Gesù nel Sacramento è un amico fedele

Gesù nel Sacramento è un amico fedele, è un rifugio sicuro: chi lo trova, trova un tesoro.

Per un amico fedele non c'è prezzo, non c'è misura per il suo valore.

Un amico fedele è medicina che dà vita: lo troveranno quelli che temono il Signore.

Chi teme il Signore sa scegliere gli amici: come è lui, tali saranno i suoi amici.

Dal libro del Siràcide (Sir 6, 5-17)


La potenza della grazia di Dio

Pensieri dal Diario di Santa Faustina

Nessun'anima deve avere dubbi finché vive, anche fosse la più miserabile. Ognuna può diventare una grande santa, poiché è grande la potenza della grazia di Dio. Noi dobbiamo solo non opporci all'azione divina. (Diario, 283)


Vedere in tutto il beneplacito di Dio


Beata María Caridad Brader

Religiosa e fondatrice della Congregazione delle Francescane di Maria Immacolata

Amante della vita interiore, visse in continua presenza di Dio. Vedeva in tutti gli avvenimenti la Sua mano provvidente e misericordiosa ed esortava gli altri a “Vedere in tutto il beneplacito di Dio e per amore a Lui compiere gioiosamente la sua volontà”. Da qui il suo motto: “Egli lo vuole”, che fu il programma della sua vita.


Beata Maria di Gesù (Deluil Martiny)

A Marsiglia in Francia, beata Maria di Gesù Deluil Martiny, vergine, che fondò la Congregazione delle “Figlie del Cuore di Gesù” e, ferita a morte da un uomo violento, concluse con l’effusione del sangue una vita intimamente unita alla Passione di Cristo.


Se batte una falsa strada, lo lascerà andare

Sir 4, 12-22
Dal libro del Siràcide

La sapienza esalta i suoi figli
e si prende cura di quanti la cercano.
Chi ama la sapienza ama la vita,
chi la cerca di buon mattino sarà ricolmo di gioia.
Chi la possiede erediterà la gloria;
dovunque vada, il Signore lo benedirà.
Chi la venera rende culto a Dio, che è il Santo,
e il Signore ama coloro che la amano.
Chi l'ascolta giudicherà le nazioni,
chi le presta attenzione vivrà tranquillo.
Chi confida in lei l'avrà in eredità,
i suoi discendenti ne conserveranno il possesso.

Dapprima lo condurrà per vie tortuose,
lo scruterà attentamente,
gli incuterà timore e paura,
lo tormenterà con la sua disciplina,
finché possa fidarsi di lui e lo abbia provato con i suoi decreti;
ma poi lo ricondurrà su una via diritta e lo allieterà,
gli manifesterà i propri segreti
e lo arricchirà di scienza e di retta conoscenza.

Se egli invece batte una falsa strada, lo lascerà andare
e lo consegnerà alla sua rovina.

Beato Tommaso Maria Fusco


Beato Tommaso Maria Fusco
Sacerdote e fondatore delle «Figlie della Carità del Preziosissimo Sangue»

“L'operare e il patire per Dio sia sempre la vostra gloria e delle opere e patimenti che sostenete sia Dio la vostra consolazione in terra e la vostra mercede in cielo. La pazienza è come la salvaguardia e il sostegno di tutte le virtù”.


Su di te edificherò la mia chiesa.

Mt 16,13-19

Gesù disse: «Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l'hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli.

E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa.

A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli».


Santa Margherita da Cortona


Margherita nacque nel 1247 a Laviano, un piccolo borgo nel territorio del Comune di Perugia, oggi appartenente al Comune di Castiglion del Lago. Nella sua gioventù aveva condotto una vita mondana e di peccato andando a convivere senza essere sposata, nonostante le critiche di parenti e conoscenti, ma poi si pentì e si convertì e decise di fare penitenza per il resto della sua vita. 

Sua mamma, che l'aveva introdotta all'amore di Dio e dei poveri, morì quando ancora aveva otto anni, e suo padre si risposò, ma la nuova matrigna si rivelò dura e incapace di trasmetterle dolcezza e affetto. 

A sedici anni in pieno splendore di gioventù, oppressa dalla matrigna, fu attratta da un amore che le appariva promettente. Margherita accolse l'invito di un suo ammiratore di nome Arsenio a trasferirsi nel suo castello di Montepulciano e fuggendo da sola e di notte dalla casa paterna decise, senza sposarsi, di andare a convivere con Arsenio da cui ebbe un figlio e una vita agiata. 

Il suo convivente però morì aggredito dai briganti durante una battuta di caccia, e Margherita guidata dal suo cane andò dove era il corpo del suo convivente morto, ma ritornata al castello del convivente fu rifiutata dai parenti di lui. Poi dopo essere stata respinta anche da suo padre, condizionato nella sua debolezza dalla nuova moglie, Margherita si ritrovò sola con il figlio costretta ad affrontare la vita e a maturare lei stessa una decisione su quello che doveva essere il suo futuro. Si recò verso la chiesetta delle sue preghiere che la mamma le aveva insegnate da bambina e, sedutasi sotto un fico lì vicino, esplose in un pianto prolungato dove confluirono mille pensieri e sentimenti: dolore, smarrimento, rabbia per il rifiuto, e ipotesi per il futuro ... aveva venticinque anni e avrebbe voluto rifarsi una vita. 

Nello smarrimento, a causa della situazione in cui si trovava, la preghiera le infuse speranza, e trasformò e rigenerò in lei nuova vita. Delusa, sperimenta come le vanità mondane si dissolvono in un attimo. Margherita non vuole più appoggiarsi su se stessa, nè sul mondo e le sue vanità, del quale aveva subito il fascino della gloria e della ricchezza. Comprende che l'amore di Dio è affidabile e non crolla, quindi, affidandosi a Lui, decide di ricominciare e ricostruire la sua esistenza con una vita devota. Questo affidamento al Padre che è nei cieli, sarà sorgente di nuove relazioni con Lui e con i fratelli.

In quel momento tutti gli aneliti verso Dio avuti da piccola rifiorirono in un misterioso incontro tra la sua necessità e la misericordia del Padre. E' questo il momento della sua conversione nel quale il cuore di Margherita si distacca da ogni mondanità e rinunciando ad ogni progetto proprio si consegna interamente a Dio Padre provvidente che diventa il Signore assoluto.

Si avvicinò, allora, ai Padri Francescani a cui affidò la cura del figlio avuto dal suo convivente e nel 1277 divenne terziaria e oblata francescana, dedicandosi esclusivamente alla preghiera, alla mortificazione, alle opere di carità e a duri castighi della carne, perseverando in questi sforzi fino alla morte.

Il Signore non solo dimenticò il male che ella aveva compiuto ma la innalzò alla grande santità e le diede grazie mistiche e il privilegio di frequenti apparizioni del suo Angelo Custode, che la istruiva e la rassicurava dell’amore di Dio per lei. Nei momenti in cui ella non riusciva a capire come Dio avesse dato tali consolazioni e luce e carisma a una peccatrice, Nostro Signore e il suo Angelo venivano a rassicurarla:  Margherita gridava, “Io sono stata l’oscurità; sono stata più buia della notte!” e Cristo le rispondeva: “Grazie al tuo amore, hai nuova luce, e io benedico la piccola cella dove vivi nascosta per amor mio.”

Donna mistica, ma anche di azione, coraggiosa, ricercata per consiglio, fu attenta anche alla vita pubblica e, nelle contese tra guelfi e ghibellini, fu operatrice di pace. Diede vita ad una congregazione di terziarie, dette le Poverelle; fondò nel 1278 un ospedale presso la chiesa di San Basilio e formò la Confraternita di Santa Maria della Misericordia, per le dame che assistevano i poveri ed i malati.

Ogni giorno Margherita recitava preghiere in onore di tutti i Santi Angeli ed invocava ciascuno dei nove cori angelici per chiedere la carità dei serafini, la sapienza dei cherubini e così via chiedeva una qualità, una virtù, da ciascun coro angelico. Vedeva talmente spesso il suo angelo custode che per timore che fosse invece Satana che si trasfigurava in angelo di luce, onde evitare inganni diabolici appena scorgeva l’angelo gli chiedeva di cantare l’Ave Maria. 

Si narra che Margherita si sottoponesse a durissime penitenze, dormendo per terra o su rigidi tavolacci; si flagellava e digiunava frequentemente per liberarsi dal suo attaccamento alla sua bellezza e alla mondanità.

Dopo aver condotto una vita di preghiera e di stenti, il 22 febbraio 1297, poco prima che sorgesse il sole, il volto di Margherita si illuminò di gioia e di bellezza; poi spirò mentre i presenti avvertirono una misteriosa dolcezza e un soave profumo: ciò fu accolto come un segno dei tanti doni di grazia e di santità di cui era stata ricolma.

Margherita è la protettrice delle prostitute pentite e si dice che la Santa, secondo quanto promesso in vita, andrebbe a visitare in Purgatorio tutti coloro che prima di morire l’avessero invocata.


Beata Maria di Gesù (Émilie D'Oultremont)

Religiosa e fondatrice della “Società di Maria Riparatrice”

«Nessuno meglio di Maria può meglio formarci ad amare nostro Signore, perché nessuno meglio di lei ha compreso il Cuore di Dio e il cuore dell’uomo... e lei ci domanda di essere sue “Compagne di dedizione, di riparazione, di adorazione e di amore”».

La milizia di Dio che combatte con la preghiera e il sacrificio.

Vi è una milizia di Dio che combatte con la parola e con l'azione prorompente... 

Vi è anche un'altra milizia di Dio, umile e nascosta, ugualmente apostolica, che combatte con la preghiera e il sacrificio, e che versa goccia a goccia il sangue del cuore. 

Pregare, compatire, offrire, riparare e soffrire per Lui che ha conosciuto tutte le agonie e tutti i dolori è la missione degli amici privilegiati. Buttiamoci ardenti in quest'opera di riparazione, nonostante la nostra piccolezza.

(Dagli scritti della Beata Maria di Gesù Deluil-Martiny)





San Corrado Confalonieri

San Corrado, Eremita. 
Patrono di Noto e Calendasco.

Procurate di farvi santa.

Lettera di Sant'Alfonso Maria de Liguori ad una ragazza in ricerca vocazionale.

Sorella benedetta, voi state deliberando quale stato di vita dovrete prendere. Io vi vedo agitata, perché il mondo vi vuole per sé con prender marito; anche Gesù Cristo vi vuole per sé con farvi monaca in qualche monastero osservante. Badate che da questa decisione che dovete prendere dipende la vostra salvezza eterna; quindi vi raccomando di pregare ogni giorno il Signore: e cominciate a farlo adesso che leggete il presente scritto, affinché vi dia luce e vigore di eleggere quello stato che è più giovevole a salvarvi; affinché non abbiate poi a pentirvi dell'elezione fatta per tutta la vostra vita e per tutta l'eternità, quando non vi sarà più rimedio all'errore. 

Esaminate poi che cosa può meglio giovarvi e rendervi felice: se l'avere per vostro sposo un uomo di terra o Gesù Cristo figlio di Dio e re del cielo; riflettete su chi di costoro vi pare sposo migliore e quello eleggete. La vergine s. Agnese era di tredici anni, e perché era bellissima, si vedeva amata da molti: fra gli altri si presentò a volerla per sposa il figlio del prefetto di Roma; ma ella pensando a Gesù Cristo, che la voleva per sé, rispose a quello: Io ho trovato uno sposo che è migliore di voi e di tutti i re della terra; quindi non posso cambiarlo con altri. E per non cambiarlo preferì perdere la vita a quella tenera età, e morì contenta, martire per Gesù Cristo. Lo stesso rispose la santa vergine Domitilla al conte Aureliano che era un gran signore; ed anch'essa morì martire, bruciata viva per non lasciare Gesù Cristo. Oh quanto si trovano adesso contente in cielo queste sante fanciulle per aver fatta questa buona elezione, e saranno contente per tutta l'eternità! La stessa beata sorte capiterà a tutte le ragazze che lasciano il mondo per darsi a Gesù Cristo. 

Esaminate poi le conseguenze dello stato di chi elegge il mondo e di chi elegge Gesù Cristo. Il mondo vi offre i beni della terra, robe, onori, spassi e piaceri. Gesù Cristo al contrario vi presenta flagelli, spine, obbrobri e croci, giacché questi furono i beni che egli scelse per sé in tutti i giorni che visse su questa terra; ma vi offre poi due beni immensi che non può darvi il mondo, cioè la pace del cuore in questa vita ed il paradiso nell'altra. Inoltre, prima che decidiate quale stato prendere, è necessario che pensiate che l'anima vostra è eterna, e quindi dopo la presente vita, che presto finisce, nell'istante della morte dovrete passare all'eternità, in cui, entrata che sarete, vi sarà dato quel luogo di pena o di premio che avrete meritato con le opere della vostra vita. Sicché in morte, in quella prima casa che vi toccherà ad abitare, o di vita eterna o di eterna morte, ivi dovrete stare per tutta l'eternità, o salva per sempre e felice in mezzo ai gaudi del paradiso, o per sempre perduta e disperata in mezzo ai tormenti dell'inferno. Pensate pertanto che tutte le cose di questo mondo presto dovranno finire. Felice chi si salva, misero chi si danna! 

Ricordatevi sempre di quella gran massima detta da Gesù Cristo: Che giova all'uomo guadagnare tutto il mondo e perdere l'anima? Questa massima ha spinto tanti cristiani a chiudersi nei chiostri o ad intanarsi nei deserti, e tante donzelle a lasciar il mondo per darsi a Dio e fare una santa morte. Al contrario, considerate la misera sorte che è toccata a tante dame, a tante principesse e regine, che nel mondo sono state servite, lodate, onorate e quasi adorate: ma se le misere si son dannate, che cosa giovano loro nell'inferno le tante ricchezze, le tante delizie e i tanti onori goduti, se non pene e rimorsi di coscienza che le tormenteranno per sempre, mentre Dio sarà Dio, senza veder mai alcun riparo alla loro eterna rovina? 

Ma diamo ora un'occhiata ai beni che dà il mondo in questa vita a chi lo segue, e ai beni che dona Dio a chi lo ama e per suo amore lascia il mondo. Promette il mondo grandi cose ai suoi seguaci; ma chi non vede che il mondo è un traditore che promette e non mantiene? Ma quantunque mantenesse le sue promesse, quali sono i beni che dà? dà beni di terra. Ma dà la pace, la vita felice che promette? no; perché tutti i suoi beni allettano i sensi e la carne, ma non contentano il cuore e l'anima. L'anima nostra è stata creata da Dio per amarlo in questa vita e goderlo nell'altra; onde tutti i beni della terra, tutte le delizie e tutte le sue grandezze vanno fuori del cuore, ma non entrano nel cuore, che solo Dio può contentarlo. Anzi Salomone chiamava tutti i beni mondani vanità e bugie che non contentano il cuore, ma lo affliggono: Vanitas vanitatum et afflictio spiritus. Ed infatti l'esperienza dimostra che chi più abbonda di tali beni, vive più angustiato ed afflitto.

Se il mondo contentasse coi suoi beni le principesse, le regine, a cui non mancano spassi, commedie, festini, banchetti, bei palazzi, belle carrozze, belle vesti, gioie preziose, servi e damigelle che le servono e fanno loro corteggio, tutte queste signore sarebbero contente. Ma no; s'ingannano gli altri che le credono contente: domandate loro se godono piena pace, se vivono pienamente contente; che vi risponderanno? Che pace, che contente! Ciascuna di loro vi dirà che fa una vita infelice e che non sa che cosa sia la pace. I maltrattamenti che ricevono dai mariti, i disgusti che sono dati loro dai figli, le gelosie, i timori, i bisogni della casa le fanno vivere fra continue angustie ed amarezze. Ogni donna sposata può dirsi martire di pazienza: ma se ha pazienza; altrimenti patirà un martirio in questo mondo ed un martirio più penoso nell'altro. 

Quando altra pena non vi fosse, i soli rimorsi della coscienza basteranno a mantenerla continuamente tormentata, perché vivendo ella attaccata ai beni terreni, poco pensa all'anima, poco frequenta i sacramenti, poco si raccomanda a Dio; e priva di tali aiuti per viver bene non può vivere senza peccati e senza continui rimorsi di coscienza. Ed ecco che tutte le promesse di divertimenti fattele dal mondo diventano amarezze e timori della sua dannazione. Povera me! dirà, che ne sarà di me nell'ora della mia morte con questa vita che conduco, lontana da Dio e con tanti peccati, andando sempre di male in peggio? Vorrei ritirarmi a fare un poco di orazione, ma le faccende della famiglia e della casa non me lo permettono: vorrei sentir le prediche, confessarmi, comunicarmi spesso, vorrei frequentare la chiesa, ma mio marito non vuole; spesso mi manca l'accompagnamento necessario e gli affari continui, la cura dei figli, le visite e tanti intrighi che non mancano mai mi tengono chiusa in casa: appena nei giorni di festa posso assistere a una messa. Pazza me, che ho voluto sposarmi! mi potevo far santa nel monastero! 

Ma tutti questi lamenti a che servono, se non ad accrescerle la pena, vedendo di non essere più a tempo di cambiar la scelta che fece di restare nel mondo? E se le sarà amara la vita, più amara le sarà la morte. Allora vedrà intorno al letto le serve, il marito, i figli che piangono; ma tutti questi non le saranno di sollievo, bensì di maggiore afflizione; e così afflitta, povera di meriti e piena di timori per la sua eterna salute dovrà andare a presentarsi a Gesù Cristo che l'ha da giudicare. Al contrario una monaca che ha lasciato il mondo per Gesù Cristo quanto si vedrà contenta vivendo in mezzo a tante spose di Dio ed in una cella solitaria lontana dai disturbi del mondo e dai pericoli continui e prossimi che vi sono, per chi vive nel mondo, di perdere Dio! E quanto più si troverà consolata in morte nell'avere spesi i suoi anni in orazioni, mortificazioni ed in tanti esercizi di visite al sacramento, di confessioni, di comunioni, di atti di umiltà, di speranza, di amore verso Gesù Cristo; e quantunque il demonio non lasci di atterrirla con la vista dei difetti da lei commessi nella sua fanciullezza, però lo Sposo Celeste, per cui ella ha lasciato il mondo, ben saprà consolarla; e così piena di confidenza morirà abbracciata col crocifisso, che la condurrà nel cielo a vivere in eterno beata. 

E così, sorella benedetta, giacché dovete scegliere lo stato della vostra vita, scegliete quello che vorreste aver scelto nell'ora della morte. In quell'ora, ognuna che vede terminare la sua presenza nel mondo, dice: Oh mi fossi fatta santa! Oh avessi lasciato il mondo e mi fossi data a Dio! Ma allora quel ch'è fatto è fatto; altro non resta che spirare l'anima ed andare a sentir Gesù Cristo che dirà: Vieni, benedetta, a gioire con me per sempre; oppure: Vattene nell'inferno per sempre da me separata. 

A voi resta dunque di eleggere: o il mondo o Gesù Cristo. 

Se eleggete il mondo, sappiate che presto o tardi ve ne pentirete; quindi pensateci bene. Nel mondo son molte le donne che si perdono; nei monasteri quelle che si perdono sono rare. Voi raccomandatevi al crocifisso ed a Maria Santissima, affinché vi facciano eleggere il meglio per la vostra salvezza eterna. 

Se volete farvi religiosa, impegnatevi anche a farvi santa: perché se pensate di vivere nel monastero in maniera rilassata ed imperfetta, come vivono alcune monache, non serve l'entrarvi; poiché vi farete una vita infelice, ed infelice sarà anche la vostra morte. 

Se poi ripugnate di chiudervi in un monastero, io non posso consigliarvi lo stato matrimoniale; mentre s. Paolo a nessuno lo consiglia, fuorché in caso di mera necessità, la quale spero non esservi per voi; almeno restatevi in casa vostra ed ivi procurate di farvi santa. Per nove giorni vi chiedo di pregare Nostro Signor Gesù Cristo di darvi luce e forza per eleggere quello stato che per voi è migliore per salvarvi. Pregate anche la Madonna di ottenervi questa grazia con la sua potente intercessione.

Voglio un solo amore: Gesù.


Voglio che la mia vita sia un abbozzo di quella che Dio prepara ai suoi eletti. Non avere che un solo amore: Gesù. Un solo desiderio: piacere a Lui e a Lui solo; consumarmi perché Egli viva in me; uno scopo solo: la sua gloria, l'estensione del regno del suo Cuore; una sola occupazione: farlo amare; una sola dimora: la Piaga del suo Cuore nel tabernacolo. Non porre limiti all'Amore. Disperare di me e aspettarmi tutto da Lui. 

Vi è la milizia di Dio che combatte con la parola e l'azione prorompente... Noi siamo di quell'altra milizia di Dio, umile e nascosta, ma ugualmente apostolica, che combatte con la preghiera e il sacrificio, e che versa goccia a goccia il sangue del cuore... Amare, cantare, acclamare, sì, la folla lo sa fare davanti a questo Cuore che brucia d'amore per gli uomini.

Pregare, compatire, offrire, riparare e soffrire per Gesù, Lui che ha conosciuto tutte le agonie e tutti i dolori. Con Lui è la missione degli amici privilegiati. Buttiamoci ardenti, in comunione con Lui, in quest'opera di riparazione, di lode, di ringraziamento, di supplica, nonostante la nostra piccolezza.

Beata Maria di Gesù (Deluil-Martiny) Fondatrice delle Figlie del Sacro Cuore.

Ammira le meraviglie di Dio e risvegliati.

Sant'Agostino (354-430)
vescovo d'Ippona (Africa del Nord) e dottore della Chiesa

Discorso 126, 4-5
Perché questa generazione chiede un segno?

Ti sai stupire delle novità. Ma sono veramente più importanti delle cose che vedi abitualmente? Gli uomini rimasero attoniti del fatto che il Signore nostro Gesù Cristo avesse saziato tante migliaia di persone con cinque pani (Mt 14,19ss), e non si meravigliano che con pochi grani i campi si riempiono di messi. 

Gli uomini notarono fatta vino quella che era acqua e rimasero sbalorditi (Gv 2,19); che avviene di diverso nei riguardi della pioggia a contatto con le radici della vite? E' sempre colui che fece quello ad operare anche questo.…

Ha compiuto tali opere e fu disprezzato da molti… Si dicevano: “Tali opere sono divine, ma costui è un uomo”. Tu noti dunque due cose: le opere di Dio e l'uomo. Se le opere di Dio possono essere compiute soltanto da Dio, bada che non si celi Dio nell'uomo. 

Osserva, ripeto, le cose che hai sotto gli occhi, credi a quello che non vedi. Non ti ha abbandonato chi ti ha chiamato a credere. Sebbene ti comandasse di ritenere per certo ciò che non puoi vedere, tuttavia non ti ha lasciato senza vedere qualcosa, tanto che tu possa credere ciò che non vedi. 

Le stesse cose create sono forse segni di poco rilievo, prove deboli della presenza del Creatore? E' venuto perfino nel mondo, ha operato miracoli. Non potevi vedere Dio, potevi vedere l'uomo. Allora Dio si è fatto uomo perché nell’unità delle due nature tu potessi vedere e credere.


Santa Maria Michela del Santissimo Sacramento

 

“La Mia provvidenza e la tua fede manterranno la casa in piedi”.

Santa Maria Michela del Santissimo Sacramento.

San Claudio La Colombière, S.J.


Apostolo del Sacro Cuore.
Mio servo fedele e amico perfetto.

L'offerta della Vittima divina

La Santissima Vergine vuole delle "anime offerte" che si frappongano, in unità con Gesù immolato, fra i delitti degli uomini e la giustizia di Dio. 

Ella mi ha fatto sentire che per il futuro Istituto, l'oblazione del Santo Sacrificio della Messa, l'offerta della Vittima divina immolata sull'altare, supplirà in modo eccellentissimo alle penitenze fisiche che certe giovani delicate di salute non potrebbero sopportare.

Pensieri scelti dagli scritti della Beata Maria di Gesù Deluil-Martiny,



Maria Madre di Dio, chiediamo la tua intercessione e la tua guida affinché le nostre vite possano essere sempre più un conforto per Gesù. La consolazione non è una strada a senso unico: il cuore di Gesù, aperto e «fonte di ogni consolazione», è forza per il nostro cammino. E viceversa, la nostra consolazione deve unirsi all’opera dell’Angelo del Monte degli Ulivi e aiutare anche il Signore a «rinnovare le sue forze» (Lc 22,43: Gli apparve allora un angelo dal cielo a confortarlo).

Uscito se ne andò, come al solito, al monte degli Ulivi; anche i discepoli lo seguirono. Giunto sul luogo, disse loro: "Pregate, per non entrare in tentazione". Poi si allontanò da loro quasi un tiro di sasso e, inginocchiatosi, pregava: "Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà". Gli apparve allora un angelo dal cielo a confortarlo. In preda all`angoscia, pregava più intensamente; e il suo sudore diventò come gocce di sangue che cadevano a terra. Poi, rialzatosi dalla preghiera, andò dai discepoli e li trovò che dormivano per la tristezza. E disse loro: "Perché dormite? Alzatevi e pregate, per non entrare in tentazione".

Beata Maria di Gesù

Parole della Beata Maria di Jesus (Deluil-Martiny)

"Cristo dice:
'Non sono conosciuto, non sono amato...
Sono un tesoro che non è apprezzato
e voglio preparare per Me delle anime che possano comprenderMi.

Sono un fiume in piena
che sta per straripare e non riesce più a trattenere l'acqua.

Voglio preparare per me stesso delle anime che riceveranno quest'acqua.

Formerò calici da riempire con le acque del Mio Amore...
Farò miracoli e nulla Mi tratterrà,
né gli sforzi di Satana, né l'indegnità delle anime. [...]

Ho sete di cuori
che Mi apprezzino e Mi permettano di realizzare lo scopo
per cui Sono venuto.

Sono stato insultato e umiliato,
ma prima della fine dei tempi
voglio essere risarcito per gli insulti che ho subito.
Voglio riversare su di te tutte le grazie rifiutate."






Beata Eusebia Palomino Yenes


Avvolta da un intenso amore a Gesù nell’Eucaristia ogni incontro eucaristico é stato per lei momento di “grande felicità”. Eusebia Palomino Yenes è stata beatificata, il 25 aprile 2004, da San Giovanni Paolo II (Karol Józef Wojtyła)

Li chiamò, ed essi subito, lo seguirono.

Lc 5, 1-11

Un giorno, mentre, levato in piedi, stava presso il lago di Genèsaret e la folla gli faceva ressa intorno per ascoltare la parola di Dio, vide due barche ormeggiate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedutosi, si mise ad ammaestrare le folle dalla barca. 

Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: "Prendi il largo e calate le reti per la pesca". Simone rispose: "Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti". E avendolo fatto, presero una quantità enorme di pesci e le reti si rompevano. 

Allora fecero cenno ai compagni dell'altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche al punto che quasi affondavano. Al veder questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: "Signore, allontanati da me che sono un peccatore".

Gesù disse a Simone: "Non temere; d'ora in poi sarai pescatore di uomini".

Non temere, non aver paura, non preoccuparti. Abbi solo fede in Me.

E disse loro: "Seguitemi, vi farò pescatori di uomini".
E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.

Mt 4,18-22

Mentre camminava lungo il mare di Galilea vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano la rete in mare, poiché erano pescatori.

Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo di Zebedèo e Giovanni suo fratello, che nella barca insieme con Zebedèo, loro padre, riassettavano le reti; e li chiamò. Ed essi subito, lasciata la barca e il padre, lo seguirono.

Egli ti chiama per nome


San John Henry Newman (1801-1890)
Cardinale, fondatore di una comunità religiosa, teologo.

Dio ti guarda, chiunque tu sia. Ti chiama per nome. Lui che ti ha fatto, ti vede e ti capisce. Tutto ciò che c'è in te, egli lo conosce: tutti i tuoi sentimenti e i tuoi pensieri, le tue inclinazioni, i tuoi gusti, la tua forza e la tua debolezza. Ti vede nei giorni di gioia come nei giorni di pena. Si interessa a tutte le tue angosce e ai tuoi ricordi, a tutti gli slanci e a tutti gli scoraggiamenti del tuo spirito; ha contato i tuoi capelli. (...)

Ti stringe fra le braccia e ti sostiene; ti solleva o ti rimette a terra. Contempla il tuo volto, sia nel sorriso che nel pianto, nella salute e nella malattia. Guarda le tue mani e i tuoi piedi con tenerezza, ascolta la tua voce, il battito del tuo cuore e perfino il tuo respiro. (...)

Tu sei un essere umano riscattato e santificato, suo figlio adottivo; ti ha fatto dono di una parte di quella gloria e di quella benedizione che sgorgano per l'eternità dal Padre e dal Figlio unigenito. Sei stato scelto per essere suo. (...)

Cos'è l'uomo, cosa siamo noi, cosa sono io, perché il Figlio di Dio prenda così grande cura di me? Cosa sono perché (...) mi abbia elevato alla natura di un angelo, trasformando la sostanza originale della mia anima, rifacendomi – io che sono peccatore fin dalla giovinezza – e abbia fatto del mio cuore la sua dimora, di me il suo tempio?

Riferimenti biblici: 
Gv 10,3; 
Mt 10,30; 
Sal 8,5; 
Gen 8,21, 
Sal 51,7; 
1Co 3,16

Ha fatto del mio cuore la sua dimora.

La Divina Provvidenza penserà a tutto.


San Giovanni Calabria.

Non vi è alcun dubbio. La Divina Provvidenza penserà a tutto.


Beata Anna Katharina Emmerick


Quinta di nove figli, ebbe visioni fin dall'infanzia: dall’età di 9 anni le apparivano la Madonna con Gesù Bambino, l'angelo custode e diversi santi.

Di lei si dice che distinguesse gli oggetti sacri da quelli profani, che potesse leggere nel pensiero delle persone e che avesse visioni di fatti che avvenivano nel mondo: vide, per esempio, nei dettagli tutta la rivoluzione francese. Le sue esperienze mistiche erano spesso accompagnate da fenomeni di levitazione e bilocazione.

Anna Katharina, inoltre, aveva il dono di conoscere le malattie delle persone e prescriveva loro dei rimedi che si dimostrarono sempre efficaci.

Nel 1789 le apparve Gesù che le offrì la corona di spine: lei accettò ed ebbe così sulla fronte le prime stigmate. In seguito le si aprirono le ferite anche alle mani, ai piedi e al costato.

Nel 1802 entrò nel convento delle agostiniane ad Agnetenberg (Dülmen). Qui la sua salute declinò progressivamente, finché fu costretta a letto. Le sue ferite, che si aprivano e sanguinavano periodicamente, furono studiate da religiosi e scienziati. Il Vicario Generale, dopo una rigorosa indagine condotta da una commissione medica, si convinse della santità della suora e dell’autenticità delle sue stigmate.

Non era mai stata in Terra Santa, eppure Anna Katharina ha descritto con sorprendente precisione i luoghi della vita di Gesù e della Madonna, gli abiti, le suppellettili, i paesaggi.

Anna Katharina Emmerick muore a Dülmen il 9 febbraio 1824. Durante cinquant’anni di vita le sue visioni quotidiane avevano coperto tutto il ciclo della vita di Gesù, di Maria e in gran parte anche degli apostoli.

Dalle visioni di Anna Katharina Emmerich, vennero pubblicati i libri:
“Vita di Gesù Cristo secondo le visioni della monaca Anna Katharina Emmerick”
“La dolorosa Passione di Nostro Signore Gesù Cristo secondo le meditazioni di Anna Katharina Emmerick” (1833),
“La vita della Beata Vergine Maria” (1852),
“La vita di Nostro Signore” (1858-80 e 1981).

San Girolamo Emiliani


Fondatore della Congregazione dei Chierici Regolari.

"Seguite la via del Crocifisso che offri la sua vita in riscatto per tutti."

Sentì viva la vocazione all'impegno missionario al servizio dei poveri, degli infermi, dei giovani abbandonati e delle donne “pentite”. Dopo un breve “noviziato” come penitente con Giovanni Pietro Carafa, il futuro Paolo IV, Girolamo si consacrò a Dio e al bene nel 1518.

In un paesino del bergamasco, a Somasca, ebbe inizio la « Congregazione dei Chierici Regolari », che avrebbero preso il nome di Padri Somaschi. Furono loro ad attuare un grande progetto del fondatore: l'istituzione di scuole gratuite aperte a tutti.

Dieci anni più tardi, poiché una terribile carestia travagliava l'intera penisola, subito seguita dalla peste, vendette tutto ciò che possedeva, compresi i mobili di casa, e si dedicò all'assistenza agli appestati. Bisognava dare sepoltura ai morti, e lo fece ogni notte. Ma bisognava pensare anche ai sopravvissuti, soprattutto ai bambini che avevano perso i genitori e alle donne che la miseria aveva spinto alla prostituzione. Verona, Brescia, Como e Bergamo furono il campo della sua intensa azione benefica.

Girolamo Emiliani muore l’8 febbraio 1537 mentre assisteva i malati di peste a Somasca. Colpito dallo stesso terribile morbo, si congedò dai suoi figli prediletti: i poveri e gli ammalati a cui aveva dedicato tutte le sue laboriose giornate.

Beata Speranza di Gesù


Maria Josefa Alhama Valera (1893 – 1983), diventata poi Madre Speranza di Gesù, era la primogenita di 9 fratelli. Nacque il 29 settembre 1893 nella diocesi di Cartagena in Spagna.

Il padre, Giuseppe Antonio Alhama Palma, era operaio agricolo e la mamma, María del Carmen Valera Buitrago, si dedicava ai lavori domestici. Madre Speranza visse i primi anni della sua vita in assoluta povertà. All’età di sei o sette anni fu accolta nella casa del parroco di Santomera, don Manuel Aliaga, dove ebbe la possibilità di ricevere un’istruzione adeguata e imparò a seguire con generosità le vie di Dio. In poco tempo manifestò un forte amore per Gesù e nutriva il desiderio di consacrarsi al Signore: il 15 ottobre 1914 Madre Speranza iniziò la sua formazione religiosa , prendendo il nome di “Esperanza de Jesús Agonizante“.

Madre Speranza di Gesù si sentì sin dal principio un umile strumento nelle mani del Signore, desiderosa di ascoltare la Sua parola e di vivere secondo il Suo insegnamento e il Suo esempio.

Sin dai primi anni di vita religiosa Madre Speranza sperimentò in prima persona pesanti dolori fisici – in genere in occasione delle festività pasquali – che non di rado sfociavano in eventi soprannaturali, attirando di conseguenza le attenzioni delle Madri Claretiane e dei Padri Claretiani. Fedele alla grazia di Dio, coltivò la sua formazione umana e spirituale e, facendo una continua e sofferta opera di discernimento, avanzò in mezzo a molte tribolazioni, che l’aiutarono a capire che Dio la chiamava alla missione di fondare un nuovo ordine e far conoscere il Signore “non come Padre sdegnato per le ingratitudini dei suoi figli, ma come un Padre buono che cerca con ogni mezzo di confortare, aiutare e far felici i propri figli; che li segue e li cerca con amore instancabile, come se non potesse essere felice senza di loro“.

Nel 1929 inoltrò a Roma la domanda di separazione dall’Istituto al quale apparteneva, appoggiata per altro dallo stesso Vescovo, scatenando tuttavia numerose difficoltà all’interno delle Claretiane che, in quel gesto vedevano una minaccia all’integrità dell’Istituto. A seguito d’un increscioso episodio, questa, ascoltato il parere di Padre Francisco Naval, visto il violento evolversi della situazione, decise di chiedere la dispensa dai voti.

Nella povertà più assoluta, la notte di Natale del 1930 fondò in forma privata la nuova fondazione delle Ancelle dell’Amore Misericordioso. Non potendo fondare una Congregazione religiosa, il 14 gennaio, Madre Speranza chiese ed ottenne l’iscrizione nel Registro Civile, con il nome di “Asociación de Esclavas del Amor Misericordioso“.

Solamente il 6 gennaio 1935 l’Associazione fu accolta dal Vescovo di Vitoria, Dr. Mateo Múgica, che la eresse a Congregazione di diritto diocesano.Trasferitasi a Roma nel 1941, negli anni di guerra si prodigò in ogni modo per accogliere rifugiati politici, nascondere ed assistere nei sotterranei della casa soldati fuggiti dal fronte, si preoccupò di dar da mangiare a chi non aveva niente. Fidando della Provvidenza, aprì una mensa dove arrivò ad accogliere oltre mille persone al giorno.

Fu proprio in questo periodo che Gesù le richiese espressamente la costruzione d’un Santuario dedicato all’Amore Misericordioso.

Ciò fu percepito da Madre Speranza come la sua ultima “missione” o, meglio, “la sua missione”, la sua opera definitiva. Desiderosa di realizzare quest’opera nel più breve tempo possibile, il 18 agosto 1951 si reca nel luogo indicatole dal Signore: un piccolo borgo medievale nelle colline umbre, Collevalenza. Nei disegni di Dio Collevalenza, che fino allora aveva attirato gente esclusivamente con le sue feste di paese, d’ora in poi sarebbe dovuta divenire il “centro” della Misericordia, il luogo dove il Creatore richiama a Sé le anime: i peccatori, i bisognosi, i Suoi figli. Del Santuario fu dunque costruita nel 1955 la Cappella dell’Amore Misericordioso, poi il grande afflusso dei pellegrini in continuo progressivo aumento rese necessaria la realizzazione del nuovo Tempio che il 31 ottobre 1965 fu consacrato da Monsignor Fustella, allora Vescovo locale, e solennemente inaugurato da Sua Eminenza il Cardinale Ottaviani con altri 62 Vescovi.

Il 2 marzo del 1960 lo stesso Sommo Pontefice, Giovanni XIII, concesse per il 3 aprile una Indulgenza Plenaria ai pellegrini ogni qualvolta avessero visitato il Santuario.

Il 22 novembre 1981 fu una giornata di gioia indefinibile per Collevalenza per la venuta del Santo Padre, Giovanni Paolo II.

Madre Speranza morì solamente due anni dopo, l’8 febbraio 1983, e le sue spoglie riposano santamente in pace nel Santuario stesso, così come lei aveva espressamente richiesto.

Beata Giuseppina Gabriella Bonino

Fondatrice (1843-1906)


A Savigliano in Piemonte, beata Giuseppina Gabriella Bonino, vergine, fondatrice della Congregazione religiosa della “Santa Famiglia di Nazareth” per l’educazione degli orfani e l’assistenza ai poveri ammalati.

Un grande amore

Pensieri dal Diario di Santa Faustina 

O Gesù, mi fai conoscere e comprendere in che cosa consiste la grandezza di un'anima: non nelle grandi azioni, ma in un grande amore. È l'amore che vale ed esso conferisce grandezza alle nostre azioni. Benché le nostre azioni siano piccole e ordinarie di per sé, in conseguenza dell'amore diventano grandi e potenti davanti a Dio, solo grazie all'amore. (Diario, 889)


Giovanni Battista, martire per la verità.

San Cipriano (ca 200-258)
vescovo di Cartagine e martire

Esortazione al martirio

"Le sofferenze del momento presente non sono paragonabili alla gloria futura che dovrà essere rivelata in noi" (Rm 8,18). Chi non farebbe di tutto per ottenere una tale gloria diventando amico di Dio, per rallegrarsi al più presto in compagnia di Gesù e ricevere la ricompensa divina dopo le pene e i tormenti di questa terra?

E' una gloria per i soldati di questo mondo rientrare trionfanti in patria, dopo la vittoria sui nemici. Ma non è forse una gloria maggiore aver vinto il demonio e ritornare trionfanti in quel paradiso da cui Adamo era stato espulso a causa del peccato? E, dopo aver sconfitto colui che l'aveva ingannato, riportarvi il trofeo della vittoria? 

Offrire a Dio come un magnifico bottino una fede integra, un coraggio spirituale ineccepibile, una lodevole dedizione? ... Diventare coerede di Cristo, eguale agli angeli, gioire felicemente del regno celeste coi patriarchi, gli apostoli, i profeti? Quale persecuzione può vincere tali pensieri, che possono aiutarci a superare le torture? ...

La terra ci chiude in prigione con le persecuzioni, ma il cielo resta aperto.... Quale onore, quale certezza andarsene da qui nella gioia, trionfando in mezzo ai tormenti e alle prove! Socchiudere gli occhi che vedevano gli uomini e il mondo, e riaprirli immediatamente sulla gloria di Dio e di Cristo! ... 

Se la persecuzione si abbatte su un soldato così preparato, non potrà sconfiggere il suo coraggio. E anche se siamo chiamati in cielo prima della lotta, una fede così preparata non resterà senza ricompensa. ... Nella persecuzione Dio ricompensa i suoi soldati; nella pace premia la buona coscienza.

Sant'Alfonso Maria Fusco


Sacerdote e fondatore della Congregazione “Suore di San Giovanni Battista” (dette Battistine)
Ripeteva spesso alle sue Suore: “Facciamoci santi seguendo da vicino Gesù”.
“Figliole, se vivrete nella povertà, nella purità e nell'obbedienza, risplenderete come stelle lassù, in cielo”.
Le rassicurava dicendo: “Non vi preoccupate, figlie mie, vado da Gesù e ci penserà lui”.

San Francesco Spinelli

Sacerdote
Fondatore Congregazione delle Suore Adoratrici del Santissimo Sacramento.


Il Santissimo Sacramentato sia la vostra scuola, il vostro giardino, il vostro soggiorno di virtù e di pace.

Gesù, umiliò se stesso.

San Bonaventura (1221-1274)
francescano, dottore della Chiesa

Meditazioni sulla vita di Cristo.
«Da dove gli vengono queste cose?... Non è costui il falegname, il figlio di Maria?»

Il Signore Gesù, tornato dal Tempio e da Gerusalemme a Nazareth con i suoi genitori, vi dimorò con loro fino al suo trentesimo anno e «stava loro sottomesso» (Lc 2,51). Non troviamo nulla nelle Scritture che egli abbia fatto durante quel tempo, e questo ci sorprende molto. (...) 

Eppure sta' attento e vedrai chiaramente che, pur non facendo nulla, ha fatto meraviglie. Ognuno dei suoi atti infatti rivela il suo mistero. E come agiva con potenza, così tacque con potenza, ha vissuto nel ritiro e nell'oscurità con potenza. Il sovrano Maestro, che sta per insegnarci le vie della vita, comincia fin dalla sua giovinezza a fare delle opere di potenza, pur in modo stupendo, ignoto e inaudito, apparendo cioè agli occhi degli uomini inutile, ignorante e vivendo nell'umiltà. (...)

Teneva sempre di più a questo modo di vivere allo scopo di essere ritenuto da tutti un essere umile e insignificante; era stato annunciato dal profeta che diceva in nome suo: «Io sono verme, non uomo» (Sal 22,7). Guarda dunque ciò che faceva, non facendo nulla. Si rendeva spregevole (...); credi forse che questa sia poca cosa? Certo, non ne aveva bisogno lui, mentre ne avevamo bisogno noi. 

Non conosco nulla di più difficile o di più grande. Mi sembrano giunti al più alto grado coloro che di tutto cuore e senza fingere possiedono se stessi al punto da non ricercare altro che essere disprezzati, non contare nulla e vivere in un abbassamento estremo. Si tratta di una vittoria più grande della conquista di una città. (...)


Cristo Gesù, pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini. Dall’aspetto riconosciuto come uomo, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce.

Per questo Dio lo esaltò e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome, perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra, e ogni lingua proclami: «Gesù Cristo è Signore!», a gloria di Dio Padre. (Filippesi  2, 6-11)

Santa Orsola Ledóchowska

 


Fondando la Congregazione delle Suore Orsoline del Sacro Cuore di Gesù Agonizzante, trasmise ad essa l'amore a Gesù Sacramentato. "Il Santissimo Sacramento - scrisse - è il sole della nostra vita, il nostro tesoro, la nostra felicità, il nostro tutto sulla terra. (...) Amate Gesù nel tabernacolo! Là rimanga sempre il vostro cuore anche se materialmente siete al lavoro. Là è Gesù, che dobbiamo amare ardentemente, con tutto il cuore. E se non sappiamo amarlo, desideriamo almeno di amarlo - di amarlo sempre più".

Attingeva dall’amore per l’Eucaristia l’ispirazione e la forza per la grande opera dell’apostolato. Scriveva: "Devo amare il prossimo come Gesù ha amato me. Prendete e mangiate... Mangiate le mie forze, sono a vostra disposizione (...). Prendete e mangiate le mie capacità, il mio talento (...), il mio cuore, affinché con il suo amore esso riscaldi e illumini la vostra vita (...). Prendete e mangiate il mio tempo, sia a vostra disposizione. (...) sono vostra come Gesù-Ostia è mio". Non risuona in queste parole l’eco di un dono con il quale Cristo, nel Cenacolo, offrì se stesso ai Discepoli di ogni tempo?


Versetti della Passione

Versetti sulla passione di nostro Signore Gesù Cristo, tratti dalla Sacra Scrittura, scelti e ordinati da Santa Caterina de' Ricci o.p. (+ 1590) 

Amici e compagni si scostano dalle mie piaghe, 
* i miei vicini stanno a distanza.
Mi hai reso per loro un orrore, 
* si consumano i miei occhi nel patire.

E il suo sudore, 
* diventò come gocce di sangue che cadevano in terra.
Un branco di cani mi circonda, 
* mi assedia una banda di malvagi.

Ho presentato il dorso ai flagellatori, 
* e la guancia a coloro che mi strappavano la barba.
Non ho sottratto la faccia, 
* agli insulti e agli sputi.

Poiché io sto per cadere, 
* ed ho sempre dinanzi la mia pena.
I soldati, intrecciata un corona di spine, 
* me la posero sul capo.

Hanno forato le mie mani e i miei piedi, 
* posso contare tutte le mie ossa.
Hanno messo nel mio cibo veleno, 
* e quando avevo sete mi hanno dato aceto.

Mi scherniscono quelli che mi vedono, 
* storcono le labbra, scuotono il capo.
Essi mi guardano, mi osservano, 
* si dividono le mie vesti, sul mio vestito gettano la sorte.

Mi affido alle tue mani, 
* tu mi riscatti, Signore, Dio fedele.
Ricordati dei tuoi servi, Signore, 
* quando entrerai nel tuo regno.

Gesù, emesso un alto grido, 
* spirò.
Canterò senza fine, 
* le grazie del Signore.

Eppure egli si è caricato delle nostre sofferenze, 
* si è addossato i nostri dolori.
 Egli è stato trafitto per i nostri delitti, 
* schiacciato per le nostre iniquità.

Noi eravamo sperduti come un gregge, 
* ognuno di noi seguiva la sua strada.
Il Signore fece ricadere su di lui, 
* l'iniquità di noi tutti.

Svegliati, perché dormi, Signore? 
* Destati, non ci respingere per sempre.
Ecco Dio è la mia salvezza, 
* io confiderò, non temerò mai.

Soccorri i tuoi figli, Signore, 
* che hai redento col tuo sangue prezioso.
Abbi pietà di noi, Gesù misericordioso.
*Tu che per amore hai sofferto per noi.

PREGHIAMO
Guarda con amore, Padre, questa tua famiglia, per la quale il Signore nostro Gesù Cristo non esitò a consegnarsi nelle mani dei suoi nemici e a subire il supplizio della Croce. Egli vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.


Firenze, 25 aprile 1523 - Prato, 2 febbraio 1590

Nacque il 25 aprile 1523. Rimasta orfana di madre a cinque anni, fu accolta nel monastero benedettino di San Pietro in Monticelli. Fin dall'infanzia si sentiva spinta verso la meditazione della Passione. Ben presto decise di entrare nel monastero domenicano di San Vincenzo di Prato. La decisione trovò l'opposizione del padre che diede il consenso solo quando la giovane si ammalò gravemente. Guarita miracolosamente entrò a San Vincenzo nel 1535. Nel 1536 emise i voti ma in lei si alternavano fasi di malattie straordinarie e straordinarie guarigioni. Caterina, prima vista con sospetto, seppe guadagnarsi il rispetto delle consorelle. Nella sua vita di preghiera diverse furono le estasi mistiche che la portavano nel cuore della Passione di Cristo. La prima fu nel 1542: per dodici anni Caterina visse queste esperienze che le lasciavano anche segni sul corpo. Intorno a lei si formò un gruppo di discepoli, tra i quali anche alcuni santi, che ricorreranno a lei per preghiere, consigli, beneficenza. Morì nel 1590.


Beata Anna Michelotti



Fondò l'Istituto delle Piccole Serve del Sacro Cuore di Gesù, per l'assistenza gratuita a domicilio ai malati poveri.

Fin dall'adolescenza Anna sente forte il desiderio di consacrare la vita a Dio nel servizio dei malati poveri perché in lei viva era la parola di San Francesco di Sales : "... non accontentarti di essere povera come i poveri, ma sii più povera dei poveri, va a servirli quando giacciono a letto infermi e servili con le tue proprie mani. Questa servitù è più gloriosa di un regno".

In Francia Anna non trova un Istituto che risponda alle sue attese. Un giorno mentre era raccolta in preghiera nella Basilica della Visitazione ad Annecy presso gli altari di S. Francesco di Sales e di S. Giovanna Francesca di Chantal, percepisce chiaramente una voce che le dice:  "Va a Torino e fonda il tuo Istituto".

Anna, senza porre indugio, lascia la Savoia e viene definitivamente in Italia: è l'anno 1871. Prima tappa Almese, in Val di Susa, dove si ferma per un breve periodo di tempo per salutare i parenti paterni e poi si avvia verso Torino.

Affitta una stanzetta a Moncalieri, vicino Torino, dalla quale ogni giorno parte a piedi per recarsi provvista di una scopa nelle soffitte e negli scantinati dei poveri ammalati dove presta le sue cure disinteressate.

Da Moncalieri Anna si trasferisce nel centro storico della città di Torino, per svolgere la sua opera con più efficienza e accogliere le prime giovani desiderose di condividere il suo ideale. Nel 1873 affitta tre stanze in Via Santa Maria di Piazza, 5, nel cuore di Torino, vicino alla chiesa di S. Maria di Piazza.

L'8 agosto 1875 l'arcivescovo di Torino mons. Lorenzo Gastaldi approva il nascente istituto, mentre il 2 ottobre Anna, con il nome di Suor Giovanna Francesca della Visitazione e le sue prime compagne emettono la professione religiosa, col quarto voto di servire gli infermi poveri gratuitamente.

Fidandosi solo della Provvidenza e "... mettendo l'affare in mano a S. Giuseppe" (sono sue testuali parole) acquistò Villa Pruss, in zona Valsalice, stabilendola come Casa Madre e Casa Generalizia della Congregazione.

Muore il 1° febbraio 1888.  Per tutta la vita, dimentica di se stessa, ha servito i più indifesi. Fu sepolta, in una poverissima bara, nella terra di un piccolo cimitero. Le sue reliquie sono venerate a Torino nella casa madre di Valsalice.



In lui si sono rifugiati

Sal.36

Confida nel Signore e fa' il bene:
abiterai la terra e vi pascolerai con sicurezza.
Cerca la gioia nel Signore:
esaudirà i desideri del tuo cuore.

Affida al Signore la tua via,
confida in lui ed egli agirà:
farà brillare come luce la tua giustizia,
il tuo diritto come il mezzogiorno.

Il Signore rende sicuri i passi dell'uomo
e si compiace della sua via.
Se egli cade, non rimane a terra,
perché il Signore sostiene la sua mano.

La salvezza dei giusti viene dal Signore:
nel tempo dell'angoscia è loro fortezza.
Il Signore li aiuta e li libera,
li libera dai malvagi e li salva,
perché in lui si sono rifugiati.


Si destò, minacciò il vento e disse al mare: Taci, calmati!

Sant'Agostino (354-430)
vescovo d'Ippona (Africa del Nord) e dottore della Chiesa

C'è il mare, c'è la tempesta. Non ti resta che gridare: Signore, salvami! (Mt 14,30) Ti porga la mano colui che cammina intrepido sui flutti; ti sollevi nella tua trepidazione; unendoti a sé, consolidi la tua sicurezza. Ti parli nell'intimo e ti dica: "Guarda a me; vedi che cosa ho sopportato? Tu sopporti, forse, un fratello malvagio o un nemico esteriore; e io non li ho, forse, sopportati? Fremevano all'esterno i giudei, e nell'interno mi tradiva il discepolo."

Infuria, dunque la tempesta? Ma c'è lui, Cristo, che salva dalla paura e dalla tempesta (Sal 54,9 LXX). Forse la tua barca è squassata perché egli in te dorme. Si faceva sempre più violento il mare; la navicella nella quale navigavano i discepoli era scossa; e Cristo dormiva. Finalmente, si rammentarono che tra loro dormiva il dominatore e il creatore dei venti. E allora si avvicinarono a Cristo e lo svegliarono. Egli ordinò ai venti e si fece grande bonaccia.

È naturale che il tuo cuore si turbi, se dimentichi colui nel quale credi. Le tue sofferenze ti sembrano intollerabili, perché non ripensi a ciò che ha sopportato per te Cristo. Se Cristo non ti viene in mente, egli per te dorme. Risveglia Cristo, riacquista la fede! 

Cristo in te dorme se ti sei dimenticato dei patimenti di Cristo; Cristo veglia in te quando te ne ricordi. E quando con tutto il cuore avrai contemplato ciò che egli ha sofferto per te, non sopporterai forse anche tu di buon animo - e magari rallegrandoti - i tuoi dolori, trovando una certa somiglianza fra quel che tu soffri e quello che ebbe a soffrire per te il tuo re? 

Quando, dunque, comincerai a consolarti e a rallegrarti con questi pensieri, è segno che egli si è destato e che ha ordinato ai venti, e si è fatto bonaccia. "Aspettavo, dice un salmo, colui che mi salvasse dalla paura e dalla tempesta."

Esposizioni sui salmi, Sal 54,10; CCL 39, 664