vescovo d'Alessandria, dottore della Chiesa
3° Contro gli Ariani, 33-34
Ora che il Verbo si è fatto uomo ed ha fatto sue le nostre miserie, esse da lui sono distrutte. Gli uomini non sono morti sotto il peccato; ma risuscitati secondo la forza del Verbo rimangono per sempre incorruttibili ed immortali.
Quando la sua umanità nasce da Maria, madre di Dio, si dice che è lui che nasce. In realtà, tuttavia, è la nostra nascita che prende in lui, e noi non siamo più semplicemente terra che deve ritornare alla terra; ma siamo uniti al Verbo del cielo che vuole condurci al cielo. Ugualmente, non è senza ragione che egli ha preso in sé le altre fragilità del corpo: è perché noi non siamo più solo uomini, ma perché, ormai appartenenti al Verbo, partecipiamo alla vita eterna.
Per quanto riguarda la morte, è causata dalla prima nascita in Adamo: questa nascita e tutte le altre miserie della carne sono state assunte nel Verbo, noi, rialzati dalla terra, vediamo la maledizione del peccato tolta da colui che, in noi e per noi, è diventato maledizione. Ed è giusto. Come, essendo terra, moriamo in Adamo, così, rigenerati dall'acqua e dallo spirito, siamo vivificati in Cristo. D'ora in poi la carne non è più cosa terrestre, è fatta Verbo, a causa del Verbo di Dio che, per noi, è diventato carne.
Gli uomini vedono le loro fragilità trasferite e distrutte in colui che non vi è soggetto; diventano quindi forti e liberi per sempre. Come infatti il Verbo, preso un corpo, è diventato uomo, così noi, per mezzo della carne del Verbo, siamo divinizzati da lui e fatti eredi della vita eterna.