza della tua mano
salva i votati alla morte.

Fà ricadere sui nostri vicini sette volte
l'affronto con cui ti hanno insultato, Signore.

E noi, tuo popolo e gregge del tuo pascolo,
ti renderemo grazie per sempre;
di età in età proclameremo la tua lode.


Cercava di amare per Lui, per mostrare il suo amore a Lui.

Lettera 85 a Nicola di Osimo, n° 39

"Sono venuto a portare il fuoco sulla terra"

      Mi ricordo, dolcissimo Padre, d'una serva di Dio [santa Caterina] alla quale fu rivelato quanto è caro a Dio ciò che si fa per la Chiesa, e ve lo dico affinché siate incoraggiato a patire per essa.  

      So che una volta fra le altre questa serva di Dio desiderava ardentemente dare il suo sangue, distruggere e consumare tutto in lei per la Sposa di Cristo, per la santa Chiesa; si sforzava con la sua intelligenza di capire il suo nulla e la bontà di Dio nei suoi confronti; vedeva che Dio, per amore, le aveva dato l'essere e tutte le grazie e tutti i doni che vi aveva aggiunti. Vedendo e gustando questo amore, questo abisso di carità, non vedeva altro mezzo per ringraziarlo che amarlo; non potendo essergli utile, non sapeva come provargli il suo amore, allora cercava di amare per lui qualcosa che le permettesse di mostrare il suo amore. 

      Ella vedeva che Dio ama di un amore infinito la creatura razionale, e questo amore ella lo trovava in se stessa e in tutti, perché noi tutti siamo amati da Dio: aveva dunque un mezzo di mostrare se amava Dio o no, poiché poteva così essergli utile. Allora si metteva con ardore ad amare il prossimo e sentiva un tale amore per la salvezza di lui, che avrebbe dato con gioia la vita per ottenerla. (...)

      Così quest'anima, vedendo tanta grandezza e profondità nella bontà di Dio, e ciò che doveva fare per piacergli di più, aumentava sempre più l'ardore del desiderio; le sembrava che se avesse potuto dare la vita mille volte al giorno fino al giudizio finale sarebbe stato meno di una goccia di vino nel mare; e ciò è anche vero.

Santa Caterina da Siena (1347-1380) terziaria domenicana, dottore della Chiesa, compatrona d'Europa



La grande felicità di essere tutto di Dio.

Ho capito che è una grande felicità essere tutto di Dio, vista la sua infinita grandezza. Ho capito ciò con un paragone. 

Dio ci onora di chiamarci alla santità come un re che sceglie uno dei suoi sudditi perché sia unicamente per sé e non vuole che faccia alcun servizio ad altri, ma solo direttamente alla sua propria persona, e vuole tutta la sua amicizia.

Dio ci onora di chiamarci alla santità così.

San Claudio La Colombière (1641-1682) - Gesuita

Dal Diario spirituale






Non dobbiamo affannarci per le cose che ci sono necessarie.

San Giovanni Eudes (1601-1680)
sacerdote, predicatore, fondatore di istituti religiosi

Il Regno di Gesù, II, 30; OC I, 238-239
« Gettate in Dio ogni vostra preoccupazione, perché egli ha cura di voi » (1 Pt 5, 7)

Il nostro amabilissimo Salvatore ci assicura più volte, nelle Sacre Scritture, che si prende cura di noi ed è costantemente vigilante nei nostri confronti; ci porta e ci porterà sempre nel suo seno, nel suo cuore, nel suo grembo. E non si accontenta di dirlo una o due volte, ma lo dice e lo ridice fino a cinque volte nello stesso passo.

Altrove dice che, se anche si trovasse una donna capace di dimenticare il bambino che ha portato in grembo, lui invece non ci dimenticherà mai; ci ha disegnati sulle palme delle mani per averci sempre davanti a sé; dice che, chiunque ci tocchi, tocca la pupilla del suo occhio.

Non dobbiamo affannarci per le cose che ci sono necessarie per vivere e vestirci, poiché egli sa che ne abbiamo bisogno e ne ha cura per noi; i capelli del nostro capo sono tutti contati e nemmeno uno perirà; il Padre suo ci ama come ama lui e lui ci ama come lo ama il Padre suo; vuole che siamo dove egli è, che cioè riposiamo con lui nel seno e nel cuore del Padre suo.





Voglio farmi santa.

 "Gesù è il mio Maestro, il mio aiuto, il mio sostegno, il mio tutto... il mio Modello da seguire se voglio farmi santa"

-  DAL DIARIO SPIRITUALE DI SANTA M. BERTILLA -

Tutta la gloria a Dio, tutta la gioia al prossimo, tutto il sacrificio per me.





Come Gesù. Perfetta rassegnazione alla volontà divina.

La virtù più gradita a Dio è la rassegnazione alla sua santa volontà e abbandonarsi a Dio. 

La più grande perfezione di un'anima consiste in un vero e totale abbandono fra le mani del Sommo Bene. Questo abbandono comporta una perfetta rassegnazione alla volontà divina in tutto ciò che accade. (San Paolo della Croce)

Come Gesù.

Come il caro Gesù ha voluto che la sua santissima vita sulla terra passasse sempre in mezzo a pene, fatiche, sforzi, angosce, disprezzi, calunnie, dolori, flagelli, chiodi, spine fino all'amarissima morte in croce, così, egualmente, quelli che si avvicinano a lui devono condurre la loro vita in mezzo alle pene, alla croce, alle tribolazioni. (San Paolo della Croce)





Il Signore la farà Santa.

LETTERE DI SAN PAOLO DELLA CROCE
ALDOBRANDINI MARIA. Ischia di Castro.
S. Angelo - Vetralla, 23 dicembre 1756.

Lei sarà un grand’Istrumento della Sua Gloria, e il Signore la farà santa:
tenga nel suo cuore quest’espressione che faccio, ed intanto preghi Sua Divina Maestà che
apra la via, e la renda disposta per ricevere una grazia tanto segnalata.

Lei s’abbandoni nel Seno Santissimo di Gesù come una bambina, e gli chieda in
grazia che l’ammaestri nella via della S. Perfezione, e gl’insegni a fare orazione; e stia certa, che
gliela insegnerà.

Per la sua sanità stia sicura, che Sua Divina Maestà gliela concederà.

Ora però è tempo di sofferenza e di rassegnazione,
giacché il Signore per mezzo di tale infermità le purifica lo spirito ed anche il corpo, acciò
purificato sia un vivo tempio dello Spirito Santo.



È infatti vicino il giorno del Signore.

Gl 1,13-15; 2,1-2
Dal libro del profeta Gioèle

Cingete il cilicio e piangete, o sacerdoti,
urlate, ministri dell'altare,
venite, vegliate vestiti di sacco,
ministri del mio Dio,
perché priva d'offerta e libagione
è la casa del vostro Dio.

Proclamate un solenne digiuno,
convocate una riunione sacra,
radunate gli anziani
e tutti gli abitanti della regione
nella casa del Signore, vostro Dio,
e gridate al Signore:

«Ahimè, quel giorno!
È infatti vicino il giorno del Signore
e viene come una devastazione dall'Onnipotente».

Suonate il corno in Sion
e date l'allarme sul mio santo monte!
Tremino tutti gli abitanti della regione
perché viene il giorno del Signore,
perché è vicino,
giorno di tenebra e di oscurità,
giorno di nube e di caligine.


Che vantaggio abbiamo ricevuto?

 Ml 3, 13-4,2

Dal libro del profeta Malachìa

Duri sono i vostri discorsi contro di me - dice il Signore - e voi andate dicendo: «Che cosa abbiamo detto contro di te?». Avete affermato: «È inutile servire Dio: che vantaggio abbiamo ricevuto dall'aver osservato i suoi comandamenti o dall'aver camminato in lutto davanti al Signore degli eserciti? Dobbiamo invece proclamare beati i superbi che, pur facendo il male, si moltiplicano e, pur provocando Dio, restano impuniti».

Allora parlarono tra loro i timorati di Dio. Il Signore porse l'orecchio e li ascoltò: un libro di memorie fu scritto davanti a lui per coloro che lo temono e che onorano il suo nome. Essi diverranno - dice il Signore degli eserciti - la mia proprietà particolare nel giorno che io preparo. Avrò cura di loro come il padre ha cura del figlio che lo serve. Voi allora di nuovo vedrete la differenza fra il giusto e il malvagio, fra chi serve Dio e chi non lo serve.

Ecco infatti: sta per venire il giorno rovente come un forno. Allora tutti i superbi e tutti coloro che commettono ingiustizia saranno come paglia; quel giorno, venendo, li brucerà - dice il Signore degli eserciti - fino a non lasciar loro né radice né germoglio. Per voi, che avete timore del mio nome, sorgerà con raggi benefici il sole di giustizia.


Salvaci, Signore, per la gloria del tuo nome.

Sal.78

O Dio, nella tua eredità sono entrate le genti:
hanno profanato il tuo santo tempio,
hanno ridotto Gerusalemme in macerie.
Hanno abbandonato i cadaveri dei tuoi servi
in pasto agli uccelli del cielo,
la carne dei tuoi fedeli agli animali selvatici.

Salvaci, Signore, per la gloria del tuo nome.

Hanno versato il loro sangue come acqua
intorno a Gerusalemme
e nessuno seppelliva.
Siamo divenuti il disprezzo dei nostri vicini,
lo scherno e la derisione di chi ci sta intorno.
Fino a quando sarai adirato, Signore: per sempre?
Arderà come fuoco la tua gelosia?

Salvaci, Signore, per la gloria del tuo nome.

Non imputare a noi le colpe dei nostri antenati:
presto ci venga incontro la tua misericordia,
perché siamo così poveri!
Aiutaci, o Dio, nostra salvezza,
per la gloria del tuo nome;
liberaci e perdona i nostri peccati
a motivo del tuo nome.

Salvaci, Signore, per la gloria del tuo nome.


San Gerardo Maiella - Religioso redentorista

Colpito dalla tubercolosi, deve mettersi a letto; sulla porta della sua cella ha fatto scrivere; “Qui si fa la volontà di Dio, come vuole Dio e fino a quando vuole Dio”. 

Muore il 16 ottobre 1755: ha soltanto 29 anni.





Ma ora, salvaci con i tuoi prodigi; da' gloria al tuo nome, Signore.

Bar 1, 15-22

Dal libro del profeta Baruc

Al Signore, nostro Dio, la giustizia; a noi il disonore sul volto, come oggi avviene per l'uomo di Giuda e per gli abitanti di Gerusalemme, per i nostri re e per i nostri capi, per i nostri sacerdoti e i nostri profeti e per i nostri padri, perché abbiamo peccato contro il Signore, gli abbiamo disobbedito, non abbiamo ascoltato la voce del Signore, nostro Dio, che diceva di camminare secondo i decreti che il Signore ci aveva messo dinanzi. Dal giorno in cui il Signore fece uscire i nostri padri dall'Egitto fino ad oggi noi ci siamo ribellati al Signore, nostro Dio, e ci siamo ostinati a non ascoltare la sua voce.

Così, come accade anche oggi, ci sono venuti addosso tanti mali, insieme con la maledizione che il Signore aveva minacciato per mezzo di Mosè, suo servo, quando fece uscire i nostri padri dall'Egitto per concederci una terra in cui scorrono latte e miele.

Non abbiamo ascoltato la voce del Signore, nostro Dio, secondo tutte le parole dei profeti che egli ci ha mandato, ma ciascuno di noi ha seguito le perverse inclinazioni del suo cuore, ha servito dèi stranieri e ha fatto ciò che è male agli occhi del Signore, nostro Dio.

Parola di Dio


Signore, quanto hai fatto ricadere su di noi, * l'hai fatto con retto giudizio, poiché noi abbiamo peccato, * non abbiamo obbedito ai tuoi comandamenti. * Ma ora, salvaci con i tuoi prodigi; da' gloria al tuo nome, Signore, * fa' con noi secondo la tua clemenza, * secondo la tua grande misericordia. (Dn 3, 31.29.43.42)


Santa Margherita Maria Alacoque

Entrata tra le monache dell’Ordine della Visitazione della beata Maria, corse in modo mirabile lungo la via della perfezione; dotata di mistici doni e particolarmente devota al Sacratissimo Cuore di Gesù, fece molto per promuoverne il culto nella Chiesa. A Paray-le-Monial nei pressi di Autun in Francia, il 17 ottobre, si addormentò nel Signore.




Ma ora, Signore, fa' con noi secondo la tua clemenza.

Signore, quanto hai fatto ricadere su di noi,  l'hai fatto con retto giudizio, poiché noi abbiamo peccato,  non abbiamo obbedito ai tuoi comandamenti.  

Ma ora, salvaci con i tuoi prodigi; da' gloria al tuo nome, Signore,  fa' con noi secondo la tua clemenza,  secondo la tua grande misericordia. (Dn 3, 31.29.43.42)






Santa Caterina da Siena - La grande Provvidenza

 Sono io questa grande provvidenza, che mai manca ai miei servi

       [Santa Caterina ha sentito Dio dirle:] Tutto ha ordinato la mia provvidenza, tutto ha disposto con sapienza perfetta. Ho dato molto all'uomo perché sono ricco e lo potevo fare; e lo posso sempre, poiché infinita è la mia ricchezza.

      Tutto è stato fatto per mezzo di me e senza di me nulla può esistere. L'uomo vuole la bellezza, io sono la bellezza; vuole la bontà, io sono la bontà, poiché sono buono in modo superlativo; io sono la sapienza, io sono dolce, io sono giusto, io sono misericordioso. Io sono generoso, non avaro; sono colui che dà a chi chiede; apro a chi bussa veramente; rispondo a chi mi chiama. Non sono ingrato, riconosco i miei servi e amo ricompensare coloro che si spendono per me, per l'onore e la gloria del mio nome. Sono nella gioia e mantengo nell'allegria costante l'anima che si è rivestita della  mia volontà. Sono io questa grande provvidenza, mai manca ai miei servi che in ella sperano, sia per la loro anima, sia per il loro corpo.  (...)

      Non ti ricordi di aver letto nella vita dei Padri del deserto la storia di quel santo uomo che aveva rinunciato a tutto e a se stesso per la gloria e l'onore del mio nome. Poiché era malato, la mia clemenza vegliava su di lui e gli inviò un angelo per assisterlo e provvedere alle sue necessità. Così il corpo era aiutato nella sua miseria, mentre l'anima restava in un'inesprimibile gioia, gustando la dolcezza di questo angelico scambio. All'occorrenza, lo Spirito Santo è per l'uomo una madre che lo nutre nel seno della mia divina carità. (...) Il mio Spirito Santo, il servo che la mia potenza gli ha donato, lo riveste, lo nutre, lo inebria di dolcezza, lo colma di ricchezze inestimabili. (...) Oh! Quanto è felice quell'anima che, in un corpo mortale, gusta altrettanto il bene immortale!

Santa Caterina da Siena (1347-1380) terziaria domenicana, dottore della Chiesa, compatrona d'Europa

La Provvidenza della Misericordia, cap. VII, n° 141