Verrà il giorno della ricompensa

San Basilio (ca 330-379)
monaco e vescovo di Cesarea in Cappadocia, dottore della Chiesa

Dio ci chiama instancabilmente alla conversione

Fratelli, non restiamo negligenti e distratti; non rimandiamo sempre con leggerezza, a domani o a più tardi, il cominciare a metterci all'opera. “Ecco il momento favorevole, dice l'apostolo Paolo, ecco ora il giorno della salvezza” (2 Cor 6,2). 

Ora è il tempo della penitenza, verrà il giorno della ricompensa. 
Ora Dio viene in aiuto a coloro che si allontanano dal male; poi egli sarà il giudice degli atti, delle parole e dei pensieri degli uomini. Oggi approfittiamo della sua pazienza; poi conosceremo la giustizia dei suoi giudizi, alla risurrezione, quando avremo la ricompensa ciascuno secondo i propri pensieri, le proprie parole e le proprie opere.

Fino a quando rimanderemo dunque la nostra obbedienza a Cristo che ci chiama nel suo Regno celeste? Non ci purificheremo? Non ci decideremo ad abbandonare il nostro solito modo di vivere, per seguire fino in fondo il Vangelo?




San Leopoldo da Castelnuovo


San Leopoldo Mandic, si è santificato nell'esercizio del sacramento della confessione. Celebrato di buon mat­tino il sacrificio della Messa, poi sedeva nella celletta-confessionale, e lì restava tutto il giorno a disposizio­ne dei penitenti, elargendo come ministro del tribunale della Misericordia di Dio, il sacramento della riconciliazione.

Ammiriamo e ringraziamo il Signore che offre alla Chiesa un santo ministro della Riconciliazione sacramentale; conforto incomparabile nel pellegrinaggio terreno verso l'eterna felicità.


San Francesco Maria da Camporosso


Religioso dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini, insigne per la sua pietà verso i poveri, che, al dilagare della peste, contrasse egli stesso la malattia, offrendosi come vittima per la salvezza del prossimo; per quarant'anni fra il popolo di Genova, nel porto, fra i "carrugi", immerso nelle miserie e nelle sofferenze della gente.






Signore, Figlio di Dio, tu sei venuto nel mondo

Le sorelle di Lazzaro, Marta e Maria, mandarono a dire a Gesù: "Signore, ecco, il tuo amico è malato". All'udire questo, Gesù disse: "Questa malattia non è per la morte, ma per la gloria di Dio, perché per essa il Figlio di Dio venga glorificato". Gesù voleva molto bene a Marta, a sua sorella e a Lazzaro.

Marta disse a Gesù: "Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! Ma anche ora so che qualunque cosa chiederai a Dio, egli te la concederà". Gesù le disse: "Tuo fratello risusciterà".

Le disse Gesù: "Non ti ho detto che, se credi, vedrai la gloria di Dio?". (Gv 11,40)

Gli rispose Marta: "So che risusciterà nell`ultimo giorno". Gesù le disse: "Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morrà in eterno. Credi tu questo?". Gli rispose: "Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio che deve venire nel mondo". Dopo queste parole se ne andò a chiamare di nascosto Maria, sua sorella, dicendo: "Il Maestro è qui e ti chiama".

Maria, dunque, quando giunse dov'era Gesù, vistolo si gettò ai suoi piedi dicendo: "Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!". Gesù allora quando la vide piangere e piangere anche i Giudei che erano venuti con lei, si commosse profondamente, si turbò e disse: "Dove l`avete posto?". Gli dissero: "Signore, vieni a vedere!". Gesù scoppiò in pianto.

Tolsero dunque la pietra. Gesù allora alzò gli occhi e disse: "Padre, ti ringrazio che mi hai ascoltato. Io sapevo che sempre mi dai ascolto, ma l'ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato". E, detto questo, gridò a gran voce: "Lazzaro, vieni fuori!". Il morto uscì, con i piedi e le mani avvolti in bende, e il volto coperto da un sudario. Gesù disse loro: "Scioglietelo e lasciatelo andare".


Visse con illimitata fiducia in Dio

Beata Maria Luisa Prosperi (1799-1847)

"Io nulla decido, voglio solo quello che vuole Iddio"

La Beata Serva di Dio, religiosa e mistica, abbadessa delle Benedettine di Trevi, guidò il suo monastero soprattutto con le sue virtù. Infatti fu costante nelle sue convinzioni di fede, nell’intima comunione con Gesù presente nel SS. Sacramento dell’altare, nell’accogliere la sofferenza come via alla santità; tenera fu la sua devozione alla Vergine Maria, tenace la sua memoria della Passione del Signore, ardente il suo desiderio di immedesimarsi nelle sofferenze di Cristo, umile il suo servizio alle consorelle, specie se ammalate, profondo il suo senso di contemplazione e continua l’orazione mentale, perseverante nella Lectio divina.

Dall’Eucarestia attinse la forza per essere eroica nella perseveranza. Nelle contrarietà fu sostenuta da un illimitata fiducia in Dio.


Le tue sofferenze le unirai alle Mie


Le preghiere, i digiuni, le mortificazioni, le fatiche e tutte le sofferenze, le unirai alla preghiera, al digiuno, alla mortificazione, alla fatica ed alla sofferenza Mia ed allora avranno valore di fronte al Padre Mio». (Diario, 531).

Pensieri dal Diario di Santa Faustina Kowalska




Tutto avvenga nel nome del Signore Gesù

E qualunque cosa facciate, in parole e in opere, tutto avvenga nel nome del Signore Gesù, rendendo grazie per mezzo di lui a Dio Padre. (Col 3,17)


San Giovanni Gabriele Perboyre

San Giovanni Gabriele Perboyre

Presbitero della Congregazione della Missione (Vincenziano)
Martire in Cina


Dio vuole farci Santi

Santa Teresa di Calcutta (1910-1997)
fondatrice delle Suore Missionarie della Carità

« Passò la notte in orazione. Quando fu giorno, chiamo a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici »

Credo che le nostre sorelle abbiano ricevuto quel dono della gioia che si percepisce in molti religiosi che si sono dati a Dio senza riserva. La nostra opera non è altro che l'espressione del nostro amore per Dio. Questo amore ha bisogno di qualcuno per essere accolto, e così la gente che incontriamo ci dà la possibilità di esprimerlo.

Abbiamo bisogno di trovare Dio, e ciò non è possibile nell'agitazione né nel rumore. Dio è amico del silenzio. In quale silenzio crescono gli alberi, i fiori e l'erba! In quale silenzio si muovono le stelle, la luna e il sole! Non è forse la nostra missione dare Dio ai poveri dei tuguri? Non però un Dio morto, bensì un Dio vivente e amante. 

Quanto più riceviamo nella preghiera silenziosa, tanto più possiamo dare nella nostra vita attiva. Abbiamo bisogno del silenzio per diventare capaci di toccare le anime. L'essenziale non è ciò che diciamo, ma ciò che Dio dice e dice attraverso di noi. Tutte le parole saranno vane finché non verranno dall'intimità più profonda. Le parole che non trasmettono la luce di Cristo accrescono le tenebre.

Il progresso nella santità dipende da Dio e da noi stessi, dalla grazia di Dio e dalla nostra volontà di essere santi. Dobbiamo prendere l'impegno vitale di giungere alla santità. «Voglio essere un santo» significa: Voglio distaccarmi da quanto non è Dio, voglio spogliare il mio cuore di ogni cosa creata, voglio vivere nella povertà e nel distacco, voglio rinunciare alla mia volontà, alle mie inclinazioni, ai miei capricci e ai miei gusti e farmi servo docile della volontà di Dio.



Fare tutto per Dio onnipotente


Beata Maria Euthymia Üffing

Vergine della Congregazione delle
“Suore della Misericordia”


Colui che ci invita al riposo

Sant'Aelredo di Rievaulx (1110-1167)
monaco cistercense inglese

Il Figlio dell'uomo è Signore del sabato.

Ogni giorno della creazione è grande e mirabile. Nessun giorno però si può paragonare al settimo giorno: in esso, non ci è proposta alla contemplazione la creazione di un elemento naturale o di un altro, ma il riposo stesso di Dio e la perfezione di tutte le creature. Infatti leggiamo: « Allora Dio nel settimo giorno portò a termine il lavoro che aveva fatto e cessò nel settimo giorno da ogni suo lavoro » (Gen 2, 2).

O grande giorno! Insondabile riposo, sabato magnifico! Ah, se tu potessi comprendere! Quel giorno non è tracciato dalla corsa del sole visibile, non comincia con il suo sorgere, non finisce al suo tramonto: non c'è né mattina, né sera (cf. Gen 1, 5). (...)

Ascoltiamo Colui che ci invita al riposo: "Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò" (Mt 11, 28). Questa è la preparazione del sabato. E ora, ecco il sabato stesso: "Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime" (11, 29). È questo il riposo, la tranquillità, è questo il vero sabato. (...)

Perché questo giogo non affatica, ma unisce; questo fardello ha le ali invece del peso; questo giogo è la carità, questo carico è l'amore fraterno. Lì, riposiamo; lì, facciamo il sabato; lì, siamo liberati dalla schiavitù. (...) Ed anche ci fosse qualche peccato a causa della nostra debolezza, non si interrompe la festa del sabato, poiché "la carità copre una moltitudine di peccati" (1 Pt 4, 8). E' giusto dunque che questa liberazione sia riservata al settimo giorno poiché "l'amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato" (Rm 5,5).


Beata Maria Maddalena della Passione


Vergine, fondatrice della Congregazione delle Suore Compassioniste Serve di Maria

Le prove straordinarie a cui fu sottoposta, attestano il carisma della compassione: la partecipazione alla passione del Signore per ‘compiere ciò che manca’ con la sua vita. Abbandonata alla volontà di Dio in ogni cosa, diceva: "Dalla Croce non si scende, ma si risorge quando tutto è compiuto"

Costanza Starace nacque a Castellammare di Stabia (Napoli) il 5 settembre 1845, da Francesco Starace e Maria Rosa Cascone.

Da ragazza ha frequentato un collegio gestito dalle Figlie della Carità. Questa atmosfera la spinse a consacrarsi al Signore. La cattiva salute, tuttavia, le ha richiesto di tornare dalla sua famiglia e continuare gli studi a casa.

Insieme ai suoi studi ha anche iniziato a coltivare una forte vita di preghiera. Quando la sua salute si stabilizzò, annunciò ai suoi genitori il suo desiderio di entrare in una comunità religiosa di clausura, loro, tuttavia, si opposero e rimasero contrari all'idea.

L'8 giugno 1867 fece la sua professione nel Terzo Ordine dei Servi di Maria, prendendo il nome di Suor Maria Maddalena della Passione. Il vescovo Francesco Petagna le chiese quindi di dirigere le Figlie di Maria e di insegnare la fede ai bambini locali. Questa esperienza unita all'epidemia di colera che colpì la zona portò la giovane Sorella a fondare la Congregazione delle Suore Compassioniste Serve di Maria nel 1869; il loro carisma: "condividere il compassionevole Gesù e la Madre Addolorata, per aiutare il prossimo in tutti i suoi bisogni, spirituali o corporali".

Insieme al suo amore per Gesù Crocifisso, aveva anche una forte devozione per la sua Madre Addolorata. Il suo rosario era il suo compagno costante, pregandolo numerose volte al giorno.

Per tutta la sua vita suor Maria Maddalena ha esercitato le virtù teologiche e cardinali che le hanno permesso di vivere nella fede e abbandonata alla volontà di Dio in ogni cosa. Era nota per esclamare: "La volontà di Dio è l'unico obiettivo della mia vita" e "La volontà di Dio è il mio paradiso".

Per Madre Starace la preghiera non era qualcosa da relegare in una sfera privata, ma era il carattere da cui scaturiscono le attività quotidiane. Nel suo ruolo di Superiora ha testimoniato: "La preghiera è l'unico mezzo per governare bene".

Aveva un forte e chiaro senso di santificazione personale attraverso la fedele esecuzione dei propri doveri: "Il mondo non si rinnova quando le persone concepiscono la santità come qualcosa di diverso dall'adempiere ai doveri del proprio stato. Il lavoratore sarà santificato nel suo posto di lavoro, il soldato diventerà santo nell'esercito. Il paziente sarà santificato in ospedale, lo studente attraverso lo studio, l'agricoltore nella fattoria, il sacerdote attraverso il suo ministero, l'amministratore nel suo ufficio. Ogni passo avanti sulla strada per la santità è un passo nel sacrificio dell'adempimento del proprio dovere ".

La sua vita di servizio verso Dio e il prossimo giunse alla fine santa il 13 dicembre 1921 quando morì di polmonite. Ne seguì immediatamente una testimonianza spontanea della sua vita santa.

Il suo processo di beatificazione iniziò il 4 aprile 1939. Il 7 luglio 2003, papa Giovanni Paolo II la proclamò "Venerabile" e il 21 ottobre 2004 fu approvato il miracolo per la sua beatificazione.



Beata Caterina Mattei da Racconigi


Nella feconda scia di Caterina da Siena s’inserisce una vergine piemontese, Caterina Mattei, la cui esperienza mistica presenta profonde somiglianze con la massima Terziaria domenicana: amore sconfinato a Gesù Crocefisso e alle anime.

La sua vita fu una progressiva donazione al Signore, dal voto di verginità a tredici anni, all’entrata nel terz’Ordine, a indicibili sofferenze fisiche cui si aggiunse il dolore lancinante delle stigmate.

Dedita fin dall’infanzia ai lavori manuali, assecondò docilmente i richiami del cielo, trasformando la propria vita in un grazie continuo e in un’intercessione fervente a favore dei fratelli in pericolo per la propria salvezza. Per i suoi concittadini travagliati da guerre, Caterina offrì quanto ancora le rimaneva: la vita.

Il 4 settembre 1547 muore a Caramagna, ove era stata costretta a riparare a motivo delle calunnie. Secondo il suo desiderio, il corpo venne deposto nella chiesa domenicana di Garessio (CN).

Pio VII ne ratificò il culto il 9 aprile 1808, permettendo la Messa e l’Ufficio.


Gesù la sollevò prendendola per mano

Sant'Agostino (354-430)
vescovo d'Ippona (Africa del Nord) e dottore della Chiesa

Discorso 176,4

L’apostolo Paolo scrive: “Ma appunto per questo ho ottenuto misericordia, perché Gesù Cristo ha voluto dimostrare in me, per primo, tutta la sua magnanimità, a esempio di quanti avrebbero creduto in lui per avere la vita eterna” (1Tm 1,16). Cristo, dice, venuto a dare il perdono ai peccatori che si convertono a lui, fino ai suoi nemici, per primo scelse me, più accanito nemico, poiché salvando me, nessuno degli altri disperasse.

E' quanto fanno i medici: quando si recano in località dove non sono conosciuti, da principio preferiscono curare i malati più gravi, sia per dimostrare loro benevolenza, sia per far valere la loro competenza. Ciò al fine che ciascuno, in quel luogo, dica al suo prossimo: “Va' da quel medico, sta' sicuro, ti guarisce. (…) Io ho fatto esperienza del male che tu soffri, anch'io ho sofferto”. 

Dice così Paolo ad ogni ammalato ed a chi vuole disperare di sé: “Chi ha curato me, mandandomi da te, mi ha detto: Va' da quello che dispera e digli cosa hai avuto, che ho risanato in te, (…) grida ai disperati: E' parola sicura e degna di essere da tutti accolta: Cristo Gesù è venuto nel mondo a salvare i peccatori. (1Tm 1,15). Perché temete? Perché trepidate? Sono io il primo dei peccatori. Sono io che vi parlo, colui che è stato guarito a te che sei malato; io che ora sto in piedi a te che sei abbattuto, io che oggi sono sicuro a te che disperi”.

Non disperate, dunque. Siete malati? Avvicinatevi a lui e sarete risanati; siete ciechi? Avvicinatevi a lui e sarete illuminati. (…) Dite tutti: “Venite, adoriamo, prostriamoci davanti a lui, in lacrime davanti al Signore che ci ha creati” (Sal 94,6 Vulg).


Beata Brigida Morello di Gesù


A Piacenza, beata Brigida Morello di Gesù, che, rimasta vedova, si consacrò al Signore dedicandosi con tutte le forze alla penitenza e alle opere di carità e fondò la Congregazione delle “Suore Orsoline di Maria Immacolata” per l’educazione cristiana della gioventù femminile.



Imparai che tutto sarebbe finito in bene

“Tutto concorre al bene di coloro che amano Dio” (Rm 8,28).

La testimonianza dei santi non cessa di confermare questa verità: così santa Caterina da Siena dice a “coloro che si scandalizzano e si ribellano davanti a ciò che loro capita”: “Tutto viene dall'amore, tutto è ordinato alla salvezza dell'uomo, Dio non fa niente se non a questo fine” …

E Giuliana di Norwich: “Imparai dalla grazia di Dio che dovevo rimanere fermamente nella fede, e quindi dovevo saldamente e perfettamente credere che tutto sarebbe finito in bene. . . : “Tu stessa vedrai che ogni specie di cosa sarà per il bene ”.

Dal Catechismo della Chiesa Cattolica

Santa Teresa Margherita del Cuore di Gesù

Teresa Margherita del Cuore di Gesù, al secolo Anna Maria Redi, seconda di tredici figli di Ignazio e Camilla Ballati, nasce ad Arezzo il 15 luglio 1747. Frequentò come educanda il monastero di Santa Apollonia di Firenze fino al 1764. Decisiva per la sua vocazione fu l'ispirazione attribuita a Teresa d'Avila, grazie alla quale scelse il Carmelo.

Entrò nel monastero carmelitano di Firenze il 1º settembre 1764 e vestì l'abito delle Carmelitane Scalze l'11 marzo 1765, prendendo il nome di suor Teresa Margherita del Cuore di Gesù.

La seconda grande ispirazione della sua vita fu il passo della prima lettera di Giovanni: “Noi abbiamo riconosciuto e creduto all'amore che Dio ha per noi. Dio è amore; chi sta nell'amore dimora in Dio e Dio dimora in lui.” (1 Gv, 4,16) e cercò di vivere improntata a questo concetto. Si dedicò quindi alla preghiera e all'assistenza delle consorelle anziane fino a che, molto giovane (neppure 23 anni), morì a causa di una peritonite, il 7 marzo 1770.


 

L'intervento della Divina Provvidenza

Origene (ca 185-253)
sacerdote e teologo

Omelia sul Vangelo di Luca,
« Gli occhi di tutti stavano fissi sopra di lui »

A Nazareth, di sabato, nella sinagoga, Gesù si alzò a leggere. Aperto il rotolo del profeta Isaia, trovò il passo dove era scritto: "Lo spirito del Signore Dio è su di me perché il Signore mi ha consacrato con l'unzione” (Is 61,1). 

Non è certo dovuto al caso, bensì all'intervento della divina Provvidenza, il fatto che Gesù abbia aperto quel rotolo e trovato nel testo il capitolo che profetizzava a suo riguardo. Se è scritto: “Un passero non cade a terra senza che il Padre lo voglia(...) i capelli del vostro capo sono tutti contati” (Mt 10, 29-30), poteva forse essere dovuta al caso la lettura di quel testo, che esprimeva precisamente il mistero di Cristo? Infatti, quel testo ricorda Cristo. (...)

Poiché, dice Gesù: “Mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio”. “I poveri” designa i pagani. Infatti erano poveri, essi che non avevano assolutamente nulla: né Dio, né Legge, né profeti, né giustizia, né alcun'altra virtù. Per questo motivo Dio l'ha mandato come messaggero ai poveri, per annunziare loro la liberazione, “rimettere in libertà gli oppressi”. (…) C'è forse un essere più oppresso dell'uomo prima che venga liberato e guarito da Gesù?

“Dopo aver letto questo e arrotolato il libro, Gesù si sedette; gli occhi di tutti stavano fissi sopra di lui”. Ma anche ora, se lo volete(…), nella nostra assemblea, potete anche voi tenere gli occhi fissi sopra di lui. Dirigete lo sguardo del vostro cuore verso la contemplazione della Sapienza, della Verità, del Figlio unigenito di Dio, e avrete “gli occhi fissi su di lui”! 

Beata quell'assemblea della quale la Scrittura attesta che gli occhi di tutti stavano “fissi sopra di lui”! Quanto vorrei che questa assemblea possa ricevere una simile testimonianza! Tutti, catecumeni e fedeli, donne, uomini e bambini, abbiano gli occhi del cuore occupati a guardare Gesù! Quando lo guarderete, la sua luce renderà il vostro viso più luminoso e potrete dire: “Signore, hai fatto risplendere su di noi la luce del tuo volto” (Sal 4,7 LXX).


Gesù ha dato la sua vita per la mia.

Santa Gertrude di Helfta (1256-1301)
monaca benedettina

Esercizi III, SC 127
Cristo mi chiederà conto…
ma Tu hai fatto mio tutto quanto è suo.

Ecco che i miei peccati mi provocano forte spavento, le mie omissioni mi coprono di profonda vergogna, sciupare la vita mi causa grande timore. Temo l'esame futuro dove Cristo, uomo nobile, mi chiederà conto.

Se volesse esigere da me il tempo che mi ha dato, e l'intelligenza, talento che mi ha affidato per rendergli gli interessi, senza dubbio non avrei alcuna conveniente risposta alla tua carità. Che farò? Da quale parte mi volgerò? Non posso zappare la terra; mendicare, ho vergogna (Lc 16,3). 

Amore! Amore mio! apri ora la bocca; te ne supplico, il tuo dolce consiglio riconforti l'anima mia.

Di grazia, rispondimi: cosa vorrai fare di me, in questa situazione, poiché per nome tu hai un cuore tenero e conosci perfettamente quanto mi spetta. 

Di grazia, perdonami e vieni in mio aiuto, non guardarmi con indifferenza in questa tribolazione. Lasciati commuovere dalla povertà del mio spirito e, mosso a compassione, dimmi nella tua bontà: "una sola borsa avremo in comune" (Pr 1,14).

Amore! Amore mio! Non hai forse a casa tua tante belle ricchezze che il cielo e la terra non bastano a contenere?! Tu hai costretto il mio Gesù a dare la sua anima per la mia, per la mia vita la sua; di modo che hai fatto mio tutto quanto è suo, così, con la tua abbondanza, hai moltiplicato i beni del povero. 

Di grazia, chiama l'anima mia affamata alla tua generosità, affinché io viva pienamente delle tue ricchezze e, innalzata, nutrita da te, non sbagli nel servizio del Signore fino a che, da te condotta, ritorni al mio Dio e renda lo spirito a chi me l'ha donato (Qo 12,7).


Beata María De Los Ángeles

Beata María De Los Ángeles
Ginard Martí (1894-1936)

In gioventù Angela dovette lavorare per aiutare economicamente la famiglia, “ma si svegliava ogni giorno all’alba per partecipare all’Eucaristia e il suo lavoro non le impediva di recitare il Rosario, visitare il Santissimo e trascorrere lunghi periodi di adorazione”.

Avuto il consenso dei genitori, quando questi poterono fare a meno del suo aiuto economico e nelle faccende domestiche, il 26 novembre 1921 entrò nel postulantato delle Sorelle Zelatrici del Culto Eucaristico di Palma di Maiorca. Visse con gioia e dedizione la sua consacrazione religiosa, sempre precisa nell’adempimento del proprio dovere e nell’esercizio delle virtù cristiane.

Allo scoppio della Guerra Civile Spagnola del 1936, fu imprigionata, e al tramonto del 26 agosto 1936 fu fucilata a Dehesa de la Villa, sobborgo di Madrid.

María de los Ángeles Ginard Martí è stata beatificata il 29 ottobre 2005.



Lasceremo questo corpo corruttibile.

Sant'Atanasio (295-373)
vescovo d'Alessandria, dottore della Chiesa

Dalla Vita di S. Antonio, 16-20
Aumentiamo l'ardore ogni giorno in attesa della vita eterna!

Un giorno, tutti i monaci si erano riuniti intorno ad Antonio in ascolto della sua parola. Disse loro con la certezza di un profeta: "Bastano le Sacre Scritture alla nostra istruzione; tuttavia, è buona cosa incoraggiarci reciprocamente nella fede e aiutarci con colloqui. Quindi, filialmente, portate al padre ciò che sapete; ed io, vostro superiore, vi trasmetto ciò che ho di esperienza.

In primo luogo sforziamoci tutti insieme di non rilassarci dopo aver bene iniziato, e di non scoraggiarci davanti alle difficoltà; non diciamoci: da lungo tempo non viviamo l'ascesi. Al contrario, aumentiamo ogni giorno l'ardore, come se non facessimo che cominciare. Poiché tutta la vita dell'uomo è molto breve, confrontata ai secoli a venire, e tutto il tempo presente è nulla in confronto alla vita eterna. Ogni cosa di questo mondo si vende al suo valore o si scambia con una dello stesso prezzo; ma la promessa della vita eterna si compra a buon mercato.

Dopo aver lottato sulla terra, otterremo non un'eredità terrestre, ma un'eredità celeste; e quando avremo lasciato questo corpo corruttibile, lo riprenderemo incorruttibile. Perciò quindi, cari figli, non scoraggiamoci, non consideriamo lungo il tempo, non crediamo di far tanto; poiché "le sofferenze del tempo presente non sono paragonabili alla gloria futura che sarà rivelata in noi" (Rm 8,18). Ecco perché, figli miei, restiamo saldi nell'ascesi, rifuggiamo l'accidia. Il Signore infatti collabora con noi, perciò è scritto: "Tutto concorre al bene, per quelli che amano Dio, per coloro che sono stati chiamati secondo il suo disegno" (Rm 8,28).


Beata María Pilar Izquierdo Albero

Vergine e fondatrice delle
Missionarie di Gesù e Maria

Prostrata sul letto di dolore, abbandonata, poté assaporare meglio il calice amaro, mentre incoraggiava le sue consorelle dicendo loro:  "Mi dispiace tanto lasciarvi perché vi amo molto, ma dal cielo vi sarò più utile. Sarò presso di voi per stare sempre con quelli che soffrono, con i poveri, gli ammalati. Quando più sole sarete, più vicina sarò a voi".

Muore a San Sebastiano, a 39 anni di età, il 27 agosto 1945

Santa Teresa di Gesù - Jornet Ibars


Vergine, religiosa, che fondò per l’assistenza agli anziani l’Istituto delle Piccole Sorelle degli Anziani Abbandonati



Santa Maria di Gesù Crocifisso


"A chi somiglio io, Signore? Agli uccelletti implumi nel loro nido. Se il padre e la madre non portano loro il cibo, muoiono di fame. Così è l’anima mia senza di Te: non ha sostegno, non può vivere".

I biografi attestano dei doni mistici: estasi, levitazione, stigmate, profezia, ubiquità, transverberazione del cuore, visioni di santi e dono della poesia.




Le opere di Dio su di noi.

Dio spinge l'uomo a sollevarsi dal peccato (...). Più rapidamente l’uomo riconosce la sua miseria, tanto più rapidamente si umilia e si abbandona a Dio, sapendo che è a Dio che spetta fare quest'opera di conversione in lui. Egli se ne rende conto poco a poco attraverso le continue ispirazioni che Dio gli manda e vedendo l’opera e il vantaggio che ne trae dice in se stesso: "Mi sembra veramente che Dio non abbia altro da fare che occuparsi di me. Oh! Quanto sono dolci e piene d’amore le opere di Dio su di noi!" (...)

Fin da questa vita, servire Dio è in verità regnare. Quando Dio libera l’uomo dal peccato che lo rende schiavo, lo libera da ogni schiavitù e lo stabilisce in una vera libertà. Altrimenti l’uomo va sempre di desiderio in desiderio senza mai calmarsi; più ha più vorrebbe avere; cercando di soddisfarsi, non è mai contento. Infatti, chiunque ha un desiderio ne è posseduto; a questa cosa che ama, si è venduto; cercando la sua libertà, seguendo i suoi appetiti con offesa di Dio, se ne rende schiavo senza fine.

Considera dunque la forza e il potere del nostro libero arbitrio che racchiude in sé due cose opposte e contrarie l'una all'altra: la vita eterna o la morte. Non può essere violentato da nessuna creatura se non vuole; perciò, finché sarà in tuo potere, rifletti bene e fa' attenzione a ciò che fai.

Santa Caterina da Genova (1447-1510)


Beata María de Jesús Sacramentado


Vergine e fondatrice delle
“Suore Missionarie Francescane”


Fede viva in Gesù, nostra dolce attrazione.


Dobbiamo avere una fede viva in Gesù Eucarestia che tutto può, che tanto ci ama; a Gesù non costa niente fare un miracolo, se occorre. (Santa Bertilla Boscardin)

O dolcissimo e amorosissimo Signore, che ora desidero devotamente ricevere nel Santissimo Sacramento, tu conosci la mia debolezza e la miseria che mi affligge; sai quanto siano grandi il male e i vizi in cui giaccio e come io sia frequentemente oppresso, provato, sconvolto e pieno di corruzione. 

Io vengo a te per essere aiutato, consolato e sollevato. Parlo a colui che tutto sa e conosce ogni mio pensiero; a colui che solo mi può pienamente confortare e soccorrere. Tu ben sai di quali beni io ho massimamente bisogno, (ho bisogno di te) e quanto io sono povero di virtù, (senza di te).  Ecco che io mi metto dinanzi a te, povero e nudo, chiedendo grazia e implorando misericordia.

Ristora questo tuo misero affamato; riscalda la mia freddezza con il fuoco del tuo amore; rischiara la mia cecità con la luce della tua presenza. Muta per me in amarezza tutto ciò che è terreno; trasforma in occasione di pazienza tutto ciò che mi pesa e mi ostacola; muta in oggetto di disprezzo e di oblio ciò che è bassa creatura. Innalza il mio cuore verso il cielo, a te, e non lasciare che mi perda, vagando su questa terra, (tra le allettanti concupiscenze). 

Sii tu solo, da questo momento e per sempre, la mia dolce attrazione, ché tu solo sei mio cibo e mia bevanda, mio amore e mia gioia, mia dolcezza e sommo mio bene.  Potessi io infiammarmi tutto, dinanzi a te, consumarmi e trasmutare in te, così da diventare un solo spirito con te, per grazia di intima unione, in struggimento di ardente amore. 

Non permettere che io mi allontani da te digiuno e languente, ma usa misericordia verso di me, come tante volte l'hai usata mirabilmente con i tuoi santi. Qual meraviglia se da te io prendessi fuoco interamente, venendo meno in me stesso, poiché tu sei fiamma sempre viva, che mai si spegne, amore che purifica i cuori e illumina le menti.

Manifestare a Cristo le nostre manchevolezze e chiedere la sua grazia.
Imitazione di Cristo. Libro IV - Capitolo XVI


Lodate il Signore. Forte è il suo amore per noi.

Sal 116

Genti tutte, lodate il Signore,
popoli tutti, cantate la sua lode.

Perché forte è il suo amore per noi
e la fedeltà del Signore dura per sempre.



Sforzatevi di entrare per la porta stretta.

San Gregorio Magno (ca 540-604)
papa, dottore della Chiesa

Non possiamo avere nulla di stabile in un mondo dove siamo venuti solo per passare, e vivere, per noi, è ogni giorno lasciare la vita e passare. (...)

Questa instabilità l'uomo non la subisce solo nel corpo, ma anche nell'anima, quando si sforza di elevarsi verso il meglio. Poiché sotto il peso dell'instabilità l'anima è portata continuamente verso altro, e se non è trattenuta nel suo primo stato dalla stretta disciplina della vigilanza, scivola senza posa verso il peggio. Poiché abbandonando colui che dimora immutabile, ella ha perduto la stabilità che avrebbe potuto conservare. Anche ora il suo sforzo verso il meglio non è che una risalita controcorrente. E se allenta l'intenzione di salire, eccola senza sforzo ricondotta verso il basso.

Sì, salire costa, mentre scendere è facile, ed è per la porta stretta che entreremo, il Signore ce lo ricorda: "Sforzatevi - dice - di entrare per la porta stretta" (Lc 13,24). Nel momento in cui sta per parlare di entrare per la porta stretta, dice giustamente prima: "Sforzatevi", poiché, senza forte lotta dello spirito, invincibile diventa l'onda di questo mondo che conduce continuamente l'anima verso il basso.


Amare con lo stesso amore di Dio verso noi.

Santa Caterina da Siena (1347-1380)
terziaria domenicana, dottore della Chiesa, compatrona d'Europa

Il dono della conformità a Cristo, cap. XXXIV, n° 64
Amare il prossimo per grazia e con disinteresse.

Santa Caterina sentì Dio dirle: Sappilo, ogni imperfezione e ogni perfezione nell'amore si manifesta e si acquista verso di Me, ed anche ugualmente verso il prossimo. Lo sanno bene le anime semplici che spesse volte amano le creature con amore spirituale. Se esse mi amano con amore puro e disinteressato, è anche con purezza e disinteresse che amano il loro prossimo.

Si tratta come di un vaso che si riempie alla fontana. Se lo si prende dalla fonte per bere, è presto vuoto. Ma se lo si tiene immerso nella fonte, si può bere sempre, resta sempre pieno. Così avviene per l'amore del prossimo, spirituale o temporale: occorre berlo in Me, senza altra considerazione. Poiché io vi chiedo di amarmi con lo stesso amore con cui io vi amo.

In verità non sapreste farlo in modo completo. Ma io vi ho amati, prima d'essere amato, e da allora, ogni amore che avete per me, è un debito che ripagate, non una grazia che mi fate, mentre l'amore che ho per voi è un favore che vi faccio, ma che non vi devo. Non potete quindi rendere a Me l'amore che vi chiedo. Ma vi ho posti accanto il vostro prossimo per permettervi di fare per lui quanto non potete fare per me: amarlo per grazia e con disinteresse, senza attendere alcun vantaggio. Io considero allora fatto a me ciò che fate al prossimo.


Perché ve ne state qui tutto il giorno oziosi?

San Gregorio Magno (ca 540-604)
papa, dottore della Chiesa

Omelia sul Vangelo, n. 19

Possiamo ripartire le diverse ore del giorno fra le età della vita dell'uomo. 
Le prime ore sono l'infanzia della nostra intelligenza. 
L'ora terza può paragonarsi all'adolescenza, poiché il sole comincia a salire, per così dire, nel senso che gli ardori della gioventù cominciano a riscaldarsi. 
L'ora sesta è l'età della maturità: il sole vi si stabilisce come punto di equilibrio, poiché l'uomo è arrivato alla pienezza della forza. 
L'ora nona indica l'anzianità, dove il sole scende in qualche modo dall'alto del cielo, perché gli ardori dell'età matura si raffreddano. 
Infine l'undicesima ora è l'età che si definisce vecchiaia. (...) 
Poiché alcuni conducono una vita onesta fin dall'infanzia, altri nell'adolescenza, altri nell'età matura, altri nell'anzianità, altri infine nell'età più avanzata, è come se fossero chiamati alla vigna nelle diverse ore del giorno.

Esaminate dunque il vostro modo di vivere, fratelli, e guardate se avete cominciato ad agire come gli operai di Dio. Riflettete bene, e considerate se lavorate alla vigna del Signore. (...) Chi non ha voluto vivere per Dio fino all'ultimo momento della vita è come l'operaio rimasto ozioso fino all'undicesima ora, (...) “Perché ve ne state qui tutto il giorno oziosi?” E' come dire chiaramente: “Se non avete voluto vivere per Dio in gioventù e nell'età matura, almeno pentitevi nell'ultimo tempo. (...) Venite quanto meno sulle vie della vita”. (...)

Il ladrone non è forse venuto all'ultima ora? (Lc 23,39s) Non per l'età avanzata, ma per la sua condanna si è trovato alla sera della vita. Ha confessato Dio sulla croce, e ha reso l'ultimo respiro nel momento in cui il Signore dava la sua sentenza. Ed il Signore, ammettendo il ladrone prima di Pietro nel riposo del paradiso, ha ben distribuito il salario a cominciare dall'ultimo.


Mio Dio, hai chiamato i poveri intorno a te!

San Charles de Foucauld (1858-1916)
eremita e missionario nel Sahara

Quanto sei divinamente buono, mio Dio! Se avessi chiamato prima i ricchi, i poveri non avrebbero osato avvicinarsi a te, si sarebbero sentiti obbligati a restare da parte a causa della povertà, ti avrebbero guardato da lontano, lasciandoti i ricchi intorno. (...) 

Quanto sei buono! Come hai trovato il giusto modo per chiamare in una sola volta attorno a te tutti i figli, senza alcuna eccezione! E quale balsamo hai messo fino alla fine dei secoli nel cuore dei poveri, dei piccoli, degli scartati dal mondo, mostrando fin dalla tua nascita che loro sono i tuoi privilegiati, preferiti, i primi chiamati: i chiamati sempre attorno a te che hai voluto essere uno di loro e che hai voluto ti circondassero fin dalla culla e per tutta la vita.

Dio non ha legato la salvezza alla scienza, all'intelligenza, alla ricchezza, ad una lunga esperienza, a doni rari e che non tutti hanno ricevuto, no. L'ha collegata a ciò che tutti possono dargli, grazie a un po' di buona volontà: un po' di buona volontà è quanto basta per guadagnare il cielo che Gesù collega all'umiltà, al farsi piccolo, al prendere l'ultimo posto, ad obbedirgli, che altrove collega alla povertà di spirito, alla purezza del cuore, all'amore per la giustizia, allo spirito di pace. 

Speriamo, visto che grazie alla misericordia di Dio la salvezza è così vicina, a portata di mano, e che basta un po' di buona volontà per ottenerla.


Venite a me, imparate da me, e io vi ristorerò.

Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime. Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero. (Mt 11,28-30)


Beata María Climent Mateu

Beata Maria Climent Mateu, vergine e martire.

Segretaria, martirizzata insieme con la madre a Xàtiva presso Valencia, in Spagna, al tempo della persecuzione, per la sua perseveranza nella fede, meritò di conformarsi a Cristo nella Sua passione.


Santa Maria De Mattias

Vergine e fondatrice delle
 “Suore Adoratrici del Sangue di Cristo”



Riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro.

In verità vi dico: tutto quello che legherete sopra la terra sarà legato anche in cielo e tutto quello che scioglierete sopra la terra sarà sciolto anche in cielo.

In verità vi dico ancora: se due di voi sopra la terra si accorderanno per domandare qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli ve la concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro. (18,15-20)


San Giovanni Berchmans


“Age quod agis” (Fai [bene] quanto stai facendo)




La Preghiera di Gesù e della Chiesa

Santa Teresa Benedetta della Croce [Edith Stein] (1891-1942)
carmelitana, martire, compatrona dell'Europa

Gesù, Sommo Sacerdote della nuova Alleanza

Ogni anima umana è un Tempio di Dio: questo ci apre una prospettiva ampia e nuova. La vita di preghiera di Gesù è una chiave per capire la preghiera della Chiesa. Cristo ha partecipato al servizio divino del suo popolo, adempiuto nel Tempio pubblicamente, e secondo le prescrizioni della Legge. (...) 

Ha stabilito la relazione più stretta fra questa liturgia e l'offerta della sua persona, donandole così il suo senso pieno e vero, quello cioè di un omaggio di azione di grazie della creazione verso il Creatore. In questo ha portato la liturgia dell'antica Alleanza a compiersi nella liturgia della nuova Alleanza.

Ma Gesù non ha soltanto partecipato al servizio divino pubblico prescritto dalla Legge. Più numerose ancora sono i riferimenti fatti dai vangeli alla sua preghiera solitaria, nel silenzio della notte, sulle cime selvatiche dei monti, nei luoghi deserti (Mt 14,23 ; Mc 1,35; ecc.). Quaranta giorni e quaranta notti di preghiera hanno preceduto la vita pubblica di Gesù (Mc 4,15). Egli si è ritirato nella solitudine della montagna per pregare prima di scegliere i suoi dodici apostoli (Lc 6,12) e di mandarli in missione. Nell'ora del Monte degli Ulivi, si è preparato per andare fino al Golgota. Il grido che rivolge a suo Padre nell'ora più faticosa della sua vita ci è svelato in poche brevi parole. Queste parole(...) sono come un fulmine che rischiara per noi in un istante la vita più intima dell'anima di Gesù, il mistero insondabile del suo essere uomo-Dio e del suo dialogo col Padre.

Questo dialogo certamente è durato per tutta la sua vita senza mai interrompersi. Cristo pregava interiormente non solo quando si ritirava in disparte, a distanza dalla folla, ma anche quando stava in mezzo agli uomini.


Santa Maria della Croce MacKillop

Santa Maria della Croce MacKillop (1842-1909) è la prima santa australiana.

Vergine, fondatrice della Congregazione delle Suore di San Giuseppe del Sacro Cuore di Gesù, che governò tra molteplici difficoltà e oltraggi.

“Mai vedere un bisogno senza fare qualcosa”. 

La sua devozione per il Sacro Cuore, il SS. Sacramento e S. Giuseppe la spinsero ad amare Dio e il suo popolo. La sua adesione alla volontà di Dio le fece accettare sia le gioie che le difficoltà che l’assediarono di frequente. 

Così scrisse: “La volontà di Dio è per me come un caro libro che non mi stanco mai di leggere”.


La carità tutto copre, crede, spera, sopporta.

La carità è paziente, è benigna la carità, non è invidiosa la carità, non si vanta, non si gonfia; non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto. La carità ... si compiace della verità; tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. (1 Cor 13, 4-7)


Il sacramento d'amore, sacramento del perdono.

Santa Teresa di Calcutta (1910-1997)
fondatrice delle Suore Missionarie della Carità

Il sacramento della riconciliazione: « Tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli »

La confessione è un atto bellissimo, un atto di grandissimo amore. Lì possiamo recarci solo come peccatori, portatori del peccato, e da lì possiamo tornare solo come peccatori perdonati, senza peccato. La confessione non è che l'umiltà in pratica, messa in atto. Un tempo la chiamavamo penitenza, ma si tratta proprio di un sacramento d'amore, del sacramento del perdono. 

La realtà dei miei peccati deve essere la prima cosa da tener presente. Per molti di noi c'è il pericolo di dimenticare che siamo peccatori e che dobbiamo recarci alla confessione in quanto tali.  

Dobbiamo recarci a Dio consapevoli di aver meritato le conseguenze del peccato e capendo quanto Lui sia stato da noi afflitto da quello che abbiamo fatto quando peccando non lo abbiamo amato, ma con i nostri peccati lo abbiamo disprezzato, maltrattato, offeso e crocifisso, e per tutto questo dichiariamoci riconoscenti di fruire del suo Amore, della sua Clemenza, della sua Bontà, della sua Misericordia, che con compassione ci ha aspettato, ci ha atteso e fa festa del nostro ritorno.

Chiediamo quindi a Dio il pentimento di aver peccato, chiediamogli il desiderio di amarlo, chiediamogli il suo santo amore. Pentiamoci, confessiamoci, e riceviamo da Dio il suo illimitato perdono e commosso abbraccio. Convertiamoci con gioia. Facciamo atti di riparazione per i nostri peccati e per quelli del mondo intero.

Il confessionale non è il luogo delle conversazioni banali o delle chiacchiere. Solo questo ci deve essere: i miei peccati, il mio pentimento, il mio essere perdonato, il modo di vincere le mie tentazioni, di praticare le virtù, di crescere nella lode, nel ringraziamento, nella riparazione e nell'amore di Dio.


Rivelò a loro la gloria della sua divinità

Discorso di autore anonimo del VI secolo attribuito a torto a Sant’Efrem


« Alcuni qui presenti, non morranno prima di aver visto il regno di Dio »

Nostro Signore Gesù Cristo ha portato con sé sul monte Pietro, Giacomo e Giovanni per mostrare loro la gloria della sua divinità e far loro conoscere che egli era il Redentore di Israele, come lo aveva mostrato nei profeti. Voleva anche avvertirli affinché non fossero scandalizzati quando avrebbero veduto la sofferenza liberamente accettata che egli stava per soffrire per noi nella sua natura umana. 

Lo conoscevano infatti come uomo, ma ignoravano che egli fosse Dio; lo conoscevano come figlio di Maria, un uomo che viveva con loro nel mondo, ma sul monte ha fatto loro conoscere che era Figlio di Dio, e Dio lui stesso.

Lo avevano visto mangiare e bere, lavorare e riposarsi, assopirsi e dormire, subire lo spavento fino al sudore, il che non sembrava in armonia con la natura divina e sembrava convenire solo alla sua umanità. Per questo li ha portati con sé sul monte affinché il Padre lo chiamasse suo Figlio e mostrasse loro che egli era davvero suo Figlio, e Dio egli stesso. 

Li ha portati sul monte e ha mostrato loro il suo Regno prima di manifestare le sue sofferenze, ha mostrato loro la sua potenza prima della morte, ha mostrato loro la sua gloria prima degli oltraggi, ha mostrato loro il suo onore prima dell’ignominia. Così, quando sarebbe stato preso e crocifisso, gli apostoli avrebbero saputo che ciò accadeva non per la debolezza bensì con il suo consenso e per sua iniziativa, per la salvezza del mondo.


Santa Maria Francesca di Gesù


Santa Maria Francesca di Gesù - Vergine e fondatrice

A Montevideo in Uruguay, beata Maria Francesca di Gesù (Anna Maria) Rubatto, vergine, che fondò nella città di Loano vicino a Savona l’Istituto delle Suore Terziarie Cappuccine e, partita per l’America Latina, si adoperò con ogni cura nel servire i poveri.


"Coraggio, sono io, non abbiate paura!" (Mt 14,27)


San Charles de Foucauld (1858-1916)
eremita e missionario nel Sahara

Nostro Signore dice: Figli miei, coraggio, sono io, non abbiate paura! Qualsiasi cosa succeda, ricordatevi che Io sono sempre con voi... ricordatevi che, visibile o invisibile, che sembri agire o sembri dormire e dimenticarvi, Io veglio sempre su di voi, Io sono ovunque, e Io sono onnipotente. 

Non abbiate mai alcuna paura, alcuna inquietudine, alcuna preoccupazione, state tranquilli, non temete (Is 7,4): Io sono lì con voi, Io veglio, Io vi amo - non dubitate più, spero, del Mio amore! - , Io sono onnipotente... Cosa volete di più? ...

Tutto quanto vi accade avviene per Mia permissione o per Mia volontà, per permissione o volontà del Mio amore, affinché ne tirate un grande bene, grande bene che Io stesso vi aiuto a trarne con la Mia grazia... Non temete nulla quindi, poiché nulla può accadervi senza il Mio permesso... Non affliggetevi per nulla, ma uniformate la vostra volontà alla Mia...

Ricordatevi delle tempeste che ho sedato con una parola, a cui poi seguiva grande calma... Ricordatevi del modo in cui ho sostenuto Pietro che camminava sulle acque... Io sono sempre così vicino ad ogni uomo come lo ero allora, e sono così disposto ad aiutarlo, a soccorrerlo in tutto quanto servirà al bene della sua anima. (...)

Oh! In questa vita la tempesta è continua e la vostra barca è sempre vicina ad affondare... Ma Io sono lì, e con Me essa è inaffondabile: non confidate in nulla, soprattutto non confidate di voi, invece abbiate in Me completa fiducia che allontana l'inquietudine..."

Gesù ti prenderà per compiere meraviglie

Santa Teresa di Calcutta  1910 - 1997 
Fondatrice delle Suore Missionarie della Carità

Sono impressionata dal fatto che Gesù, prima di commentare la Parola di Dio, prima di annunciare le Beatitudini alla folla, ne ebbe compassione, fece guarigioni e diede loro da mangiare. E solo dopo ha cominciato a insegnar loro.

Ama Gesù con generosità, amalo con fiducia, senza guardarti indietro e senza problemi. Datti tutta a Gesù. Ti prenderà come strumento per compiere meraviglie a condizione che tu sia infinitamente più cosciente del suo amore che della tua debolezza. 

Credi in lui, rimettiti nelle sue mani con uno slancio di fiducia cieca e assoluta, poiché è Gesù. Credi che Gesù, e solo Gesù, è la vita; sappi che la santità non è altro che questo stesso Gesù che vive nel tuo intimo; allora sarà libero di porre la sua mano su di te. 


Atto di amore a Dio

Ti amo, mio Dio, e il mio desiderio
è di amarti fino all'ultimo respiro della mia vita.

Ti amo, o Dio infinitamente amabile,
e preferisco morire amandoti,
piuttosto che vivere un solo istante senza amarti.

Ti amo, Signore, e l'unica grazia che ti chiedo
è di amarti eternamente.

Ti amo, mio Dio, e desidero il cielo,
soltanto per avere la felicità di amarti perfettamente.

Mio Dio, se la mia lingua non può dire ad ogni istante: ti amo,
voglio che il mio cuore te lo ripeta ogni volta che respiro.

Ti amo, mio divino Salvatore, perché sei stato crocifisso per me,
e mi tieni quaggiù crocifisso con te.

Mio Dio, fammi la grazia di morire amandoti
e sapendo che ti amo.

(San Giovanni Maria Vianney, Curato d'Ars)


Alcuni si affannano a provvedere a se stessi

Alcuni non confidano pienamente in Dio, e perciò si affannano a provvedere a se stessi.

Libro III, Capitolo XXXVII: L’assoluta e totale rinuncia a se stesso per ottenere libertà di spirito

1. O figlio, abbandona te stesso, e mi troverai. Vivi libero da preferenze, libero da tutto ciò che sia tuo proprio, e ne avrai sempre vantaggio; ché una grazia sempre più grande sarà riversata sopra di te, non appena avrai rinunciato a te stesso, senza volerti più riavere. O Signore, quante volte dovrò rinunciare, e in quali cose dovrò abbandonare me stesso? Sempre, e in ogni momento, sia nelle piccole come nelle grandi cose. Nulla io escludo: ti voglio trovare spogliato di tutto. Altrimenti, se tu non fossi interiormente ed esteriormente spogliato di ogni tua volontà, come potresti essere mio; e come potrei io essere tuo? Più presto lo farai, più sarai felice; più completamente e sinceramente lo farai, più mi sarai caro e tanto maggior profitto spirituale ne trarrai. 

Ci sono alcuni che rinunciano a se stessi, ma facendo certe eccezioni: essi non confidano pienamente in Dio, e perciò si affannano a provvedere a se stessi. Ci sono alcuni che dapprima offrono tutto; ma poi, sotto i colpi della tentazione, ritornano a ciò che è loro proprio, senza progredire minimamente nella virtù. Alla vera libertà di un cuore puro e alla grazia della rallegrante mia intimità, costoro non giungeranno, se non dopo una totale rinuncia e dopo una continua immolazione; senza di che non si ha e non si avrà una giovevole unione con me.


2. Te l'ho detto tante volte, ed ora lo ripeto: lascia te stesso, abbandona te stesso e godrai di grande pace interiore. Da' il tutto per il tutto; non cercare, non richiedere nulla; sta' risolutamente soltanto in me, e mi possederai, avrai libertà di spirito, e le tenebre non ti schiacceranno. A questo debbono tendere il tuo sforzo, la tua preghiera, il tuo desiderio: a saperti spogliare di tutto ciò che è tuo proprio, a metterti nudo al seguito di Cristo nudo, a morire a te stesso, a vivere sempre in me. Allora i vani pensieri, i perversi turbamenti, le inutili preoccupazioni, tutto questo scomparirà. Allora scompariranno il timore dissennato, e ogni amore non conforme al volere di Dio.


San Giovanni Maria Vianney


“Una persona orgogliosa crede che tutto ciò che fà è ben fatto. Vuole dominare su tutti coloro che hanno a che fare con lei, ha sempre ragione. Crede che la sua impressione sia sempre migliore di quella degli altri”.

“L’orgoglio è un vino così fino, così sottile che penetra in quasi tutte le nostre azioni”.

“La porta dalla quale l’orgoglio entra con maggiore abbondanza, è la porta della ricchezza”.

“Non fidiamoci della falsa umiltà: ci fa perdere la grazia di Dio”.

“L’orgoglio è quel maledetto peccato che ha cacciato gli angeli dal paradiso”.

“E’ il nostro orgoglio che ci impedisce di diventare dei santi”.

“Senza l’impurità e l’orgoglio, dice Sant’Agostino, non ci sarebbe molto merito a resistere alla tentazione”.

“Mio Dio, com’è cieco l’uomo, quando si crede capace di qualcosa!”.

“Il peccato di orgoglio è il più difficile da correggere quando si è avuta la disgrazia di commetterlo”.

“Osservate una persona di un certo livello che esamina il lavoro di un’altra: ci troverà mille difetti”.

“L’orgoglio è il peccato di cui il Buon Dio ha più orrore”.

“L’invidia rende l’uomo duro, insensibile, e ormai incapace di amare il prossimo e di amare se stesso”.

“L’invidioso alimenta nel suo cuore una passione di natura malefica, che lo inasprisce e lo consuma”.

“Se si vantano i meriti dei vostri amici e non si dice niente di voi ne siete rattristati. Se vedete qualcuno che si è convertito e che fa rapidi progressi nelle virtù, in poco tempo è arrivato ad un alto livello di perfezione, vi addolora il fatto di essere rimasti indietro. E se lo si loda, ne provate dispiacere e dite: “Oh, ma non è stato sempre così… Era come gli altri. Ha fatto questo errore e quest’altro…”. Tutto ciò è orgoglio”.

“L’invidioso è il carnefice di se stesso”.


San Giustino Maria Russolillo


San Giustino Maria Russolillo (Pianura di Napoli, 18 gennaio 1891 – Napoli, 2 agosto 1955) presbitero italiano, fondatore della Società delle Divine Vocazioni (1920), delle Suore delle Divine Vocazioni (1921) e dell'istituto secolare delle Apostole Vocazioniste della Santificazione Universale (approvato nel 1965).

Don Giustino guidò le sue Congregazioni infondendo nei suoi figli e figlie, una spiritualità ed un carisma che ruotano intorno al suo motto: “Fatti santo”; ad un giovane diceva: “Fatti santo davvero, che tutto il resto è zero”.

Beatificato il 7 maggio 2011 da papa Benedetto XVI, è stato proclamato santo da papa Francesco il 15 maggio 2022.



San Pietro Giuliano Eymard

S. Pietro Giuliano Eymard

Sacerdote e fondatore della
Congregazione del SS. Sacramento (Padri Sacramentini)
e delle Ancelle del SS. Sacramento



Sant´Alfonso Maria De´ Liguori


Vescovo e fondatore della Congregazione religiosa del Santissimo Redentore



Presso il Signore è la misericordia

Salmo 129
Canto delle ascensioni.

Dal profondo a te grido, o Signore; Signore, ascolta la mia voce.
Siano i tuoi orecchi attenti alla voce della mia preghiera. 
Se consideri le colpe, Signore, Signore, chi potrà sussistere? 

Ma presso di te è il perdono: e avremo il tuo timore. 
Io spero nel Signore, l`anima mia spera nella sua parola.

L`anima mia attende il Signore più che le sentinelle l`aurora. 
Israele attenda il Signore, perché presso il Signore è la misericordia 
e grande presso di lui la redenzione.
Egli redimerà Israele da tutte le sue colpe.


Beata Zdenka Schelingová

Beata Zdenka (Cecilia) Schelingová
Suora e martire (1916-1955)

“Gesù, ti offro la mia vita per la sua. Salvalo!”



San Leopoldo da Castelnovo

 

A Padova, san Leopoldo Mandic, sacerdote dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini, che arse di zelo per l’unità dei cristiani e dedicò tutta la vita al ministero della riconciliazione.

È apprezzato per la sua straordinaria mitezza. Non cessa di assolvere in nome di Dio e di indirizzare parole di incoraggiamento a quanti lo accostano.



« Chi crede in me vivrà »

Sant'Agostino (354-430)
vescovo d'Ippona (Africa del Nord) e dottore della Chiesa

Commenti al vangelo di Giovanni, omelia 49,15

« Chi crede in me anche se è morto vivrà, e chiunque vive e crede in me non morirà in eterno ». Cosa vuol dire? « Chi crede in me, anche se è morto come è morto Lazzaro, vivrà », perché egli non è Dio dei morti ma dei viventi. Così rispose ai Giudei, riferendosi ai patriarchi morti da tanto tempo, cioè ad Abramo, Isacco e Giacobbe: « Io sono il Dio di Abramo, il Dio di lsacco e il Dio di Giacobbe; non sono Dio dei morti ma dei viventi: essi infatti sono tutti vivi » (Lc 20, 38). 

Credi dunque, e anche se sei morto, vivrai; se non credi, sei morto anche se vivi. (…) Quando è che muore l'anima? Quando manca la fede. Quando è che muore il corpo? Quando viene a mancare l'anima. La fede è l'anima della tua anima.

« Chi crede in me anche se è morto nel corpo, vivrà nell'anima, finché anche il corpo risorgerà per non più morire. E chiunque vive nel corpo e crede in me, anche se temporaneamente muore per la morte del corpo, non morirà in eterno per la vita dello spirito e per la immortalità della risurrezione ».

Questo è il senso delle sue parole. « Lo credi tu? » - domanda Gesù a Marta -; e lei risponde: « Sì, Signore, io ho creduto che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, che sei venuto in questo mondo (Gv 11, 26-27). E credendo questo, ho con ciò creduto che tu sei la risurrezione, che tu sei la vita; ho creduto che chi crede in te, anche se muore, vivrà, e che chi vive e crede in te, non morirà in eterno ».


Sant'Alfonsa dell'Immacolata Concezione

Clarissa dell’India (1910-1946)

Sento che il Signore mi ha destinata, ad essere un'oblazione, un sacrificio di sofferenza. Considero il giorno in cui non ho sofferto un giorno perduto per me.

Annotava nel suo diario spirituale i santi propositi: “Non voglio agire o parlare secondo la mia inclinazione. Ogni volta che mancherò farò una penitenza... voglio essere attenta a non ribattere mai a nessuno. Agli altri dirò solo parole dolci. Voglio controllare i miei occhi con rigore. Per ogni piccola mancanza chiederò perdono al Signore e la espierò con una penitenza. Di qualsiasi genere saranno le mie sofferenze non mi lamenterò mai e quando dovessi affrontare qualche umiliazione cercherò rifugio nel Sacro Cuore di Gesù”.


Un po' di lievito fermenta tutta la pasta

San Josemaría Escrivá de Balaguer (1902-1975)
sacerdote, fondatore

“Perché tutta la pasta fermenti"

Vi ricordo che la grandezza consiste nel sostenere in modo divino il compimento fedele dei doveri abituali di ogni giorno, le lotte quotidiane che riempiono di gioia il Signore e che soltanto Lui e ciascuno di noi conosciamo. Convincetevi che, d'ordinario, non ci sarà posto per gesta abbaglianti, fra l'altro perché non ne avrete l'occasione. Invece, non vi mancano le occasioni per dimostrare nelle cose piccole, normali, il vostro amore a Cristo. ...

Nel meditare queste parole di Cristo: Per loro io consacro me stesso, perché siano anch'essi consacrati nella verità [Gv 17, 19], percepiamo con chiarezza il nostro unico fine: la santificazione, cioè il dovere di essere santi per santificare. 

Nel contempo, come una sottile tentazione, può venirci in mente che solo in pochi siamo decisi a rispondere alla chiamata divina, e per di più ci riconosciamo strumenti con ben scarse attitudini. E' vero, siamo in pochi in confronto al resto dell'umanità, e personalmente non valiamo nulla; ma l'affermazione del Maestro risuona con tutta la sua autorità: il cristiano è luce, sale, lievito del mondo, e un po' di lievito fa fermentare tutta la pasta [Mt 5,13-14; Gal 5,9].


Beata Maria della Passione


In una pagina autobiografica racconta: “....mentre il sacerdote presentava l'Ostia Santa, il povero mio cuore palpitava con veemenza di grande gioia; e vidi, nella sacra particola nelle mani del Ministro di Dio, comparire un piccolo e vezzoso Bambino, ma ahimè! Aveva le manine ferite ed osservai che da queste ferite scorreva un canaletto di vivo sangue.... ”.

L'immagine del Cristo sofferente per l'umanità, sin dalla nascita, fa promettere a Maria Grazia di dedicare totalmente la vita a Gesù, cercando di alleviare, con le proprie sofferenze, le sofferenze del Salvatore.

“Avanti, sempre avanti, Dio provvederà”.

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Santa María Carmen Sallés y Barangueras 
Fondatrice della Congregazione delle
“Concezioniste Missionarie dell’Insegnamento”

A Madrid in Spagna fondò la Congregazione delle Suore dell’Immacolata Concezione per la formazione di donne pie e istruite

Ci sarà una risurrezione anche per noi

San Cirillo di Gerusalemme (313-350)
vescovo di Gerusalemme e dottore della Chiesa

« Beati i vostri occhi perché vedono e i vostri orecchi perché sentono »

Un albero sradicato, tagliato persino sul piede, poi ripiantato – il salice, per esempio – rispunta e rifiorisce; e un uomo sradicato dalla superficie della terra non rivivrà? I semi mietuti riposano, dormono nei granai e rivivono in primavera; e l'uomo mietuto, gettato nei granai della morte, non rivivrà? Una gemma di vigna, un ramo tagliato e trapiantato si ravvivano e portano frutti; e l'uomo per il quale tutto è stato creato, una volta caduto non potrà rialzarsi?

Contemplate ciò che succede attorno a voi. Meditate sul quadro di questo vasto universo. Semino un chicco di grano o di altro genere; cade, marcisce e non può più servire come cibo all'uomo. Eppure dalla propria putredine esso rinasce, sorge, si moltiplica. Ho seminato un solo chicco e ne raccolgo venti, trenta, e più. Ora per chi esso è stato creato? Non lo è forse per nostro uso? Non per se stessi questi semi sono usciti dal non essere. Dunque ciò che è stato creato per noi muore e rinasce, e noi, per i quali tale prodigio si opera ogni giorno, saremmo esclusi da tale beneficio? Come possiamo credere che non ci sarà una risurrezione per noi?


Chiedete quel che volete e vi sarà dato

Rimanete in me e io in voi.

Come il tralcio non può far frutto da se stesso se non rimane nella vite, così anche voi se non rimanete in me.

Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla.

Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quel che volete e vi sarà dato. (Gv 15,1-8)


Beata Margarita Maria Lopez de Maturana


Margarita Maria Lopez de Maturana Ortiz de Zarate, fondatrice dell’Istituto “Suore Mercedarie Missionarie”, nasce il 25 luglio 1884 a Bilbao (E) e muore il 23 luglio 1934 a San Sebastián (E). La sua causa di canonizzazione ha portato al riconoscimento delle sue virtù eroiche, il 16 marzo 1987, ed al riconoscimento di un miracolo avvenuto per sua intercessione, il 28 aprile 2006.

Diventa suora Mercedaria nel convento di Berriz, lo stesso dove ha studiato da bambina e adolescente. Vi entra a 19 anni, prendendo il nome di Suor Margherita Maria e subito si distingue per la prolungata preghiera e per la sua carità verso tutti, facendo crescere la sua intimità con il Signore, ad aiutarla a riscoprire il carisma originario dell’Ordine dei Mercedari: la liberazione dei prigionieri in terra di missione. 

E lei, suora di clausura, votata al silenzio e alla preghiera, comincia a domandarsi cosa può fare, a inizio Novecento, per attualizzare un carisma che quattro secoli prima aveva una chiara impronta missionaria, e che nel tempo aveva assunto la dimensione orante della clausura. Una ricerca, la sua, lunga circa 15 anni, cioè fino al 1919, quando nel convento di Berriz arrivano, dalla Cina e dall’India, due missionarie a portare la loro testimonianza che ha una potenza incendiaria nel cuore di Margarita Maria, aumentando in lei il desiderio che “tutti sappiano che esiste un Dio che ci ama maternamente e ci porta nel palmo delle sue mani”.

Con il permesso della superiora comincia con il dare vita alla “Gioventù Mercedaria Missionaria”, prima associazione di quel genere in Spagna, e poi finisce per contagiare con la sua ansia missionaria l’intero convento, al punto che nel maggio 1926 tutte le suore della comunità ricevono il crocifisso missionario, preparando così la spedizione delle prime sei suore verso la Cina. 

Si impegna nella trasformazione del convento di clausura in istituto missionario, che avverrà ovviamente con il voto favorevole delle 94 suore e con il consenso della Santa Sede. Il sogno di suor Margherita Maria si avvera il 23 maggio 1930 e l’anno successivo diventa lei la prima superiora dell’Istituto delle Missionarie della beata Vergine Maria della Mercede.

In questa veste compie due volte il giro del mondo per accompagnare le sue suore che partono per la missione, per andarle a visitare nelle comunità già funzionanti, per seguire da vicino il progresso della “sua” opera, che oggi conta quasi 600 suore e 72 comunità distribuite nei vari continenti.

Muore il 23 luglio 1934, due giorni prima del suo 50° compleanno, dopo un delicato intervento chirurgico per un male incurabile, promettendo alle sue suore di aiutarle dal cielo.

Il 22 ottobre 2006, nella cattedrale di Bilbao, la suora che “aveva il cuore rivolto verso il cielo, lo sguardo al tempo e i piedi per terra” e che aveva osato tanto sotto l’azione dello Spirito, è stata solennemente proclamata beata.