Vergine dell'Ordine di Santa Chiara
Caterina da Bologna nasce l'8 settembre 1413. Fin da piccola viene educata a Bologna dalla madre, donna di grande fede, e da parenti, per via delle molte assenze del padre, il quale però vuole che impari anche il latino.
Nel 1424, all'età di 11 anni, entra alla corte Estense come damigella di compagnia e riceve l'educazione propria del tempo: studia la musica, la pittura, la danza, impara a poetare e diventa esperta nell'arte della miniatura e della copiatura.
Nel 1432 entra nel monastero detto del Corpus Domini e professa con le compagne la regola di S. Chiara, approvata da Pp Innocenzo IV (Sinibaldo Fieschi, 1243-1254), e dà inizio alla vita claustrale francescana. Qui la damina si fa lavandaia, cucitrice, fornaia. Preghiera e lavoro, mai perdere tempo, dice la Regola delle Clarisse che qui si osserva. E a lei va bene: lava i piatti, dipinge, fa le pulizie, scrive versi in italiano e in latino, insegna preghiere nuove, canti nuovi.
Con lei il monastero è un mondo di preghiera e gioia, silenzio e gioia, fatica e gioia. Diventa famoso, tanto che ne vogliono uno così anche a Bologna, dove va a fondarlo appunto Caterina, come abbadessa.
Siamo nel 1456: anche questo monastero s’intitola al Corpus Domini. Caterina compone testi di formazione e di devozione, e poi un racconto in latino della Passione (cinquemila versi), un breviario bilingue.
Da superiora è la prima nella preghiera e nel servizio; vive in profonda umiltà e povertà. Allo scadere del triennio di abbadessa è felice di essere sostituita, ma dopo un anno deve riprendere le sue funzioni, perché la nuova eletta è diventata cieca. Sebbene sofferente e con gravi infermità che la tormentano, svolge il suo servizio con generosità e dedizione.
All’inizio del 1463 le infermità si aggravano; verso la fine di febbraio è colta da forti sofferenze, che non la lasceranno più, ma è lei a confortare le consorelle nel dolore, assicurandole del suo aiuto anche dal Cielo. Dopo aver ricevuto gli ultimi Sacramenti, consegna al confessore lo scritto "Le sette armi spirituali" ed entra in agonia; il suo viso si fa bello e luminoso; guarda ancora con amore quante la circondano e spira dolcemente, pronunciando tre volte il nome di Gesù: è il 9 marzo 1463.
Alla sua morte cominciò subito a realizzarsi una profezia nella quale si era sentita dire dagli angeli: Et gloria eius in te videbitur. (E la Sua Gloria sarà vista in te)
Il suo corpo oggi si trova nella cappella del Monastero del Corpus Domini, senza alcuna maschera, seduta, visibile a tutti e non sigillata.
Sintesi delle sette armi spirituali :
1. avere cura e sollecitudine nell’operare sempre il bene;
2. credere che da soli non potremo mai fare qualcosa di veramente buono;
3. confidare in Dio e, per amore suo, non temere mai la battaglia contro il male, sia nel mondo, sia in noi stessi;
4. meditare spesso gli eventi e le parole della vita di Gesù, soprattutto la sua passione e morte;
5. ricordarsi che dobbiamo morire;
6. avere fissa nella mente la memoria dei beni del Paradiso;
7. avere familiarità con la Santa Scrittura, portandola sempre nel cuore perché orienti tutti i pensieri e tutte le azioni.