Non fatevi troppi problemi!

Sant'Alfonso Maria de' Liguori
(1696-1787), vescovo e dottore della Chiesa

Di che cosa conversare con Dio?

Considerate questo: Dio vi ama più di quanto voi potete amare voi stesso; perciò, che avete da temere?  "Di me ha cura il Signore" (Sal 40,18), ripeteva David, e questo pensiero lo confortava. 

Dite anche voi: Signore, mi abbandono nelle vostre braccia; non voglio altro che amarvi e compiacervi; eccomi pronto a fare tutto quanto vorrete. Voi desiderate farmi più che bene, e avrete cura di farlo: è a voi allora che lascio la cura della mia salvezza, poiché mi ordinate di porre in voi tutta la speranza. "In pace mi corico e subito mi addormento, perché tu solo, Signore, fiducioso mi fai riposare" (Sal 4,9).

"Abbiate per Dio sentimenti degni della sua bontà" (Sap 1,1 Vg). Con queste parole il Sapiente ci esorta ad affidarci alla misericordia di Dio molto di più che temere la sua giustizia. Dio infatti è immensamente più portato a benedire che a castigare, secondo la parola di Giacomo: "La misericordia ha sempre la meglio sul giudizio" (Gc 2,13). Da ciò la raccomandazione dell'apostolo san Pietro: "Riversate su di lui ogni vostra preoccupazione, perché egli ha cura di voi" (1 P 5,7). 

Si tratta delle ansie riguardo i nostri interessi sia temporali che eterni: dobbiamo abbandonarci senza riserve alla bontà di Dio, ma soprattutto fidarci della cura massima che lui ha per la nostra salvezza.





Chi ama è abitato da Dio

San Leone Magno ( - ca 461)
papa e dottore della Chiesa

Chi desidera sapere se abita in lui il Dio di cui si dice: "Come è ammirabile Dio nei suoi santi!" (Sal 58,36), scruti con esame sincero il profondo del cuore e cerchi attentamente con quale umiltà resiste all'orgoglio, con quale benevolenza combatte l'invidia, in quale misura non si lascia prendere da parole adulatorie e si rallegra del bene degli altri; guardi se non desidera rendere male per male e se preferisce lasciare non vendicate le ingiurie piuttosto che perdere l'immagine e la somiglianza col Creatore che chiama tutti gli uomini a conoscerlo attraverso i benefici che a tutti prodiga, facendo "sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e piovere sui giusti e sugli ingiusti" (Mt 5,45).

E perché questa ricerca non si esaurisca nell'esame scrupoloso di tante cose, egli si chieda se nelle pieghe del suo cuore si trovi la madre di tutte le virtù: la carità. Se trova il cuore interamente teso all'amore di Dio e del prossimo al punto da voler che i nemici ricevano, loro pure, i beni che egli desidera per sé, allora chi è in queste disposizioni non può dubitare che Dio lo diriga e lo abiti. E lo accoglie tanto più magnificamente in quanto non è in se stesso che si vanta, ma nel Signore. (1 Cor 1,31)

Ama Dio e il prossimo tuo.

Amare di Dio consiste nel donarsi a Lui, nel dedicare la nostra vita a Lui offrendola in dono in risposta al Suo Amore. E Dio vuole che noi ci dedichiamo al nostro prossimo, che lo aiutiamo. Quindi la nostra vita consiste nel dedicarci, nel vincolarci, al nostro prossimo per amor di Dio che c'è lo chiede. Questo lo si può fare con l'azione, con la parola, con la preghiera.


“Aveva ancora uno, il figlio prediletto: lo inviò loro per ultimo”

San Basilio (ca 330-379)

monaco e vescovo di Cesarea in Cappadocia, dottore della Chiesa

Dio aveva creato l’uomo a sua immagine e a sua somiglianza (Gen 1,26), l’aveva reso degno di conoscere lui stesso, lo aveva messo al di sopra di tutti gli esseri viventi con il dono dell’intelligenza, gli aveva concesso di godere delle delizie incomparabili del Paradiso, e infine l’aveva costituito signore di tutto quanto c’era sulla terra. 

Tuttavia, quando l’ha visto, corrotto dal serpente, cadere nel peccato e, a causa del peccato, nella morte e nelle sofferenze che vi conducono, non l’ha rigettato. Anzi, gli ha dato dapprima l’aiuto della Legge; ha designato angeli per custodirlo e per prendersi cura di lui; ha inviato i profeti per rimproverare la cattiveria ed insegnargli la virtù. (…) 

Quando, nonostante queste grazie ed altre ancora, gli uomini hanno continuato a disobbedire, non si è da loro allontanato. 

Dopo aver offeso il nostro benefattore con l'indifferenza di fronte ai segni del suo amore, non siamo stati abbandonati dalla bontà del Signore, né privati del suo amore, ma siamo stati strappati alla morte e restituiti alla vita da nostro Signore Gesù Cristo, ed è degno di ammirazione ancora più grande il modo con cui siamo stati salvati. 

“Pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio; ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo” (Fil 2,6-7). “Si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori, è stato trafitto per i nostri delitti” per salvarci con le sue piaghe (Is 53, 4-5). “Ci ha riscattati dalla maledizione della legge, diventando lui stesso maledizione per noi” (Gal 3,13); ha sofferto la morte più infamante per condurci alla vita della gloria. E non gli è bastato di restituire alla vita coloro che erano nella morte, li ha rivestiti della dignità divina ed ha preparato per loro nel riposo eterno una felicità che supera ogni immaginazione umana. “Che cosa renderò al Signore per quanto mi ha dato?” (Sal 116,12) E’ così buono che che non chiede nulla in cambio dei suoi benefici: gli basta di essere amato.