In pratica: noi siamo pubblicani quando facciamo peccati e siamo farisei quando condanniamo il prossimo, o addirittura noi stessi. Di male in peggio. Siamo a volte farisei e a volte pubblicani, e spesso tutti e due, siamo proprio messi male.
I pubblicani, sono pubblici peccatori, ladri, ingiusti, adulteri, scansafatiche, ascoltano Gesù e sono contenti di sentire parole di compassione, di misericordia, di chi vuole aiutarli ad uscire dai peccati, e va quindi in cerca di loro offrendo il proprio aiuto, e addirittura facendo loro degli sconti pagati con la propria passione e sofferenza. Erano contenti di sentire Gesù che non era venuto a condannare, ma a salvare.
Invece i Farisei, sono presunti perfetti, criticano e mormorano contro Gesù che ha questo atteggiamento di misericordia e compassione verso i peccatori, non capendo che la compassione di Gesù è anche a loro vantaggio in quanto peccano più gravemente dei pubblicani verso cui hanno disprezzo, superbia, rabbia e sentimenti di condanna e di indignazione, e che appunto questi peccati verso i pubblicani sono più gravi, (per non parlare dei loro peccati nascosti).
Noi Farisei siamo dispiaciuti che Gesù porta benevolenza anche all'ingiusto, al peccatore che non si comporta bene e non fa la fatica della osservanza e delle prescrizioni.
Siamo gelosi di essere sottoposti alla fatica e di dover soffrire per praticare i nostri doveri, l'elemosina, la preghiera, il digiuno, il lavoro, tutte cose che comportano fatica quando li facciamo senza amore e desiderio, e quindi ci dispiace che non godiamo della mondanità e libertà che si sono presi i pubblicani, come fanno.
I pubblicani non portano peso e non praticano mortificazione, ma si sono invece lasciati andare al lassismo, all'egoismo, alle truffe, agli illeciti, agli adulteri, andando per la via larga dei piaceri mondani, scansando le fatiche o lavorando poco, forse anche solo nell'ultima ora.
Siamo gelosi di essere sottoposti alla fatica e di dover soffrire per praticare i nostri doveri, l'elemosina, la preghiera, il digiuno, il lavoro, tutte cose che comportano fatica quando li facciamo senza amore e desiderio, e quindi ci dispiace che non godiamo della mondanità e libertà che si sono presi i pubblicani, come fanno.
I pubblicani non portano peso e non praticano mortificazione, ma si sono invece lasciati andare al lassismo, all'egoismo, alle truffe, agli illeciti, agli adulteri, andando per la via larga dei piaceri mondani, scansando le fatiche o lavorando poco, forse anche solo nell'ultima ora.
Per questo Gesù racconta a noi che il Padre rispose al figlio maggiore, apparentemente fedele e osservante: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”.
"Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo", significa: Figlio, tu dovresti avere i sentimenti che sono miei, quelli miei, che sono sentimenti e atteggiamenti di scusa e perdono per i peccatori, non di accusa, ma sentimenti di accoglienza e di amore per il loro benessere, di volontario sacrificio. Pago io per loro, purchè abbiano la grazia del perdono e la vita eterna. Rallegrati con me.
Tu dovresti essere contento di restare nel sacrificio, a sconto dei tuoi peccati, e anche per i loro, e molto rallegrarti ed operare i tuoi doveri, senza mai ricevere un capretto per far festa, sopportando pazientemente la fatica a tuo beneficio e per loro salvezza e per il loro perdono, soffrendo volentieri e di gusto per amor di Dio.
Tu dovresti donare loro non solo il tuo perdono, ma anche i tuoi sacrifici e le tue fatiche, il tuo sangue e la tua vita, porgendo loro aiuto, sconti e comprensione, senza ambire alla allettante e smodata libertà e lassismo in cui si sono persi i pubblicani e il figliol prodigo, ma facendoti loro servo, convinto che questo gli sia dovuto da parte tua.
Nessun appetito e gelosia per le loro scelte peccaminose, mondane e libertine, e nessuna invidia contro di loro. Oppure vuoi acconsentire anche a te stesso di entrare e restare nella via del peccato, dell'accidia, dell'ingiustizia, e far festa mondana e dissoluta?
Se vuoi condannare il peccatore, il pubblicano, e non esclusivamente il peccato questa è una vera furberia, come vedere la pagliuzza nell'occhio altrui senza vedere la trave nel proprio.
Non avere sentimenti di scusa e di perdono per gli altri, quando fanno peccati, pubblici e privati, ma sicuramente inferiori dei tuoi è ipocrisia. Il peccatore, il pubblicano và scusato, compreso e perdonato, senza che sia giustificato il peccato che appunto non và fatto.
Così, in questo modo Gesù ha reso pubblici i gravi peccati di noi quando ci comportiamo da farisei, che amiamo le lodi e gli onori, essere rispettati per quello che facciamo e salutati nelle piazze, ed essere chiamati maestri onesti e buoni, e occupare i primi posti nei banchetti.
Quando ci comportiamo da farisei amiamo apparire che preghiamo, che facciamo l'elemosina, che digiuniamo, che compiamo ligi il nostro dovere, che siamo onesti, ma solo per averne lodi ed essere omaggiati e considerati non pubblicani, mentre invece noi presumiamo di essere giusti, e siamo arroganti e superbi, pieni di ipocrisia e di avidità, amando molto le lodi, le ricchezze e le intemperanze, più dei pubblicani, per cui nutriamo tanto disprezzo, rabbia e invidia.
Siamo noi i pubblicani e i farisei. Pubblici peccatori e presunti perfetti. Quanto grande è l'amore di Gesù per noi, per stare tra di noi, nell'averci sopportato.
Tu dovresti essere contento di restare nel sacrificio, a sconto dei tuoi peccati, e anche per i loro, e molto rallegrarti ed operare i tuoi doveri, senza mai ricevere un capretto per far festa, sopportando pazientemente la fatica a tuo beneficio e per loro salvezza e per il loro perdono, soffrendo volentieri e di gusto per amor di Dio.
Tu dovresti donare loro non solo il tuo perdono, ma anche i tuoi sacrifici e le tue fatiche, il tuo sangue e la tua vita, porgendo loro aiuto, sconti e comprensione, senza ambire alla allettante e smodata libertà e lassismo in cui si sono persi i pubblicani e il figliol prodigo, ma facendoti loro servo, convinto che questo gli sia dovuto da parte tua.
Nessun appetito e gelosia per le loro scelte peccaminose, mondane e libertine, e nessuna invidia contro di loro. Oppure vuoi acconsentire anche a te stesso di entrare e restare nella via del peccato, dell'accidia, dell'ingiustizia, e far festa mondana e dissoluta?
Se vuoi condannare il peccatore, il pubblicano, e non esclusivamente il peccato questa è una vera furberia, come vedere la pagliuzza nell'occhio altrui senza vedere la trave nel proprio.
Non avere sentimenti di scusa e di perdono per gli altri, quando fanno peccati, pubblici e privati, ma sicuramente inferiori dei tuoi è ipocrisia. Il peccatore, il pubblicano và scusato, compreso e perdonato, senza che sia giustificato il peccato che appunto non và fatto.
Così, in questo modo Gesù ha reso pubblici i gravi peccati di noi quando ci comportiamo da farisei, che amiamo le lodi e gli onori, essere rispettati per quello che facciamo e salutati nelle piazze, ed essere chiamati maestri onesti e buoni, e occupare i primi posti nei banchetti.
Quando ci comportiamo da farisei amiamo apparire che preghiamo, che facciamo l'elemosina, che digiuniamo, che compiamo ligi il nostro dovere, che siamo onesti, ma solo per averne lodi ed essere omaggiati e considerati non pubblicani, mentre invece noi presumiamo di essere giusti, e siamo arroganti e superbi, pieni di ipocrisia e di avidità, amando molto le lodi, le ricchezze e le intemperanze, più dei pubblicani, per cui nutriamo tanto disprezzo, rabbia e invidia.
Siamo noi i pubblicani e i farisei. Pubblici peccatori e presunti perfetti. Quanto grande è l'amore di Gesù per noi, per stare tra di noi, nell'averci sopportato.