Ecco l'agnello di Dio .. Una rivoluzione inspettata ma molto gradita

Ecco l'agnello di Dio ... questa è la novità della preghiera, non la fà più il popolo a Dio, ma Dio fa il sacrificio, la preghiera per il popolo dicendo Ecco l'agnello di Dio, il mio unico figlio che io sacrifico per voi, non più come ai tempi antichi in cui mi sacrificavano delle vittime immolandole nel tempio di Gerusalemme. Adesso è Dio che prega per noi, che prega noi, che si sacrifica per noi. 

Questa preghiera va bene? Una rivoluzione inspettata ma molto utile e gradita


Ecco l'Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo




Salmo 120 - Preghiera di un afflitto che è stanco e sfoga dinanzi a Dio la sua angoscia.



Signore, ascolta la mia preghiera,
a te giunga il mio grido.
Non nascondermi il tuo volto;
nel giorno della mia angoscia
piega verso di me l'orecchio.
Quando ti invoco: presto, rispondimi.

Si dissolvono in fumo i miei giorni
e come brace ardono le mie ossa.
Il mio cuore abbattuto come erba inaridisce,
dimentico di mangiare il mio pane.
Per il lungo mio gemere
aderisce la mia pelle alle mie ossa.

Sono simile al pellicano del deserto,
sono come un gufo tra le rovine.
Veglio e gemo
come uccello solitario sopra un tetto.
Tutto il giorno mi insultano i miei nemici,
furenti imprecano contro il mio nome.
Di cenere mi nutro come di pane,
alla mia bevanda mescolo il pianto,
davanti alla tua collera e al tuo sdegno,
perché mi sollevi e mi scagli lontano.
I miei giorni sono come ombra che declina,
e io come erba inaridisco.

Ma tu, Signore, rimani in eterno,
il tuo ricordo per ogni generazione.
Tu sorgerai, avrai pietà di Sion,
perché è tempo di usarle misericordia:
l'ora è giunta.
Poiché ai tuoi servi sono care le sue pietre
e li muove a pietà la sua rovina.

I popoli temeranno il nome del Signore
e tutti i re della terra la tua gloria,
quando il Signore avrà ricostruito Sion
e sarà apparso in tutto il suo splendore.
Egli si volge alla preghiera del misero
e non disprezza la sua supplica.

Questo si scriva per la generazione futura
e un popolo nuovo darà lode al Signore.
Il Signore si è affacciato dall'alto del suo santuario,
dal cielo ha guardato la terra,
per ascoltare il gemito del prigioniero,
per liberare i condannati a morte;
perché sia annunziato in Sion il nome del Signore
e la sua lode in Gerusalemme,
quando si aduneranno insieme i popoli
e i regni per servire il Signore.

Ha fiaccato per via la mia forza,
ha abbreviato i miei giorni.
Io dico: Mio Dio,
non rapirmi a metà dei miei giorni;
i tuoi anni durano per ogni generazione.
In principio tu hai fondato la terra,
i cieli sono opera delle tue mani.
Essi periranno, ma tu rimani,
tutti si logorano come veste,
come un abito tu li muterai
ed essi passeranno.

Ma tu resti lo stesso
e i tuoi anni non hanno fine.
I figli dei tuoi servi avranno una dimora,
resterà salda davanti a te la loro discendenza.




San Giovanni Bosco - Imitare Gesù e lasciarsi guidare dall'amore

Dalle «Lettere» 
(Epistolario, Torino, 1959, 4,202.204-205.209)


    Se vogliamo farci vedere amici del vero bene dei nostri allievi, ed obbligarli a fare il loro dovere, bisogna che voi non dimentichiate mai che rappresentate i genitori di questa cara gioventù, che fu sempre tenero oggetto delle mie occupazioni, dei miei studi, del mio ministero sacerdotale, e della nostra Congregazione salesiana. Se perciò sarete veri padri dei vostri allievi, bisogna che voi ne abbiate anche il cuore; e non veniate mai alla repressione o punizione senza ragione e senza giustizia, e solo alla maniera di chi vi si adatta per forza e per compiere un dovere.

    Quante volte, miei cari figliuoli, nella mia lunga carriera ho dovuto persuadermi di questa grande verità! È certo più facile irritarsi che pazientare: minacciare un fanciullo che persuaderlo: direi ancora che è più comodo alla nostra impazienza ed alla nostra superbia castigare quelli che resistono, che correggerli col sopportarli con fermezza e con benignità. La carità che vi raccomando è quella che adoperava san Paolo verso i fedeli di fresco convertiti alla religione del Signore, e che sovente lo facevano piangere e supplicare quando se li vedeva meno docili e corrispondenti al suo zelo.

    Difficilmente quando si castiga si conserva quella calma, che è necessaria per allontanare ogni dubbio che si opera per far sentire la propria autorità, o sfogare la propria passione.
    Riguardiamo come nostri figli quelli sui quali abbiamo da esercitare qualche potere. Mettiamoci quasi al loro servizio, come Gesù che venne ad ubbidire e non a comandare, vergognandoci di ciò che potesse aver l'aria in noi di dominatori; e non dominiamoli che per servirli con maggior piacere. Così faceva Gesù con i suoi apostoli, tollerandoli nella loro ignoranza e rozzezza, nella loro poca fedeltà, e col trattare i peccatori con una dimestichezza e familiarità da produrre in alcuni lo stupore, in altri quasi lo scandalo, ed in molti la santa speranza di ottenere il perdono da Dio. Egli ci disse perciò di imparare da lui ad essere mansueti ed umili di cuore (Mt 11,29).

    Dal momento che sono i nostri figli, allontaniamo ogni collera quando dobbiamo reprimere i loro falli, o almeno moderiamola in maniera che sembri soffocata del tutto. Non agitazione dell'animo, non disprezzo negli occhi, non ingiuria sul labbro; ma sentiamo la compassione per il momento, la speranza per l'avvenire, ed allora voi sarete i veri padri e farete una vera correzione.

    In certi momenti molto gravi, giova più una raccomandazione a Dio, un atto di umiltà a lui, che una tempesta di parole, le quali, se da una parte non producono che male in chi le sente, dall'altra parte non arrecano vantaggio a chi le merita.

    Ricordatevi che l'educazione è cosa del cuore, e che Dio solo ne è il padrone, e noi non potremo riuscire a cosa alcuna, se Dio non ce ne insegna l'arte, e non ce ne mette in mano le chiavi.

    Studiamoci di farci amare, di insinuare il sentimento del dovere del santo timore di Dio, e vedremo con mirabile facilità aprirsi le porte di tanti cuori ed unirsi a noi per cantare le lodi e le benedizioni di colui, che volle farsi nostro modello, nostra via, nostro esempio in tutto, ma particolarmente nell'educazione della gioventù.



I miei veri servi procurano di soffrire con Me

  
Gesù disprezzato, odiato, maltrattato, povero, affaticato, affamato, assetato, arrestato, accusato falsamente, tradito, venduto per soldi, criticato, schiaffeggiato, osteggiato, perseguitato, dichiarato indemoniato, abbandonato, schernito, insultato, oltraggiato, trafitto di spine, colpito con pugni e calci, sputato, flaggellato, torturato, offeso, sofferente, crocifisso crudelmente, ammazzato, lancinato.

Diceva S. Francesco di Sales: «Tutte le piaghe del Redentore sono tante bocche le quali c'insegnano come bisogna per lui patire. Questa è la scienza dei Santi, soffrire costantemente per Gesù; e così diverremo presto Santi».  

E ancora diceva Sant'Alfonso de Liguori: «Chi ama Gesù Cristo desidera vedersi trattato come fu trattato Gesù Cristo, povero, straziato e disprezzato», al capitolo V del suo libro "Pratica di amare Gesù Cristo" - Caritas patiens est. - L'anima che ama Gesù Cristo ama il patire.

I miei veri servi procurano di soffrire con Me -  Gesù a Suor Maria Marta Chambon della Visítazione Santa Maria di Chambéry - Dal libro "Le Sante Piaghe di N. S. G. C."









Noi ci affidiamo a Te - Preghiera di San Pio da Pietrelcina


Non abbandonarci alla tristezza
perché tu, Signore, sei con noi sempre.
Tu non ci lascerai un istante. 
Se non avessi steso la mano...
quante volte la nostra fede avrebbe vacillato!

Tu, Signore, sei sempre intento ad accogliere le nostre confidenze.
Aiutaci a non abbatterci nelle sofferenze fisiche e morali.
Non permettere di affliggerci fino a perdere la pace interiore. 
Fa’ che camminiamo con buona fede, senza inquietudini e sconforti. 

Noi ci affidiamo a te: 
prendici la mano e guidaci pur per incogniti sentieri. 
Insegnaci ad affrontare la prova a mente serena, per amore tuo che la permetti. 
Donaci di acquistare tesori per la santa eternità.

(San Pio da Pietrelcina)


Avevo peccato e violato la giustizia, ma egli non mi ha punito per quel che meritavo (Gb 33)

Dio è infatti più grande dell'uomo.

Perché ti lamenti di lui,
se non risponde ad ogni tua parola?

Dio parla in un modo
o in un altro, ma non si fa attenzione.

Parla nel sogno, visione notturna,
quando cade il sopore sugli uomini
e si addormentano sul loro giaciglio;
apre allora l'orecchio degli uomini
e con apparizioni li spaventa,
per distogliere l'uomo dal male
e tenerlo lontano dall'orgoglio,
per preservarne l'anima dalla fossa
e la sua vita dalla morte violenta.

Lo corregge con il dolore nel suo letto
e con la tortura continua delle ossa;
quando il suo senso ha nausea del pane,
il suo appetito del cibo squisito;
quando la sua carne si consuma a vista d'occhio
e le ossa, che non si vedevano prima, spuntano fuori,
quando egli si avvicina alla fossa
e la sua vita alla dimora dei morti.

Ma se vi è un angelo presso di lui,
un protettore solo fra mille,
per mostrare all'uomo il suo dovere,
abbia pietà di lui e dica:
«Scampalo dallo scender nella fossa,
ho trovato il riscatto»,
allora la sua carne sarà più fresca che in gioventù,
tornerà ai giorni della sua adolescenza:
supplicherà Dio e questi gli userà benevolenza,
gli mostrerà il suo volto in giubilo,
e renderà all'uomo la sua giustizia.

Egli si rivolgerà agli uomini e dirà:
«Avevo peccato e violato la giustizia,
ma egli non mi ha punito per quel che meritavo;
mi ha scampato dalla fossa
e la mia vita rivede la luce».

Ecco, tutto questo fa Dio,
due volte, tre volte con l'uomo,
per sottrarre l'anima sua dalla fossa
e illuminarla con la luce dei viventi.


(Gb 33)



«Ecco l'opera del Signore!» Salmo 22. Di Davide.



«Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?
Tu sei lontano dalla mia salvezza»:
sono le parole del mio lamento.

Dio mio, invoco di giorno e non rispondi,
grido di notte e non trovo riposo.
Eppure tu abiti la santa dimora,
tu, lode di Israele.

In te hanno sperato i nostri padri,
hanno sperato e tu li hai liberati;
a te gridarono e furono salvati,
sperando in te non rimasero delusi.

Ma io sono verme, non uomo,
infamia degli uomini, rifiuto del mio popolo.
Mi scherniscono quelli che mi vedono,
storcono le labbra, scuotono il capo:
«Si è affidato al Signore, lui lo scampi;
lo liberi, se è suo amico».

Sei tu che mi hai tratto dal grembo,
mi hai fatto riposare sul petto di mia madre.
Al mio nascere tu mi hai raccolto,
dal grembo di mia madre sei tu il mio Dio.
Da me non stare lontano,
poiché l'angoscia è vicina
e nessuno mi aiuta.

Mi circondano tori numerosi,
mi assediano tori di Basan.
Spalancano contro di me la loro bocca
come leone che sbrana e ruggisce.
Come acqua sono versato,
sono slogate tutte le mie ossa.

Il mio cuore è come cera,
si fonde in mezzo alle mie viscere.
E' arido come un coccio il mio palato,
la mia lingua si è incollata alla gola,
su polvere di morte mi hai deposto.
Un branco di cani mi circonda,
mi assedia una banda di malvagi;
hanno forato le mie mani e i miei piedi,
posso contare tutte le mie ossa.

Essi mi guardano, mi osservano:
si dividono le mie vesti,
sul mio vestito gettano la sorte.
Ma tu, Signore, non stare lontano,
mia forza, accorri in mio aiuto.

Scampami dalla spada,
dalle unghie del cane la mia vita.
Salvami dalla bocca del leone
e dalle corna dei bufali.
Annunzierò il tuo nome ai miei fratelli,
ti loderò in mezzo all'assemblea.

Lodate il Signore, voi che lo temete,
gli dia gloria la stirpe di Giacobbe,
lo tema tutta la stirpe di Israele;
perché egli non ha disprezzato
né sdegnato l'afflizione del misero,
non gli ha nascosto il suo volto,
ma, al suo grido d'aiuto, lo ha esaudito.

Sei tu la mia lode nella grande assemblea,
scioglierò i miei voti davanti ai suoi fedeli.
I poveri mangeranno e saranno saziati,
loderanno il Signore quanti lo cercano:
«Viva il loro cuore per sempre».

Ricorderanno e torneranno al Signore
tutti i confini della terra,
si prostreranno davanti a lui
tutte le famiglie dei popoli.
Poiché il regno è del Signore,
egli domina su tutte le nazioni.

A lui solo si prostreranno quanti dormono sotto terra,
davanti a lui si curveranno
quanti discendono nella polvere.

E io vivrò per lui,
lo servirà la mia discendenza.
Si parlerà del Signore alla generazione che viene;
annunzieranno la sua giustizia;
al popolo che nascerà diranno:
«Ecco l'opera del Signore!»



Lamento nazionale - Salmo 79. Di Asaf.



O Dio, nella tua eredità sono entrate le nazioni,
hanno profanato il tuo santo tempio,
hanno ridotto in macerie Gerusalemme.
Hanno abbandonato i cadaveri dei tuoi servi
in pasto agli uccelli del cielo,
la carne dei tuoi fedeli
agli animali selvaggi.
Hanno versato il loro sangue come acqua
intorno a Gerusalemme, e nessuno seppelliva.
Siamo divenuti l'obbrobrio dei nostri vicini,
scherno e ludibrio di chi ci sta intorno.

Fino a quando, Signore, sarai adirato: per sempre?
Arderà come fuoco la tua gelosia?
Riversa il tuo sdegno sui popoli che non ti riconoscono
e sui regni che non invocano il tuo nome,
perché hanno divorato Giacobbe,
hanno devastato la sua dimora.

Non imputare a noi le colpe dei nostri padri,
presto ci venga incontro la tua misericordia,
poiché siamo troppo infelici.
Aiutaci, Dio, nostra salvezza,
per la gloria del tuo nome,
salvaci e perdona i nostri peccati
per amore del tuo nome.

Perché i popoli dovrebbero dire:
«Dov'è il loro Dio?».
Si conosca tra i popoli, sotto i nostri occhi,
la vendetta per il sangue dei tuoi servi.
Giunga fino a te il gemito dei prigionieri;
con la potenza della tua mano
salva i votati alla morte.
Fà ricadere sui nostri vicini sette volte
l'affronto con cui ti hanno insultato, Signore.

E noi, tuo popolo e gregge del tuo pascolo,
ti renderemo grazie per sempre;
di età in età proclameremo la tua lode.



La Speranza cristiana - Giuditta: il coraggio di una donna dà speranza al popolo


Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Tra le figure di donne che l’Antico Testamento ci presenta, risalta quella di una grande eroina del popolo: Giuditta. Il Libro biblico che porta il suo nome narra l’imponente campagna militare del re Nabucodonosor, il quale, regnando in Ninive, allarga i confini dell’impero sconfiggendo e asservendo tutti i popoli intorno. Il lettore capisce di trovarsi davanti ad un grande, invincibile nemico che sta seminando morte e distruzione e che arriva fino alla Terra Promessa, mettendo in pericolo la vita dei figli di Israele.

L’esercito di Nabucodonosor, infatti, sotto la guida del generale Oloferne, pone l’assedio a una città della Giudea, Betulia, tagliando il rifornimento dell’acqua e fiaccando così la resistenza della popolazione.

La situazione si fa drammatica, al punto che gli abitanti della città si rivolgono agli anziani chiedendo di arrendersi ai nemici. Le loro sono parole disperate: «Non c’è più nessuno che ci possa aiutare, perché Dio ci ha venduti nelle loro mani per essere abbattuti davanti a loro dalla sete e da terribili mali. Sono arrivati a dire questo: “Dio ci ha venduti”; la disperazione era grande in quella gente. Ormai chiamateli e consegnate l’intera città al popolo di Oloferne e a tutto il suo esercito perché la saccheggino» (Gdt 7,25-26). La fine sembra ormai ineluttabile, la capacità di fidarsi di Dio si è esaurita. La capacità di fidarsi di Dio si è esaurita. E quante volte noi arriviamo a situazioni di limite dove non sentiamo neppure la capacità di avere fiducia nel Signore. È una tentazione brutta! E, paradossalmente, sembra che, per sfuggire alla morte, non resti che consegnarsi nelle mani di chi uccide. Loro sanno che questi soldati entreranno a saccheggiare la città, prendere le donne come schiave e poi uccidere tutti gli altri. Questo è proprio “il limite”.

E davanti a tanta disperazione, il capo del popolo tenta di proporre un appiglio di speranza: resistere ancora cinque giorni, aspettando l’intervento salvifico di Dio. Ma è una speranza debole, che gli fa concludere: «E se proprio passeranno questi giorni e non ci arriverà alcun aiuto, farò come avete detto voi» (7,31). Povero uomo: era senza uscita. Cinque giorni vengono concessi a Dio – e qui è il peccato -; cinque giorni vengono concessi a Dio per intervenire; cinque giorni di attesa, ma già con la prospettiva della fine. Concedono cinque giorni a Dio per salvarli, ma sanno che non hanno fiducia, attendono il peggio. In realtà, nessuno più, tra il popolo, è ancora capace di sperare. Erano disperati.

È in tale situazione che compare sulla scena Giuditta. Vedova, donna di grande bellezza e saggezza, ella parla al popolo con il linguaggio della fede. Coraggiosa, rimprovera in faccia il popolo (dicendo): «Voi volete mettere alla prova il Signore onnipotente, […]. No, fratelli, non provocate l’ira del Signore, nostro Dio. Se non vorrà aiutarci in questi cinque giorni, egli ha pieno potere di difenderci nei giorni che vuole o anche di farci distruggere dai nostri nemici. […] Perciò attendiamo fiduciosi la salvezza che viene da lui, supplichiamolo che venga in nostro aiuto e ascolterà il nostro grido, se a lui piacerà» (8,13.14-15.17). È il linguaggio della speranza. Bussiamo alle porte del cuore di Dio, Lui è Padre, lui può salvarci. Questa donna, vedova, rischia di fare anche una brutta figura davanti agli altri! Ma è coraggiosa! Va avanti! Questa è un’opinione mia: le donne sono più coraggiose degli uomini. (Applausi in aula).

E con la forza di un profeta, Giuditta richiama gli uomini del suo popolo per riportarli alla fiducia in Dio; con lo sguardo di un profeta, ella vede al di là dello stretto orizzonte proposto dai capi e che la paura rende ancora più limitato. Dio agirà di certo – ella afferma –, mentre la proposta dei cinque giorni di attesa è un modo per tentarlo e per sottrarsi alla sua volontà. Il Signore è Dio di salvezza, - e lei ci crede -, qualunque forma essa prenda. È salvezza liberare dai nemici e far vivere, ma, nei suoi piani impenetrabili, può essere salvezza anche consegnare alla morte. Donna di fede, lei lo sa. Poi conosciamo la fine, come è finita la storia: Dio salva.

Cari fratelli e sorelle, non mettiamo mai condizioni a Dio e lasciamo invece che la speranza vinca i nostri timori. Fidarsi di Dio vuol dire entrare nei suoi disegni senza nulla pretendere, anche accettando che la sua salvezza e il suo aiuto giungano a noi in modo diverso dalle nostre aspettative. Noi chiediamo al Signore vita, salute, affetti, felicità; ed è giusto farlo, ma nella consapevolezza che Dio sa trarre vita anche dalla morte, che si può sperimentare la pace anche nella malattia, e che ci può essere serenità anche nella solitudine e beatitudine anche nel pianto. Non siamo noi che possiamo insegnare a Dio quello che deve fare, ciò di cui noi abbiamo bisogno. Lui lo sa meglio di noi, e dobbiamo fidarci, perché le sue vie e i suoi pensieri sono diversi dai nostri.

Il cammino che Giuditta ci indica è quello della fiducia, dell’attesa nella pace, della preghiera e dell’obbedienza. È il cammino della speranza. Senza facili rassegnazioni, facendo tutto quanto è nelle nostre possibilità, ma sempre rimanendo nel solco della volontà del Signore, perché – lo sappiamo – ha pregato tanto, ha parlato tanto al popolo e poi, coraggiosa, se ne è andata, ha cercato il modo di avvicinarsi al capo dell’esercito ed è riuscita a tagliargli il capo, a sgozzarlo. È coraggiosa nella fede e nelle opere. E cerca sempre il Signore! Giuditta, di fatto, ha un suo piano, lo attua con successo e porta il popolo alla vittoria, ma sempre nell’atteggiamento di fede di chi tutto accetta dalla mano di Dio, sicura della sua bontà.

Così, una donna piena di fede e di coraggio ridà forza al suo popolo in pericolo mortale e lo conduce sulle vie della speranza, indicandole anche a noi. E noi, se facciamo un po’ di memoria, quante volte abbiamo sentito parole sagge, coraggiose, da persone umili, da donne umili che uno pensa che - senza disprezzarle – fossero ignoranti … Ma sono parole delle saggezza di Dio! Le parole delle nonne .. Quante volte le nonne sanno dire la parola giusta, la parola di speranza, perché hanno l’esperienza della vita, hanno sofferto tanto, si sono affidate a Dio e il Signore fa questo dono di darci il consiglio di speranza. E, andando per quelle vie, sarà gioia e luce pasquale affidarsi al Signore con le parole di Gesù: «Padre, se vuoi, allontana da me questo calice. Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà» (Lc 22,42). E questa è la preghiera della saggezza, della fiducia e della speranza.


Non rendete a nessuno male per male (Rm 12,9-19)



La carità non abbia finzioni: fuggite il male con orrore, attaccatevi al bene; amatevi gli uni gli altri con affetto fraterno, gareggiate nello stimarvi a vicenda. 

Non siate pigri nello zelo; siate invece ferventi nello spirito, servite il Signore. 

Siate lieti nella speranza, forti nella tribolazione, perseveranti nella preghiera, solleciti per le necessità dei fratelli, premurosi nell'ospitalità.

Benedite coloro che vi perseguitano, benedite e non maledite.


Non aspirate a cose troppo alte, piegatevi invece a quelle umili. Non fatevi un'idea troppo alta di voi stessi.

Non rendete a nessuno male per male. Cercate di compiere il bene davanti a tutti gli uomini.

Se possibile, per quanto questo dipende da voi, vivete in pace con tutti. 

Non fatevi giustizia da voi stessi, carissimi, ma lasciate fare all'ira divina. 




I sei peccati contro lo Spirito Santo

1 - Disperazione della salvezza 
2 - Presunzione di salvarsi senza merito 
3 - Impugnare la verità conosciuta 
4 - Invidia della grazia altrui 
5 - Ostinazione nei peccati 
6 - Impenitenza finale



SALMO 86 - Preghiera a Dio nell'afflizione

 

Signore, tendi l'orecchio, rispondimi,
    perché io sono povero e infelice.
Custodiscimi perché sono fedele; *
    tu, Dio mio, salva il tuo servo, che in te spera.

Pietà di me, Signore, *
    a te grido tutto il giorno.
Rallegra la vita del tuo servo, *
    perché a te, Signore, innalzo l'anima mia.

Tu sei buono, Signore, e perdoni, *
    sei pieno di misericordia con chi ti invoca.
Porgi l'orecchio, Signore, alla mia preghiera *
    e sii attento alla voce della mia supplica.

Nel giorno dell'angoscia alzo a te il mio grido *
    e tu mi esaudirai.

Fra gli dei nessuno è come te, Signore, *
    e non c'è nulla che uguagli le tue opere.

Tutti i popoli che hai creato verranno †
    e si prostreranno davanti a te, o Signore, *
    per dare gloria al tuo nome;

grande tu sei e compi meraviglie: *
    tu solo sei Dio.

Mostrami, Signore, la tua via, *
    perché nella tua verità io cammini;
donami un cuore semplice *
    che tema il tuo nome.

Ti loderò, Signore, Dio mio, con tutto il cuore *
    e darò gloria al tuo nome sempre,
perché grande con me è la tua misericordia: *
    dal profondo degli inferi mi hai strappato.

Mio Dio, mi assalgono gli arroganti, †
    una schiera di violenti attenta alla mia vita, *
    non pongono te davanti ai loro occhi.

Ma tu, Signore, Dio di pietà, compassionevole, *
    lento all'ira e pieno di amore, Dio fedele,

volgiti a me e abbi misericordia: †
    dona al tuo servo la tua forza, *
    salva il figlio della tua ancella.

Dammi un segno di benevolenza; †
    vedano e siano confusi i miei nemici, *
    perché tu, Signore, mi hai soccorso e consolato.

SALMO 31, 2-6 - Supplica fiduciosa nell'afflizione



In te, Signore, mi sono rifugiato,
mai sarò deluso;
per la tua giustizia salvami.
Porgi a me l'orecchio,
vieni presto a liberarmi.
Sii per me la rupe che mi accoglie,
la cinta di riparo che mi salva.

Tu sei la mia roccia e il mio baluardo,
per il tuo nome dirigi i miei passi.
Scioglimi dal laccio che mi hanno teso,
perché sei tu la mia difesa.

Mi affido alle tue mani;
tu mi riscatti, Signore, Dio fedele.
Tu detesti chi serve idoli falsi,
ma io ho fede nel Signore.
Esulterò di gioia per la tua grazia,
perché hai guardato alla mia miseria,
hai conosciuto le mie angosce;
non mi hai consegnato nelle mani del nemico,
hai guidato al largo i miei passi.

Abbi pietà di me, Signore, sono nell'affanno;
per il pianto si struggono i miei occhi,
la mia anima e le mie viscere.
Si consuma nel dolore la mia vita,
i miei anni passano nel gemito;
inaridisce per la pena il mio vigore,
si dissolvono tutte le mie ossa.

Sono l'obbrobrio dei miei nemici,
il disgusto dei miei vicini,
l'orrore dei miei conoscenti;
chi mi vede per strada mi sfugge.
Sono caduto in oblio come un morto,
sono divenuto un rifiuto.
Se odo la calunnia di molti, il terrore mi circonda;
quando insieme contro di me congiurano,
tramano di togliermi la vita.

Ma io confido in te, Signore;
dico: «Tu sei il mio Dio,
nelle tue mani sono i miei giorni».
Liberami dalla mano dei miei nemici,
dalla stretta dei miei persecutori:
fà splendere il tuo volto sul tuo servo,
salvami per la tua misericordia.

Signore, ch'io non resti confuso, perché ti ho invocato;
siano confusi gli empi, tacciano negli inferi.
Fà tacere le labbra di menzogna,
che dicono insolenze contro il giusto
con orgoglio e disprezzo.

Quanto è grande la tua bontà, Signore!
La riservi per coloro che ti temono,
ne ricolmi chi in te si rifugia
davanti agli occhi di tutti.
Tu li nascondi al riparo del tuo volto,
lontano dagli intrighi degli uomini;
li metti al sicuro nella tua tenda,
lontano dalla rissa delle lingue.

Benedetto il Signore,
che ha fatto per me meraviglie di grazia
in una fortezza inaccessibile.
Io dicevo nel mio sgomento:
«Sono escluso dalla tua presenza».
Tu invece hai ascoltato la voce della mia preghiera
quando a te gridavo aiuto.

Amate il Signore, voi tutti suoi santi;
il Signore protegge i suoi fedeli
e ripaga oltre misura l'orgoglioso.
Siate forti, riprendete coraggio,
o voi tutti che sperate nel Signore.

Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito (Lc 23,46).




L'abbandono alla Provvidenza



Canto delle ascensioni. Di Salomone.

Se il Signore non costruisce la casa,
invano vi faticano i costruttori.
Se il Signore non custodisce la città,
invano veglia il custode.

Invano vi alzate di buon mattino,
tardi andate a riposare
e mangiate pane di sudore:
il Signore ne darà ai suoi amici nel sonno.

Ecco, dono del Signore sono i figli,
è sua grazia il frutto del grembo.
Come frecce in mano a un eroe
sono i figli della giovinezza.

Beato l'uomo che ne ha piena la faretra:
non resterà confuso quando verrà a trattare
alla porta con i propri nemici.




Salmo 12 - Io sorgerò - dice il Signore.



Salvami, Signore! Non c'è più un uomo fedele;
è scomparsa la fedeltà tra i figli dell'uomo.
Si dicono menzogne l'uno all'altro,
labbra bugiarde parlano con cuore doppio.

Recida il Signore le labbra bugiarde,
la lingua che dice parole arroganti,
quanti dicono: «Per la nostra lingua siamo forti,
ci difendiamo con le nostre labbra:
chi sarà nostro padrone?».

«Per l'oppressione dei miseri e il gemito dei poveri,
io sorgerò - dice il Signore -
metterò in salvo chi è disprezzato».
I detti del Signore sono puri,
argento raffinato nel crogiuolo,
purificato nel fuoco sette volte.

Tu, o Signore, ci custodirai,
ci guarderai da questa gente per sempre.
Mentre gli empi si aggirano intorno,
emergono i peggiori tra gli uomini.